L’allevamento bufalino rappresenta una grossa realtà economica e sociale, specie per il Mezzogiorno d’Italia, per il numero di addetti che coinvolge, per l’indotto economico e produttivo connesso e per l’interesse scientifico ad esso rivolto. Alcuni allevatori, preoccupati della conservazione dell’ambiente e del benessere animale, ma giustamente sollecitati dall’opportunità di ottenere prodotti con caratteristiche organolettiche e nutrizionali diverse, tali da rispondere alle richieste di nuovi consumatori, hanno avviato l’allevamento biologico;in questo una notevole attenzione è dedicata alla riduzione delle sostanze chimiche usate nell’azienda, dai fertilizzanti minerali ai pesticidi, agli antibiotici e vaccini e, soprattutto, al processo di produzione.

Nella gestione dell’azienda bufalina, a motivo anche delle nuove disposizioni legislative, acquista notevole importanza la fase dello svezzamento e si avverte l’esigenza di rivolgere particolare attenzione all’ultima fase della gravidanza ed ai primissimi mesi di vita del vitello. Queste fasi, infatti, rappresentano momenti determinanti per la trasmissione, per via materna, delle difese immunitarie e critici per la risposta dell’animale all’ambiente e ai principali agenti eziologici, che causano l’elevata mortalità neonatale (dal 10 al 15%) e nei primi tre mesi di vita del vitello (dal 30 al 45%).

Le malattie di origine infettiva presentano un’elevata morbi-mortalità ed una sintomatologia che, nella quasi totalità dei casi, interessa l’apparato gastroenterico con manifestazioni di tipo diarroico e con conseguente grave disidratazione che comporta spesso la morte del vitello. L’allevatore fa fronte a tali situazioni procedendo alla vaccinazione della bufala con prodotti in commercio, che tendono ad aumentare le difese immunitarie rispetto alle clostridiosi, e sono preventivi per le diarree neonatali sostenute da Escherichia coli, Rotavirus e Coronavirus.

La somministrazione di rimedi omeopatici, ad azione disintossicante, immunostimolante e stimolante i processi produttivi in bovine nella prima fase di lattazione, ha migliorato in modo significativo la produzione di latte. Diversi autori hanno indagato, in bovine da latte, gli aspetti gestionali-nutrizionali dell’ultima fase della gravidanza e della prima fase della lattazione, per verificare l’effetto dei rimedi omeopatici sull’andamento della lattazione, l’incidenza e gravità delle malattie metaboliche e le conseguenti ripercussioni sulla produzione e riproduzione dell’animale.

Alcuni autori hanno dimostrato che gli estratti delle radici delle tre specie medicinali di Echinace (E. purpurea, E. angustifolia, E. pallida) contengono sostanze immunologicamente attive, oltre ad essere in grado di opporsi all’azione depressiva sul sistema immunitario tipica di molti antibiotici.

Tenuto conto che le “azioni di stimolo”, ottenute con il rimedio omeopatico, assumono un ruolo importante per l’azione terapeutica, per la mancanza di tossicità diretta o indiretta, per il basso costo economico e per la rapidità della risposta da parte dell’organismo, si è ritenuto opportuno studiare gli effetti dei rimedi omeopatici in un’azienda a conduzione biologica, guardando con particolare attenzione all’effetto della somministrazione di Echinacea sull’incidenza della mortalità infantile nell’allevamento bufalino.

L’indagine è stata condotta presso due aziende bufaline: una a conduzione convenzionale (C) e una a conduzione biologica (B). Temporalmente, si è articolata in due fasi: la prima ha interessato le bufale nella fase pre-parto (15 giorni prima della data presunta del parto nell’azienda biologica e 30 in quella convenzionale); la seconda, i vitelli alla nascita.

Nell’azienda B, 20 bufale gravide, tutte pluripare e della stessa età, hanno ricevuto, per quindici giorni prima del parto, 2.5 ml/capo E. purpurea (tintura madre, TM) per via orale. Subito dopo i parti, si è proceduto alla costituzione di due gruppi di vitelli, ognuno di 10 soggetti. Il primo gruppo ha ricevuto, per os diluiti in 5 ml di latte, 5 granuli di Pyrogenium nel primo giorno di vita e, per 10 giorni, 0.5 ml E. purpurea TM. Il secondo gruppo non ha ricevuto alcun rimedio omeopatico ed è stato allevato secondo le normali tecniche aziendali. Alle bufale trattate, al fine di favorire il recupero della tonicità uterina dopo il parto, sono stati somministrati, per os, 10 granuli di secale e 10 di pyrogenium disciolti in 20 ml d’acqua.

Nell’azienda C, un mese prima del parto presunto, si è provveduto alla vaccinazione delle bufale con prodotti in commercio.

Si è, quindi, proceduto al confronto fra i due gruppi dell’azienda B (trattati e non trattati) e tra vitelli nati nello stesso periodo nell’allevamento C.

Al momento del parto (T0) e dopo 7 (T7) e 14 giorni (T14) dall’inizio del trattamento, nell’azienda B, dalle bufale sono stati prelevati, dalla vena giugulare, mediante la tecnica vacutainer, campioni di sangue, sui quali sono stati determinati, ai diversi tempi, glucosio, colesterolo, aspartato amminotransferasi (GOT/AST), gamma-glutamil transferasi (GGT/ALT) e acidi grassi non esterificati (NEFA) (Tabella 1).

Tab. 1 – Valori di alcuni parametri ematici nelle bufale a T0, T7 e T14.

T0T7T14
m ± dsm ± dsm ± ds
Glucosiomml/l4.53 ± 0.35.54 ± 0.64.18 ± 0.9
Colesterolomml/l1.79 ± 0.22.5 ± 0.22.11 ± 0.6
GOTU/l108.2 ± 9.5144.53 ± 23.6135.8 ± 29.7
GGTU/l13.18 ± 2.421.6 ± 2.913.11 ± 1.28
NEFAmml/l0.17 ± 0.080.20 ± 0.020.31 ± 0.08

Nell’azienda B si sono avuti 215 parti dei quali 135 maschi e 80 femmine; mentre in quella C si sono verificati 221 parti, dei quali 91 maschi e 130 femmine.

Nell’azienda B, su 215 nati si sono avuti 71 vitelli morti. Nel gruppo di vitelli trattati e nati da madre trattata, si è osservata una mortalità, nella prima settimana, del 10%, che è rimasta costante nei primi tre mesi di vita. Nel gruppo non trattato si è avuta una mortalità di circa il 33%.

Nell’azienda C, su 221 nati si sono avuti 73 vitelli morti, con una mortalità del 14% nella prima settimana di vita, dell’11% nel primo mese e del 10% tra il secondo e terzo mese. La distribuzione delle mortalità nei tre mesi è riportare graficamente nella figura 1.

Fig. 1 – Distribuzione della mortalità neonatale ed infantile nelle aziende B e C.

Degno di nota è il fatto che negli animali trattati si osserva un’attenuazione della mortalità sia neonatale che infantile, anche se l’incidenza delle perdite rimane alta. Alla nascita i vitelli, come tutti gli altri ruminanti e ungulati, sono privi di immunoglobuline (Ig) circolanti a causa dell’impermeabilità della placenta alle Ig, e la sola assunzione di quelle colostrali permette loro un’adeguata immunità nel periodo neonatale, fino a quando non sviluppano un sistema immunitario autonomo. Gli anticorpi materni, che danno un’immunizzazione passiva, se l’assunzione di colostro è avvenuta dopo 1 ora dalla nascita, sono trasferiti, dopo l’ingestione, dal lume intestinale del vitello al suo sangue entro 24 ore dal parto. La capacità di assorbimento di Ig da parte dell’intestino, allorquando le cellule deputate all’assorbimento delle Ig vengono sostituite da cellule più mature che non assorbono macromolecole, cala rapidamente fino ad essere trascurabile: nei vitelli bovini dopo 8 ore dalla nascita, mentre in quelli bufalini che hanno assunto il colostro dopo 30’ dalla nascita tale periodo va da 1 a 3 ore. Alcuni autori riportano, infatti, che nel vitello bufalino la chiusura dell’intestino avviene entro 5 ore dalla nascita se l’assunzione di colostro è avvenuta entro la 1a ora di età, o entro 4 ore dall’assunzione del colostro. Visto che la chiusura dell’intestino nel vitello bufalino avviene entro poche ore dalla nascita, prima di quanto non avvenga nel vitello bovino, è verosimile che ciò contribuisca all’incidenza di infezioni nei vitelli. Da qui la necessità di una somministrazione precoce e adeguata di colostro al vitello, dal momento che una mancata o ritardata assunzione di colostro o la sua scarsa qualità predispone gli animali ad infezioni neonatali.

Inoltre, essendo la scarsa igiene, il microclima sfavorevole o la non corretta alimentazione, oltre alla mancata o insufficiente assunzione di colostro, i fattori più importanti che favoriscono l’insorgere di patologie, è evidente l’opportunità di riservare particolare attenzione alle condizioni ambientali (igiene, alimentazione, management, altre) nei primi tre mesi di vita dei vitelli; anche perché, in questo periodo, l’organismo del vitello deve affrontare una fase di sviluppo che richiede risorse per le trasformazioni strutturali che subisce il corpo in accrescimento, nonché il passaggio dall’alimentazione basata sull’utilizzo del solo latte acidificato all’alimentazione solida. I vitelli sono, così, impegnati a fronteggiare situazioni che li rendono particolarmente suscettibili ad ogni stressore esterno. D’altra parte, è questa la fase che va a determinare in maniera significativa l’economia e lo sviluppo della azienda, specie oggi che in allevamento vanno mantenuti anche i vitelli maschi, e alla quale l’allevatore dovrebbe, quindi, riservare un’attenzione maggiore.

Le bufale trattate prima del parto con E. purpurea presentano valori più bassi di colesterolemia (tabella 1) da attribuire ad una maggiore efficienza di utilizzazione, a livello tissutale ed epatico, dei NEFA provenienti dalle riserve corporee per la produzione di energia. In tale contesto si inquadrano anche i valori più bassi di GOT all’inizio della lattazione. Nelle bufale trattate con secale e pyrogenium, dopo il parto, si è ottenuto l’8% di ritenzioni placentari, mentre nelle non-trattate si è avuta una percentuale del 12,5%. Inoltre, nell’arco dei 60 giorni dopo il parto, il 62% delle bufale trattate e il 50% delle non trattate, ha ripreso l’attività ovarica.

Nelle condizioni sperimentali adottate, la somministrazione dei rimedi omeopatici ad azione immunostimolante, alle bufale nell’immediato pre-parto e ai vitelli nei primi 10 giorni di vita, ha notevolmente migliorato, nel gruppo sperimentale, la percentuale di mortalità neonatale nell’azienda a conduzione biologica. Dai risultati ottenuti, si può supporre un’azione di E. purpurea sul sistema immunitario che riduce la mortalità neonatale e migliora la situazione aziendale per quanto attiene alla mortalità infantile. In un’azienda B, la pratica omeopatica consente di disporre di un presidio terapeutico in più che comporta benefici all’animale (assenza di effetti collaterali, trattamenti di singoli o di gruppi con riduzione della spesa economica), all’allevatore (bassi costi dei rimedi omeopatici, assenza di tempi di sospensione) e all’ambiente (assenza di residui chimici, assenza di fenomeni di resistenza microbica). È indispensabile, peraltro, accompagnare tale trattamento ad uno specifico management.

I dati, confermando l’effetto positivo del rimedio omeopatico sulla riduzione della mortalità neonatale e infantile, suggeriscono uno studio per conoscere i meccanismi di azione che presiedono a tale effetto.