L’export caseario rallenta per la prima volta dopo anni di inarrestabile crescita. Ad incidere negativamente, oltre la pandemia, i dazi usa e il calo delle quotazioni dei principali formaggi.

Importante calo del fatturato a settembre, un campanello d’allarme che non deve essere ignorato. Si conferma il trend negativo del 2020.

Dopo un decennio di continua crescita, l’ultimo aggiornamento sul commercio internazionale fornisce un quadro inedito delle esportazioni casearie italiane. Un quadro, segnala Assolatte, caratterizzato da una flessione dei valori dovuta alla contrazione dei prezzi e alla riduzione dei volumi dell’export dei formaggi ad alto valore aggiunto.

A settembre 2020 molte delle categorie dei formaggi più esportati hanno registrato una flessione sia dei volumi che, ancora più marcatamente, dei valori. Globalmente, hanno retto i volumi (+1,1% rispetto all’analogo mese del 2019) a fronte di un vistoso calo del fatturato (-7,1%). Questa performance negativa, precisa Assolatte, ha inciso sull’andamento cumulato dei primi nove mesi del 2020. Se i volumi rimangono pressoché invariati (+0,6%), il valore delle esportazioni casearie è calato di quasi il 4%.

Una flessione, chiarisce Assolatte, dovuta a molteplici fattori: l’impatto dei dazi USA, il generale rallentamento degli scambi causato dalla pandemia ed il calo delle quotazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Guardando alle categorie, in questi nove mesi si registra un calo deciso dei volumi del Pecorino (-23,2%) e dell’Asiago e simili (-16,2%). Stabili invece i volumi del Grana Padano e Parmigiano Reggiano (-0,4%), a fronte però di un calo dell’8,4% in valore. In controtendenza i freschi (+10,8% in volume e +8,4% in valore) e il Gorgonzola (+3,1% in volume e +1,1% in valore).

Riguardo alle destinazioni, l’analisi di Assolatte conferma l’UE come punto di riferimento degli esportatori italiani  (anche se subisce le difficoltà del mercato spagnolo) mentre continuano a mandare segnali negativi gli Stati Uniti (-24,6%) ed il Giappone (-14,8%). Decisamente migliori le performance in Cina (+4,1%), che nel solo mese di settembre ha registrato un aumento degli ordini del 37,6% (+43,9% in valore).

“Il calo che subiamo è un brutto segnale sul quale avviare una immediata riflessione. L’export caseario coinvolge oltre il 40% dei volumi delle nostre produzioni”– dichiara Paolo Zanetti, Presidente di Assolatte.

Un’inversione del trend positivo instaurato nell’ultimo decennio avrebbe un effetto catastrofico per l’industria casearia e per la filiera latte: “la crisi del canale horeca, che nel nostro paese assorbiva il 30% dei nostri formaggi, ha messo tutti in grave difficoltà e ha pregiudicato la sopravvivenza di molte realtà produttive. Ma se consideriamo che nei paesi di destinazione del nostro export lo stesso canale vale anche il 70%, allora si evidenzia il rischio che stiamo correndo” – Zanetti.

Servono subito interventi di sostegno e promozione, sottolinea Assolatte, per non disperdere le energie e i progressi faticosamente raggiunti nel mondo.

Fonte: Assolatte