E completa la sua rivoluzione verde
Il Gruppo caseario compensa le emissioni di tutti i suoi stabilimenti nel mondo. Un risultato frutto di un innovativo modello agricolo e zootecnico sostenibile, che sarà comunicato con un logo ad hoc, sul pack di tutti i prodotti dell’azienda.
La caduta delle frontiere, lo sviluppo tecnologico, il progresso prodigioso di logistica e trasporti conseguiti negli ultimi decenni, hanno offerto opportunità straordinarie di allocare in modo ottimale i processi produttivi; di fare, cioè, le cose dove riescono meglio, con formidabili risultati in termini di qualità, salubrità, convenienza dei prodotti e di rispetto ambientale dei cicli produttivi.
Il Gruppo Brazzale, il più antico d’Italia in attività almeno dal 1784, consapevole dei cambiamenti epocali in atto, ha iniziato nel 2000 una rivoluzione ed evoluzione, “(R)evolution”, che l’ha portato a ridisegnare le proprie attività senza limitazioni di confini, per arrivare a cogliere pienamente tutti quegli obiettivi.
I fratelli Gianni, Roberto e Piercristiano Brazzale, la settima generazione dell’impresa famigliare omonima, nata negli anni 60, ha perseguito con tenacia e realizzato con successo la propria visione, frutto di una nuova sensibilità per l’ambiente, il benessere animale, la biodiversità.
I sogni di quella generazione, cresciuta nel turbine fantasioso e libertario della “beat generation”, si sono combinati con una visione rigorosa dell’efficienza imprenditoriale ben consapevole della necessità di una continua ricerca innovativa per evolvere i prodotti della tradizione alle loro massime potenzialità in linea con i tempi e con le cangianti esigenze dei consumatori.
Refrattari alle logiche dei cartelli corporativi, dei sussidi pubblici e delle contiguità consociative con lo stato, i fratelli Brazzale hanno scelto di operare su scala internazionale, individuando i contesti nei quali ri-plasmare i propri cicli produttivi e realizzare un esclusivo “microcosmo” produttivo di formidabile novità ed efficienza. La prospettiva di una straordinaria evoluzione dell’economia e delle popolazioni mondiali apriva scenari appassionanti, non da ultimo in ragione dell’aumento vertiginoso di popolazione e reddito.
Lo scopo era sempre quello dei propri coraggiosi antenati che dall’altopiano di Asiago scesero nella pianura veneta: realizzare prodotti sempre più buoni, sani e convenienti burro, formaggi grana, formaggi a pasta pressata e filata, suini e bovini per servire mercati sempre più estesi e consumatori sempre più esigenti ed evoluti.
Con il nuovo millennio iniziò la rivoluzionaria trasformazione di una impresa famigliare che fino ad allora possedeva la fisionomia della più classica impresa casearia italiana.
Ecco i passaggi chiave di questa (R)evolution:
2000: acquistata la Fazenda Ouro Branco nel Mato Grosso do Sul (Brasile), per lo sviluppo di produzione di latte e carne al pascolo.
2001: scelta della Moravia (Repubblica ceca) come regione ideale per lo sviluppo di una filiera di produzione di formaggi della propria tradizione: grana, paste pressate, paste filate.
2003: nasce il Gran Moravia, il primo formaggio grana a tecnologia tradizionale realizzato fuori dall’Italia e “brandizzato”.
2006: prima piantagione di Eucalyptus in Mato Grosso do Sul.
2009: avvio del modello Silvipastoril, allevamento su pascolo riforestato.
2010: viene certificata la Filiera Ecosostenibile Gran Moravia.
2010: nasce la catena retail “La Formaggeria Gran Moravia“, oggi con 20 negozi e 1,5 mln di clienti.
2011: creata l’Etichetta di Origine Multimediale per una trasparenza e rintracciabilità che arriva al dettaglio fotografico di tutte le aziende fornitrici.
2012: nascono le Nutriclip, una rivoluzione nell’informazione nutrizionale, accessibile già dalla confezione.
2012: apertura negozio al dettaglio a Shanghai e inizio produzione formaggi freschi in Cina per il mercato locale.
2013: Gran Moravia, primo formaggio al mondo, calcola il proprio Waterfootprint da primato.
2019: con 1,5 mln di alberi piantati in Brasile viene calcolato il raggiungimento della “neutralità di carbonio” per l’intero gruppo, con inventario verificato da DNV.
La soluzione “Silvipastoril”: i pascoli diventano un polmone verde
Adottato nella azienda del gruppo “Agropecuaria Ouro Branco” nel Mato Grosso do Sul, in Brasile, il sistema Silvipastoril prevede la riforestazione dei pascoli e la loro trasformazione in giganteschi polmoni che catturano nel legno la CO2, grazie a 1,5 milioni di alberi di eucaliptus, a regime pari a circa 300 per capo, piantati in filari, che realizzano foreste miste a radure. La CO2 non è un veleno ma è un vero e proprio alimento per gli alberi, di cui si cibano trasformando questo in ossigeno e massa vegetale e legnosa, evitando la dispersione del carbonio nell’atmosfera. Ma non solo.
La riforestazione delle aree a pascolo permette il conseguimento di ulteriori straordinari traguardi:
- Incremento del benessere animale, perché si ricrea la condizione naturale di bosco misto a radura
- Aumento formidabile della biodiversità
- Incremento della produzione di foraggio e di carne bovina per unità di superficie
- Eliminazione delle concimazioni
- Riduzione il fabbisogno di superfici: a parità di produzioni consente di lasciare a foresta selvatica superfici maggiori
Nel dettaglio, ecco le emissioni dei nove stabilimenti del Gruppo (anno 2018):
Emissioni totali: 45.431 ton CO2 eq/anno
- 139 di tipo biogenico
- 292 di tipo fossile
Assorbimenti totali: 54.110 ton CO2 eq/anno di origine biogenica
Il gruppo Brazzale, dunque, riesce ad essere addirittura “carbon positivo”, in quanto vanta una “cattura” di CO2 superiore per oltre 8.600 ton CO2 eq/anno a quanto emesso..
La “rivoluzione verde” di Brazzale ha portato a prodotti più buoni e ad impatto virtuoso
La scelta del consumatore allo scaffale è decisiva per orientare l’industria alimentare verso modelli virtuosi e l’acquisto dei prodotti Brazzale, Gran Moravia, Burro delle Alpi, Zogi, Alpilatte o Burro Superiore Fratelli Brazzale contribuisce a favorire un modello agricolo e zootecnico sostenibile, come indica il certificato dal logo Carbon Zero che si trova su tutte le confezioni.
In ordine al tema delle emissioni di CO2 e gas ad effetto serra, dal 2000 al 2018 queste realizzazioni e la filosofia produttiva del Gruppo hanno consentito di raggiungere un traguardo eccezionale: eliminare l’equivalente di 54.110 tonnellate di CO2 eq/anno di origine biogenica dal nostro pianeta pur aumentando di circa il 200% la produzione.
La rivoluzione Brazzale è stata presentata nel corso di una conferenza stampa, il 2 ottobre a Milano. All’incontro, moderato dalla giornalista e conduttrice tv Eva Crosetta, erano presenti: Roberto Brazzale, presidente di Brazzale spa, Piercristiano Brazzale, Responsabile Tecnico Brazzale spa, Paolo Lucietto, Energy Manager Brazzale spa, Piergiorgio Moretti, senior consultant di Dnv Gl e Stefano Guercini, docente della facoltà di Agraria all’Università di Padova. Questo primato, da ottobre 2019, sarà comunicato al consumatore, con un logo apposto sul pack di tutti i prodotti dell’assortimento Brazzale.
L’impatto sul Gruppo: crescono produzione e occupati
La rivoluzione iniziata nel 2000 dal Gruppo Brazzale ha prodotto importanti risultati anche a beneficio dei propri collaboratori, passati in vent’anni da circa 150 a circa 700 (in Italia il numero è raddoppiato). L’aumento del numero degli occupati si è combinato con il progredire dei profili professionali, sempre più qualificati. Il risultato conseguito con la (R)evolution del gruppo Brazzale, può essere ancor più apprezzato se si analizza lo sviluppo delle produzioni del gruppo, incrociato con il bilancio del carbonio dal 2000 ad oggi:
Fonte: Brazzale Spa