Negli ultimi anni le tecniche agronomiche annoverabili sotto la terminologia di “agricoltura conservativa” hanno preso sempre più piede per motivi economici, gestionali e contributivi. Dal punto di vista agronomico, i benefici di tali pratiche sono indubbi, spaziando dalla conservazione della fertilità e dell’acqua fino all’interferenza positiva su compattamento ed erosione.

Tra le principali tecniche a vantaggio della maiscoltura possiamo citare la semina di cover crops autunno-vernine, le minime lavorazioni e la lavorazione a bande del terreno (strip till). Queste pratiche hanno la peculiarità di concentrare una quantità più o meno variabile di residuo in pochi centimetri di terreno, fatto che influisce sulla qualità delle operazioni di semina. Ecco alcuni concetti da tenere a mente per lavorare bene:

  • Terminazione chimica delle cover. La devitalizzazione con diserbo totale deve essere fatta per tempo, almeno 10-15 giorni prima di entrare con le attrezzature da minima lavorazione, in modo che i prodotti possano agire nel modo corretto. Ha poco senso terminare chimicamente una cover a ridosso dei lavori preparatori, si va solo incontro ad un aggravio dei costi e ad inutili perdite di tempo in un periodo cruciale.
  • Interramento della biomassa. Una volta devitalizzata, chimicamente o naturalmente dal gelo, la cover dovrà essere adeguatamente amalgamata al terreno, così da creare un letto di semina uniforme. Ricordiamo che lo scopo principale delle lavorazioni è proprio questo, ottenere una superficie granulometricamente più omogenea possibile sulla quale andare a depositare il seme. In caso la massa da interrare sia consistente potrebbe essere necessario attendere qualche giorno prima di interrare, così da far appassire il più possibile il materiale da incorporare. Interrare molto residuo verde può portare ad alcune conseguenze:
    • col passare dei giorni il suolo si potrebbe assestare in modo diverso, creando avvallamenti e dossi, mai favorevoli alla coltura;
    • incrementare il C/N del suolo, fattore che influisce negativamente sulla disponibilità di azoto per la coltura, specie nei suoli freddi e limosi;
    • innescare importanti reazioni di fermentazione nel primo strato del suolo, con elevate produzioni di gas e metaboliti, con possibile azione fitotossica sulle giovani plantule di mais.
  • Gestione biomassa superficiale. Per garantire l’uniformità di deposizione e la profondità è necessario eliminare i residui superficiali con gli appropriati scaccia residui montati sugli elementi di semina.
  • Assoluta pulizia del solco di semina. La presenza di residui nel solco di semina è una delle problematiche più importanti da affrontare nei sistemi agricoli in minima lavorazione in quanto questo può portare a nascite scalari dovute a:
    • disponibilità di acqua per il seme. La materia organica può sottrarre umidità al seme per la germinazione,
    • gradi di calore utili. Un solco di semina con molto residuo si scalda in modo disomogeneo,
    • elevata variabilità nella profondità di deposizione dovuto “all’effetto spugna” del residuo,
    • maggiore carica patogena fungina presente.

Nell’immagine in evidenza si può vedere come la fila seminata senza utilizzo di scaccia residui risulti meno sviluppata e con nascite irregolari.

Queste indicazioni valgono sia per le prime semine sia per i secondi raccolti, dove molto spesso la quota di residuo fresco di stoppia (grano, loiessa) è elevata e le lavorazioni tendono ad essere svolte più velocemente e magari con meno attenzione.