I cibi ultra-processati (ultra-processed foods), anche detti cibi spazzatura (junk food), sono un grande pericolo per la salute dell’uomo, il futuro degli allevamenti e l’agrobiodiversità.
Ma cosa sono questi cibi ultra-processati?
Si tratta di alimenti industriali, molto lontani come composizione ed aspetto dai cibi naturali. Sono sempre molto appetibili, pronti al consumo, ben confezionati e supportati da imponenti campagne di marketing perché in genere prodotti dalle multinazionali alimentari. I cibi ultra-processati sono ricchi di zucchero, sale, grassi, ed additivi. Nel sistema internazionale di classificazione degli alimenti consumati dall’uomo (NOVA worldnutritionjournal.org/index.php/wn/article/view/5/4) i junk food rappresentano la quarta categoria.
Perché i cibi ultra-processati sono pericolosi per la produzione primaria di latte e carne, o meglio per il futuro degli allevamenti, specialmente italiani?
Sono pericolosi perché in questo tipo di alimenti non esiste più alcun legame tra materie prime d’origine e cibo per l’uomo. In questo modo vengono avvantaggiati tutti i prodotti commodity dove il prezzo di acquisto è esclusivamente determinato dal rapporto domanda/offerta. Nei cibi spazzatura non esiste più alcun legame con il territorio e con le caratteristiche organolettiche delle materie prime principali. Le innumerevoli campagne di denigrazione degli allevamenti sembrano a volte architettate dalle lobby degli ultra-processed foods per screditarli, accusandoli di creare sofferenza agli animali e di avere un elevatissimo impatto ambientale. Pochi sono stati gli “attacchi” giornalistici ai junk food mentre molti sono quelli fatti della comunità scientifica, ed anche ben argomentati.
Perché i cibi ultra-processati sono pericolosi per la salute umana?
Per non cadere vittime del qualunquismo e degli ideologismi è bene premettere che qualsiasi cibo è sano e al contempo pericoloso, dipende da quanto se ne consuma. Chi ha intenzione di screditare il consumo dei prodotti del latte e la carne rossa s’individua facilmente perché omette il concetto di quantità consumata dalle sue grida d’allarme. Il cibo spazzatura ha comunque in sè un elevato rischio d’impattare negativamente sulla salute umana proprio in virtù delle sue alte concentrazioni di nutrienti pericolosi, come lo zucchero, il sale, i grassi trans e gli additivi, e di molecole tossiche provenienti dalle confezioni. Un esempio su tutti, il pericolosissimo interferente endocrino bisfenolo-A. In questo contesto, due sono i lavori scientifici da citare.
Il primo, dal titolo “Il consumo di alimenti ultra-processati e rischio di cancro: risultati di uno studio di coorte prospettica NutriNet-Santé”, è stato pubblicato a febbraio 2018 sulla rivista peer-reviewed BMJ. Lo studio ha riguardato 104.000 individui di circa 42 anni d’età per il periodo 2009-2017, ed ha preso in considerazione 3300 alimenti diversi. Nella popolazione campionata si è studiata la prevalenza del tumore al seno, alla prostata e al colon-retto, ed il rischio generale di cancro. Nel campione, il consumo di cibo ultra-processato (gruppo 4 di NOVA) rappresentava il 18% del totale ma in alcune popolazioni questa percentuale poteva salire fino al 50%. Gli individui più assidui nel consumo di cibo spazzatura erano maggiormente giovani, fumatori, di basso livello d’istruzione, a bassa attività fisica e propensi a consumare diete ad elevate calorie e ricche di sale e zucchero. Nel gruppo dello studio dove il consumo di cibo spazzatura era superiore del 10% rispetto alla media del campione l’incidenza del cancro è aumentata del 10%.
Dal 18 Agosto è disponibile in modalità open access sulla rivista peer reviewed Nutrition uno studio brasiliano dal titolo sintetico “L’elevato consumo di alimenti ultra-lavorati è associato ad una minore massa muscolare negli adolescenti brasiliani“. Questa ricerca ha riguardato 1525 adolescenti con un’età di 18-19 anni. In questo gruppo di studio il consumo energetico giornaliero è stato di 2919,7 kcal, derivanti per il 58% da alimenti naturali e poco lavorati (gruppi NOVA 1 e 2) e per il 37% da cibo ultra-processato (gruppo NOVA 4). Sulla base dei risultati ottenuti, è stato evidenziato come gli indici di massa corporea (BMI), massa muscolare e l’indice di massa corporea magra (LMI) siano inversamente associati con il consumo dei cibi ultra-processati. Infatti, all’incremento dell’1% del contributo dei cibi spazzatura al totale dell’ingestione di energia è associato un calo di 0.04 kg di massa muscolare e un calo di 0.01 kg/m2 dell’LMI.
Conclusioni
Il consumo dei cibi ultra-processati è nel mondo in forte crescita, specialmente tra i giovani e nella fascia meno agiata e scolarizzata della popolazione, mettendo a repentaglio la salute dell’uomo ed un certo tipo d’agricoltura, e favorendo modelli d’allevamento ad alto impatto ambientale e che non appartengono all’identità agricola e zootecnica del nostro paese. E’ ragionevole pensare che le lobby sovra nazionali del cibo vedano con favore le campagne denigratorie tout court contro l’allevamento e l’agricoltura intensiva.
Il cibo ultra-processato, così slegato dalle materie prime agricole e zootecniche, sembra essere stato assolto dall’accusa di bassa sostenibilità ambientale e scarso rispetto dei diritti degli animali d’allevamento. L’educazione alimentare delle giovani generazioni ed un avvicinamento dei cittadini agli allevamenti possono aiutare a non perdere la lotta titanica con i cibi ultra-processati e ciò che rappresentano. Per capire la gravità del problema basta fare 2 osservazioni: la prima riguarda le proposte dei fast food come “menù dei bambini” e la seconda i messaggi pubblicitari che il marketing dei junk food utilizza. Inoltre, personalmente, nutro molte perplessità sui criteri utilizzati per classificare i cibi nel gruppo 2 e 3 di NOVA.