La lettiera – Scheda n° 82
Perché è importante
Fornire un’area di riposo confortevole alle proprie capre significa garantire loro comfort fisico e termico, e dunque una buona stabulazione. I pochi studi sulla preferenza delle capre per la superficie di riposo evidenziano l’importanza delle condizioni climatiche come criterio di scelta. In particolare, durante il periodo freddo, le capre esprimono un bisogno per una pavimentazione con bassa conduttività termica, ossia verso materiali come il legno massiccio ed il materassino. Tale preferenza si sposta verso materiali con un’alta conduttività termica (come ad esempio il metallo espanso), quando le temperature ambientali sono moderate. Anche le esperienze vissute in precedenza dagli animali sembrano influenzare le loro preferenze in termini di superficie di decubito. Le capre sono solitamente stabulate su una lettiera di paglia che garantisce un buon comfort fisico e termico, sebbene le evidenze scientifiche suggeriscano il fatto che tale materiale di lettiera non sia sempre particolarmente attrattivo per questi animali. Oltre alla paglia, altri materiali organici che vengono utilizzati come lettiera per le capre sono rappresentati dal fieno di scarto e dalla paglia mischiata con altro materiale (come ad esempio le foglie raccolte nel sottobosco). L’aggiunta di fieno in lettiera non è tuttavia una pratica da considerarsi corretta in quanto questo materiale fermenta, non ha funzione assorbente ed aumenta la carica di batteri “anticaseari”. I materiali inorganici come la sabbia ed il materassino rappresentano sicuramente un’alternativa interessante ai materiali organici, in virtù di una minor carica batterica, a patto che ad essi vengano assicurate buone condizioni igieniche. A parità di materiale utilizzato, particolare attenzione dev’essere rivolta alla gestione della lettiera nei mesi estivi ed autunnali, quando l’entità della contaminazione microbiologica aumenta a causa delle condizioni ambientali. Le capre non amano sdraiarsi su superfici bagnate. Una cattiva gestione della lettiera ha conseguenze negative non solo sul benessere delle capre, ma anche sulle produzioni; in presenza di zone umide si possono infatti osservare:
- Diminuzione del tempo di decubito
- Diminuzione della produzione di latte
- Aumento delle interazioni agonistiche fra capre per contendersi posti più asciutti in cui sdraiarsi
- Aumento delle emissioni di ammoniaca e delle patologie alle vie respiratorie associate
- Maggior imbrattamento degli animali e, conseguentemente, aumento della carica microbica del
latte
Il mantenimento della lettiera permanente in condizioni igieniche ottimali consente, inoltre, di evitare il rammollimento dello zoccolo che potrebbe predisporre alla pedaina e ad altre lesioni podali, che tuttavia sono poco frequenti nella capra.
Come valutarla
La valutazione della lettiera si basa su due aspetti principali che sono la quantità di materiale utilizzato e la sua pulizia. Si tratta di una valutazione visiva, che viene condotta camminando all’interno del box dove vengono stabulati gli animali. La quantità di lettiera deve essere sufficiente, ossia soffice ed abbondante (non tanto perché le capre amino superfici morbide, quanto a garanzia del fatto che la lettiera venga mantenuta asciutta). Un modo per capire se l’utilizzo di lettiera è adeguato è quello di valutare la pavimentazione, che dev’essere completamente coperta da lettiera, soprattutto nei mesi più freddi. Quando lo spessore del materiale di lettiera non è sufficiente, sono chiaramente visibili aree scoperte di pavimentazione, oppure lo spessore della lettiera è troppo basso. In conseguenza di ciò, è altamente probabile che aumenti il numero di capre con il mantello sporco. Un metodo empirico per valutare se una lettiera è bagnata consiste nel camminare all’interno del box con dei calzari in materiale plastico e verificare se la suola è bagnata.
Indicazioni generali di buona gestione
La lettiera deve essere sempre mantenuta pulita ed asciutta: non devono esserci zone della pavimentazione bagnate e/o feci sparse nella lettiera. Per garantire un livello adeguato di biosicurezza e benessere animale all’interno dell’allevamento, deve quindi essere adottata una corretta gestione della lettiera in termini di frequenza e quantità del rabbocco e della sostituzione (Tab. 1). È bene ricordare che la sostituzione del materiale di lettiera dev’essere preceduta dalla pulizia e disinfezione degli ambienti. Particolare attenzione va posta alla frequenza del rabbocco durante il periodo dei parti: al parto infatti le capre rilasciano i liquidi contenuti negli invogli fetali e la placenta, che rendono la lettiera molto umida. In questo periodo, il rabbocco va assolutamente effettuato giornalmente e addirittura in alcuni casi potrebbe essere consigliabile provvedere al rabbocco anche 2-3 volte al giorno.
Lo spessore della paglia può influire sull’igiene del materiale di lettiera. Diversi studi hanno evidenziato che l’impiego di una lettiera abbondante porta ad una maggiore contaminazione da enterobatteri, soprattutto durante i periodi più caldi, rispetto all’adozione di una lettiera meno abbondante (1 kg/capo iniziali, con rabbocco di 0,5 kg/capo/giorno). Ciò potrebbe suggerire l’impiego, da parte degli allevatori, di uno spessore del materiale di lettiera più basso, a patto che il rabbocco della paglia venga effettuato giornalmente e che lo spazio disponibile sia adeguato. Se si considera che gli studi esistenti indicano che le capre in natura spesso preferiscono le superfici dure per riposare (soprattutto nei periodi più caldi), ne deriva che l’impiego di una minore quantità di materiale di lettiera possa consentire di rispondere alle esigenze degli animali in termini di benessere, di gestire correttamente l’igiene dell’allevamento e di rappresentare al contempo un vantaggio economico.
La gestione delle deiezioni e degli effluenti nell’allevamento della capra da latte – Scheda n° 36
Perché è importante
Le capre da latte sono solitamente stabulate su una lettiera permanente di paglia; l’effluente zootecnico che si genera è rappresentato dal letame, ovvero un materiale palabile (Fig. 1). Quest’ultimo deve essere gestito correttamente non solo in stalla, ma anche in fase di stoccaggio e di distribuzione. In stalla l’allevatore deve assicurarsi di utilizzare una quantità di lettiera sufficiente per garantire alle proprie capre una superficie di riposo asciutta. La rimozione frequente del letame consente di evitare la permanenza delle deiezioni a contatto con le capre e di limitare le emissioni di gas in aria, creando così un ambiente più sano. Una gestione efficiente dello stoccaggio del letame passa per un corretto dimensionamento delle platee o delle letamaie, che deve prendere in considerazione il calendario di distribuzione ed i minimi di legge. Anche la manutenzione di queste strutture risulta essere di fondamentale importanza. Le emissioni degli stoccaggi rappresentano un punto critico degli allevamenti caprini in termini ambientali, contribuendo in maniera significativa alle emissioni in aria di gas serra. La quantità, la modalità e l’epoca di spandimento dell’effluente zootecnico hanno ripercussioni sulla qualità del suolo e dell’aria.
Indicazioni di buona gestione
Gestione in stalla:
Un impagliamento giornaliero con 0,5-1 kg di paglia/capo consente di avere una lettiera asciutta e pulita, e dunque una superficie di riposo confortevole. La rimozione del letame dev’essere effettuata in maniera accurata almeno ogni 2 mesi; dovrà essere seguita dall’apporto di una quantità di paglia iniziale di 1-2 kg/capo. Si consiglia di adottare le quantità minime di paglia iniziali e di rabbocco nei periodi più caldi. Oltre a questi accorgimenti gestionali, l’adozione di strategie alimentari corrette consente di ridurre il carico di inquinanti del refluo, in termini di azoto, fosforo e potassio.
Stoccaggio:
Il letame deve essere stoccato per almeno 3 mesi al fine di raggiungere un’adeguata “maturazione” per un’utilizzazione agronomica corretta. Le strutture di stoccaggio sono rappresentate da platee impermeabilizzate in calcestruzzo aventi una portata sufficiente a sostenere il peso del materiale accumulato e quello degli eventuali mezzi utilizzati per la movimentazione. Deve inoltre essere previsto un sistema di convogliamento con una pendenza tale da permettere l’allontanamento del percolato in vasche di raccolta. Per il dimensionamento delle platee, al fine di ottenere la superficie in m², occorre dividere il volume di stoccaggio necessario (m³) per un coefficiente pari a 2. In caso di produzione di liquame come effluente, il dimensionamento delle vasche si rifà alla seguente formula:
V= (Q + A) * T + F
dove: V= volume (m³)
Q= produzione giornaliera di refluo, compresa l’acqua di lavaggio (m³/giorno)
A= volume di acqua che viene convogliata in vasca giornalmente (m³/giorno)
F= volume di sicurezza (m³)
T= tempo di stoccaggio (giorni)
La capacità di stoccaggio minima del letame è di 90 giorni (il volume minimo è quello di effluenti prodotti nel numero di giorni specificato, comprese le acque meteoriche). Il letame può essere stoccato temporaneamente su terreni non impermeabilizzati seguendo le indicazioni del D.M. del 25 febbraio 2016. Il medesimo decreto ministeriale impone, per i liquami ovicaprini, una capacità minima di stoccaggio dei contenitori pari a 120 giorni.
Distribuzione:
- Epoca: una distribuzione corretta degli effluenti prevede il rispetto di un calendario di distribuzione, che ne vieta lo spandimento nella stagione autunno-invernale. Per il letame ovicaprino, il Decreto Ministeriale 25 febbraio 2016 prevede un divieto minimo dal 15 dicembre al 15 gennaio, quando utilizzato su pascoli e prati permanenti o avvicendati e in pre-impianto di colture orticole. È inoltre sempre vietato lo spandimento sui suoli dove sono in atto colture orticole o destinate ad essere consumate crude dall’uomo. È inoltre vietato lo spandimento nei giorni di pioggia e in quelli immediatamente successivi, dove la trafficabilità dei suoli sia compromessa, in presenza di ristagni idrici, su terreni gelati o innevati. È vietata l’utilizzazione del liquame ovicaprino in aziende con terreni caratterizzati da assetti colturali che prevedono la presenza di pascoli o prati di media o lunga durata o cereali autunno-vernini, ivi compresi i medicai. L’epoca di distribuzione deve inoltre tenere conto del fabbisogno fisiologico delle colture, privilegiando applicazioni periodiche in funzione della tipologia di coltura, del tipo di suolo e della capacità di assorbimento del terreno; deve dunque essere previsto un opportuno piano di concimazione.
- Modalità: il letame deve essere distribuito uniformemente facendo uso di attrezzature adeguate, che ne consentano l’interramento in tempi rapidi, al fine di ridurre le dispersioni in aria. La quantità di letame distribuita deve consentire il rispetto della Direttiva nitrati (91/676/CE), che prevede un limite di apporto di 170 kg di azoto per anno/ettaro di superficie agricola nelle zone vulnerabili e 340 kg di azoto per anno/ettaro di superficie agricola nelle zone non vulnerabili.
Per indicazioni precise sulla distribuzione degli effluenti d’allevamento, si raccomanda di consultare i bollettini nitrati della regione Lombardia. La gestione delle deiezioni nell’allevamento biologico della capra da latte segue precise indicazioni, presentate nella scheda tecnica “L’allevamento biologico della capra da latte“.
Gestione delle acque bianche
Le acque bianche fanno riferimento all’acqua utilizzata per il lavaggio dell’impianto e del tank di mungitura e del caseificio; non comprendono il latte che non può essere commercializzato. Le quantità prodotte variano a seconda della tipologia di macchina mungitrice utilizzata e della quantità d’acqua utilizzata per il lavaggio. Indicativamente, i volumi di acque bianche prodotti sono compresi fra 10 e 20 m³ al mese. La gestione di questa tipologia di effluente deve seguire le indicazioni del DL 152/2006.
Scopri di più sul progetto DEMOCAPRA.
DEMOCAPRA (2020) Schede tecniche DEMOCAPRA. Università degli Studi di Milano & Associazione Regionale Allevatori della Lombardia, Milano.