Breve riepilogo
L’utilizzo degli scarti del settore agroalimentare riduce i costi per l’alimentazione degli animali. Tuttavia, è molto importante valutare l’effetto che questo può avere sulla loro salute e sulle loro condizioni fisiologiche, nonché sulla produzione e sulla qualità del latte. Pertanto, l’obiettivo di questo studio era quello di valutare questi aspetti e di verificare quale fosse la dose ottimale per massimizzare il margine di guadagno degli allevatori senza influire negativamente sugli animali o sulla loro produttività. L’impiego di un 40% di scarti della lavorazione del pomodoro non influenza le caratteristiche fisiologiche degli animali e, al contempo, migliora sia la produzione che la composizione del latte. Pertanto, si può concludere che una dieta formulata per capre contenente il 40% di scarti provenienti dalla lavorazione del pomodoro, è da considerare la migliore opzione per l’alimentazione di questi animali.
Introduzione
Nei paesi in via di sviluppo, la filiera dei ruminanti è limitata dalla scarsa qualità e dalla mancanza di pascoli, soprattutto durante i periodi di siccità. Pertanto, gli allevatori sono costretti ad utilizzare concentrati a base di cereali. Negli ultimi anni, il prezzo del concentrato utilizzato per l’alimentazione degli animali è aumentato costantemente, rendendo più costosi i sistemi di allevamento intensivo [1]. I rifiuti agricoli ed i sottoprodotti dell’industria agroalimentare di origine locale stanno riscuotendo un nuovo interesse come alternative per ridurre i costi dell’alimentazione dei ruminanti [2,3], senza modificare la resa e la qualità dei prodotti di origine animale [4-6]. Inoltre, si potrebbero prevenire tutti quei problemi ambientali associati sia all’allevamento di bestiame che all’accumulo di sottoprodotti [7]. Tra i sottoprodotti dell’industria agroalimentare spiccano quelli ottenuti dalla lavorazione industriale del pomodoro (TP), composti da bucce, semi e da una piccola percentuale di polpa [8,9]. Nelle industrie che producono succo e polpa di pomodoro, dal 5% al 10% del peso del pomodoro viene considerato come rifiuto. La TP contiene circa il 16% di proteine grezze; il 57% di fibra neutro detersa; il 44% di fibra acido detersa; l’8% di estratto etereo e il 24% di lignina [10]. Tuttavia, altri autori riportano quantità maggiori di rifiuti prodotti durante la lavorazione del pomodoro. In questo caso alcuni passaggi (pastorizzazione a 80°C, macinatura e pressatura) fanno si che il peso degli scarti ottenuti dalla lavorazione del frutto passi dal 20 al 42 %, a seconda del tipo di lavorazione utilizzata, consentendone l’utilizzo nell’allevamento animale [11 ]. Data la loro composizione chimica ed il buon gradimento da parte degli animali, le buccette di pomodoro sono state utilizzate come ingrediente nella dieta dei piccoli ruminanti [3,12-14]. Recentemente sono stati condotti studi sugli scarti della lavorazione del pomodoro impiegati sotto forma di insilato [15] che valutano l’impiego dei pomodori, unitamente ad altri residui delle lavorazioni industriali [4], nella dieta per le capre. I ricercatori hanno concluso che queste diete non interferiscono con le performance degli animali, con la produzione e la qualità del latte. Tuttavia, sono ancora scarsi gli studi che valutano l’effetto di diete formulate per capre da latte che utilizzano soltanto buccette di pomodoro come concentrato singolo o principale. Inoltre, in questa tipologia di ricerca gli studi si focalizzano esclusivamente sugli aspetti nutrizionali e dietetici degli animale, mentre sono pochissimi gli studi che effettuano un’analisi economica dei costi e dei margini di guadagno legati alla riformulazione delle diete degli animali. Pertanto, in questo studio abbiamo collegato i costi di produzione alla quantità e alla qualità del latte ottenuto, in maniera tale da avere una visione globale degli aspetti sia economici che produttivi.
L’ipotesi del nostro studio è che le buccette di pomodoro, per le caratteristiche della loro composizione, possano andare a sostituire il foraggio nella dieta delle capre, riducendo i costi dell’alimentazione, senza però alterare le performance dell’animale. Pertanto, l’obiettivo della presente ricerca era quello di valutare l’effetto dell’introduzione di differenti quantitativi di buccette di pomodoro sugli aspetti economici dell’allevamento e sulle performance, sui parametri biochimici ematici, sugli ormoni, sulla produzione e sulla composizione del latte nelle capre da latte allevate in un sistema al chiuso.
Abstract
Lo scopo di questa ricerca era quello di valutare l’effetto dell’introduzione di differenti tenori di scarti della lavorazione del pomodoro (TP, tomato pomace) sulle performance, sui parametri biochimici del sangue, sugli ormoni, su produzione e composizione del latte e sugli aspetti economici in capre di razza Saanen allevate al chiuso. 16 capre pluripare (di razza Saanen), con 21 giorni di mungitura, sono state distribuite in maniera casuale in due quadrati latini 4 × 4 (quattro periodi e quattro trattamenti), in base ai livelli di integrazione (0%, 20%, 40% e 60%) nella dieta degli scarti disidratati della lavorazione del pomodoro. Questa integrazione ha comportato differenze nell’assunzione di sostanza secca e di sostanza organica, così come nell’estrazione con etere, nelle proteine grezze, nell’acqua, nella fibra neutro detersa e nei carboidrati non derivanti dalla fibra.
L’inserimento del 60% di TP ha determinato una significativa riduzione del peso corporeo (-4.42 kg) rispetto al peso iniziale, mentre gli altri tre trattamenti non hanno influito negativamente o fatto aumentare il peso corporeo dell’animale (tra -0.05 e + 3.07 kg). L’aggiunta del 20% e del 40% di TP alla dieta ha determinato una maggiore produzione di latte (circa 1.5 kg al giorno -1) rispetto agli animali di controllo (1.2 kg al giorno – 1) ed all’aggiunta del 60% di TP (1.04 kg al giorno – 1). Questo aumento è stato del 28% circa negli animali ai quali veniva somministrata una dieta con il 40% di TP. Inoltre, l’aggiunta del 20% o del 40% di TP ha migliorato anche la qualità del latte, che si presentava con una quantità di grasso maggiore (4.37% e 4.63% negli animali con 20% di TP e con 40% di TP, rispettivamente) rispetto al controllo (3.7%) e agli animali alimentati con il 60% di TP (4.02%). L’efficienza e la conversione alimentare non differivano tra le diete. Anche gli ormoni tiroidei (T3 e T4) sono stati significativamente influenzati dall’inserimento nella dieta di TP. La dieta con il livello più alto di TP (60%) aveva, tra le diete valutate, il costo al chilo più basso. Tuttavia, l’impiego di un 40% di TP nella dieta formulata per gli animali ha generato la più alta produzione di latte ed un costo di produzione intermedio.
Effect of the Use of Tomato Pomace on Feeding and Performance of Lactating Goats
Waldeana C. F. Mizael 1, Roberto Germano Costa 2, George Rodrigo Beltrão Cruz 2, Francisco Fernando Ramos de Carvalho 3, Neila Lidiany Ribeiro 4, Aécio Lima 2, Rubén Domínguez 5 and José M. Lorenzo 5 6*
1) Departamento de Zootecnia, Universidade Federal da Paraiba, CCA, 58397-000 Areia, Paraíba, Brazil; dianamizael@yahoo.com.br
2) Departamento de Ciência Animal, Universidade Federal da Paraíba, CCHSA, 58220-000 Bananeiras, Paraíba, Brazil; betogermano@hotmail.com (R.G.C.); georgebeltrao@hotmail.com (G.R.B.C.); aeciomelolima@hotmail.com (A.L.)
3) Departamento de Zootecnia, Universidade Federal Rural de Pernambuco, 52171-900 Recife, Pernambuco, Brazil; ffrcarvalho@hotmail.com
4) Instituto Nacional do Semiárido–INSA, Campina Grande 58434-700, Paraíba, Brazil; neila.ribeiro@insa.gov.br
5) Centro Tecnológico de la Carne de Galicia, Rúa Galicia No 4, Parque Tecnológico de Galicia, San Cibrao das Viñas, 32900 Ourense, Spain; rubendominguez@ceteca.net
6) Área de Tecnología de los Alimentos, Facultad de Ciencias de Ourense, Universidad de Vigo, 32004 Ourense, Spain
* Corrispondente: jmlorenzo@ceteca.net
Animals 2020, 10, 1574; doi:10.3390/ani10091574