Il parto – Scheda n°50
I sintomi della gravidanza
Dopo una gestazione di circa 5 mesi (153 giorni in media, con piccole variazioni da individuo a individuo), le capre sono pronte a partorire. Nell’ultimo mese di gravidanza, con tempi e modalità variabili da un soggetto all’altro, aumenta il volume della mammella, a cominciare dalla parte ghiandolare dell’organo. In generale questo segno è più precoce in animali di primo parto. È in questo periodo che i feti acquistano l’80% del loro peso, con conseguente aumento del volume dell’addome delle madri: la fossa del fianco destro appare ripiena ed acquista consistenza dicontenuto liquido ben apprezzabile al tatto. Nelle ultime due settimane questi segni si accentuano e si osserva un abbassamento dell’addome; osservando l’animale o appoggiando una mano sul fianco destro è possibile percepire i movimenti dei feti. Inizia nello stesso periodo lo “scordonamento”, ossia il rilassamento dei legamenti della zona pelvicococcigea, ben apprezzabile al tatto. La zona vaginale assume sempre più aspetto edematoso e roseo, e pochi giorni prima del parto si osserverà fuoriuscita dalla rima vulvare di muco bianco, appiccicoso ed inodore, che va ad imbrattare la coda. Alterazioni delle caratteristiche sopracitate, come presenza di muco con sangue o di odore sgradevole, possono far sospettare anomalie nella normale evoluzione della gestazione. Poche ore prima del parto, l’edema e l’arrossamento vulvare saranno particolarmente accentuati ed i legamenti sacroischiatici del bacino non saranno più percepibili al tatto; si osservano inoltre modificazioni comportamentali della femmina quali: ricerca di uno spazio isolato, continuo scavo con un arto anteriore prima di coricarsi, irrequietezza con alternanza tra posizione sdraiata ed in piedi e sguardi ansiosi rivolti verso il fianco, belati e frequenti emissioni di piccoli getti di urina.
Le fasi del parto
Il parto può essere suddiviso in tre fasi:
1. TRAVAGLIO → 2. FASE DILATANTE → 3. FASE ESPULSIVA
Travaglio: Durante questa fase, in conseguenza del calo del tono della muscolatura uterina che consente all’organo di distendersi nella cavità addominale, il feto correttamente posizionato estende gli arti verso l’anello cervicale. Iniziano le prime deboli ed irregolari contrazioni, che portano ad un aumento della pressione nella cavità dell’organo. Le membrane fetali si spingono sempre più verso l’esterno, fino ad incunearsi nella cervice.
Fase dilatante: Il feto è a questo punto avvolto nel solo sacco amniotico, in quanto l’altra membrana si è già lacerata, e ad ogni contrazione progredisce verso l’esterno, contribuendo con la sua forma a cuneo alla progressiva dilatazione della cervice, a questo punto quasi completa. Subentrano contrazioni volontarie della capra, con conseguente rottura del sacco amniotico (rottura delle acque).
Fase espulsiva: Solitamente in questa fase l’animale si corica e si cominciano a vedere i piedi del nascituro o il sacco amniotico, se non si era rotto nella fase precedente. Ha inizio la fase espulsiva: la fronte del feto esercita un massaggio a livello cervicale, stimolando la produzione di ossitocina ed il conseguente aumento del numero e dell’intensità delle contrazioni. Una volta che la testa del feto raggiunge l’anello cervicale, si osserva un apparente arresto dell’avanzamento, ma i movimenti ritmici delle spinte continuano a lubrificare ed a dilatare gradualmente il canale (figura 2).
Consigli per il parto
Nelle ultime settimane di gestazione è fondamentale non innervosire gli animali, evitando qualsiasi tipo di stress (lavori in stalla, rimescolamento gruppi, ecc…), garantire la presenza costante di fieno di buona qualità, di acqua fresca e di lettiera pulita. È inoltre buona norma visitare la stalla frequentemente, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di problemi. Il travaglio e la fase dilatante durano in genere qualche ora, mentre la fase espulsiva richiede da mezz’ora a un paio d’ore. Il superamento abbondante di queste tempistiche, nonché la chiara ed anomala sofferenza della madre, sono campanelli d’allarme che impongono la presenza di un veterinario a supporto dell’operazione. È assolutamente sconsigliabile prendere iniziativa se non si è più che sicuri in merito al da farsi (si veda la successiva scheda tecnica “Le distocie fetali”). Durante la fase espulsiva è bene evitare di forzare l’uscita del capretto, onde evitare inutili lacerazioni cervico-vaginali che potrebbero essere sede di gravi infezioni. Una volta passata la fronte, poche spinte della madre garantiscono la rapida uscita del feto.
Per gli allevatori più esperti è di grande utilità una visita dell’animale, entrando dolcemente nella vagina con guanti monouso ben lubrificati, tenendo le mani disinfettate, con unghie corte e senza anelli, a forma di cuneo onde valutare il grado di dilatazione dell’ostio cervicale. Se questo è parzialmente aperto ma non particolarmente rigido, e se è possibile toccare le zampe del feto, vale la pena ritrarre la mano e aspettare che gli eventi si svolgano secondo natura. In presenza di cervice non dilatata, fuoriuscita di parti del feto in posizione non corretta e mancata progressione nel tempo del parto, rivolgersi al più presto al proprio veterinario di fiducia.
È opportuno evitare che gli animali mangino la placenta, rimuovendola quanto prima e rabboccando con paglia pulita la zona imbrattata. In caso di ingestione, non allarmarsi ma verificare che questa sia stata effettivamente mangiata dall’animale e che non si trovi invece all’interno della vagina. Se la ritenzione placentare supera le 12 ore, non esercitare assolutamente trazione né tagliare il moncone, ma contattare un veterinario per avviare la terapia antibiotica. Essendo questo fenomeno favorito da problemi nell’alimentazione dell’animale (carenze vitaminiche-minerali, sovralimentazione), nel caso di elevata frequenza del problema si consiglia di rivedere la razione degli animali in gestazione. Per tutto quello che riguarda le operazioni da eseguire sul capretto si veda la scheda tecnica “Alleviamo le caprette: le prime cure”.
Materiali utili durante il parto
Durante il parto e nei momenti immediatamente successivi all’espulsione del feto, è consigliabile avere a portata di mano i seguenti materiali:
- Paglia asciutta e pulita;
- Secchi lavabili e disinfettabili;
- Acqua pulita, eventualmente calda;
- Stracci puliti per l’igiene delle mani;
- Tubicino di gomma per eventuali infusioni in utero, con punta smussata e non troppo rigido per non creare lesioni, né troppo morbido per evitare che possa essere schiacciato e/o piegato;
- Siringa di medie dimensioni, che possa essere collegata al tubicino di infusione;
- Gel lubrificante o altra sostanza adatta allo scopo (grasso, sapone, acqua di semi di lino preparata da poco), meglio se utilizzato dopo aggiunta di polvere antibiotica;
- Disinfettante a base di iodio (soluzione saponosa, polivinilpirrolidone) per la disinfezione delle mani in caso di intervento sull’animale:
- Guanti monouso in lattice (devono permettere una certa sensibilità al tatto);
- Prodotto iniettabile per facilitare la dilatazione della cervice e per regolarizzare le contrazioni durante il parto (chiedere al proprio veterinario);
- Pessari uterini o polvere antibiotica per medicazioni dell’utero (chiedere al proprio veterinario
- Antibiotico iniettabile (chiedere al proprio veterinario);
- Antiemorragico iniettabile e per uso locale (chiedere al proprio veterinario);
- Complesso vitaminico-minerale ricostituente iniettabile (selenio, vit. A, vit. E, vit. D, vit. gruppo B, ecc…)
Le distocie fetali – Scheda n°51
Perché sono importanti
Durante il parto è possibile che insorgano problemi legati al posizionamento anomalo del feto: si parla in questo caso di distocie fetali. Tali anomalie, se non adeguatamente trattate, possono portare a lesioni alle pareti del canale uterino o addirittura alla morte del feto, della madre o di entrambi gli animali. La loro risoluzione non è quasi mai semplice e spesso richiede l’aiuto di un veterinario. In generale si consiglia di non farsi prendere dalla fretta e di restare calmi, evitando qualsiasi intervento se non si ha la certezza del posizionamento del feto e se non si è sicuri di quello che si sta facendo.
Principali distocie
Posizione anteriore corretta: raramente necessita intervento (feto di grosse dimensioni, incompleta dilatazione cervicale, atonia uterina). Eventuale trazione del feto va sempre effettuata seguendo la direzione naturale del canale del parto e deve essere sempre sincrona con le contrazioni della madre. Meglio che i piedi siano non appaiati (uno più avanti dell’altro) in modo da ridurre il diametro del cinto scapolare del feto.
Presentazione anteriore con flessione carpo/i: relativamente di facile risoluzione, è sufficiente far retrocedere il feto guadagnando lo spazio per estendere l’articolazione. Attenzione nell’afferrare il piede con tutte le unghie per non provocare lacerazioni nella parete del canale del parto.
Presentazione anteriore con flessione gomito/i: frequente e relativamente di facile risoluzione: far retrocedere il feto, impugnando il gomito nel palmo della mano oppure facendo trazione sul piedino, legando od afferrando il piede al di sopra degli unghielli, non tra unghielli ed unghioni, così da non causare danni alle estremità degli arti.
Presentazione anteriore con flessione spalla/e: ridurre la distocia a flessione del corpo (vedi prima) ed in seguito estrarre il piede facendo attenzione a non ledere con gli zoccoli la parete uterina o vaginale. Spesso questa distocia permette comunque la nascita, ed è talvolta ricercata nella risoluzione di altre distocie più complesse
Presentazione anteriore con flessione della testa: afferrare il mento del feto con la mano a cucchiaio a schermare i denti e sollevarlo. Essendo i denti molto taglienti potrebbero provocare gravi danni e emorragie nel canale uterino. Nel caso la nuca fosse già impegnata nel canale, e quindi lo spazio disponibile fosse scarso, si fa precedere questa manovra da una retropulsione del feto.
Presentazione anteriore ventro-dorsale: non effettuare trazione del feto. Ruotare il feto per portarlo in posizione anteriore corretta. Essendoci il rischio di strozzamento del cordone ombelicale, l’operazione va eseguita nel più breve tempo possibile
Presentazione anteriore con flessione laterale del collo: spesso sinonimo di morte fetale. Soluzione possibile ma che necessita di abbondante spazio per riportare collo e testa in posizione. Durante le spinte successive, la testa va mantenuta in posizione tramite un laccio passato dietro le orecchie, annodato alla gola e passato sotto il mento del feto, così da tenere testa e collo estesi. Spesso è un parto asciutto, per cui le acque si sono rotte molto prima della fase espulsiva, per cui è indicato ricostruire i liquidi fetali tramite idonee soluzioni lubrificanti, rispettando igiene e disinfezione degli strumenti utilizzati. Nel manovrare la testa, valgono le considerazioni sui denti dei capretti fatte nel caso di presentazione anteriore con flessione della testa.
Presentazione posteriore corretta: abbastanza frequente, soprattutto in parti gemellari. Il parto può procedere regolarmente, tenendo presenti gli accorgimenti della presentazione anteriore corretta.
Presentazione posteriore con flessione anca/anche: il diametro del feto non ne permette il passaggio attraverso le vie del parto: l’estensione degli arti richiede abbondante spazio e il feto va quindi risospinto nell’utero prima della flessione. Se entrambe le anche sono flesse, correggere un arto alla volta. In certi casi sarà utile ottenere prima una flessione del garretto e successivamente correggere anche questa.
Presentazione posteriore con flessione garretto/i: potrebbe trovarsi come situazione intermedia durante la risoluzione della distocia precedente. Bisogna ottenere spazio sufficiente facendo retrocedere il feto, afferrando poi il piedino chiuso tra le dita o nel palmo della mano, flettendolo e quindi estendendo l’arto per ottenere la presentazione corretta.
Presentazione dorsale: di difficile risoluzione, il feto occupa tutto lo spazio eventualmente disponibile per la manovra, che necessita di abbondante lubrificazione. È necessario riportare il feto in presentazione posteriore con flessione delle anche e procedere poi come sopra indicato.
Torsione dell’utero: l’utero si trova girato su se stesso creando una strozzatura tra cervice e vagina. È una situazione abbastanza rara e di difficile risoluzione. È sempre richiesta la presenza del veterinario.
Il materiale della schede è stato fornito dalla Dott.ssa Germana Cioccarelli.
Scopri di più sul progetto DEMOCAPRA.
DEMOCAPRA (2020) Schede tecniche DEMOCAPRA. Università degli Studi di Milano & Associazione Regionale Allevatori della Lombardia, Milano.