C’è una crescente attenzione da parte di tutti, o di molti, alla salubrità del cibo e un aspetto importante della sicurezza alimentare è il controllo dei contaminanti.

Per contaminanti s’intendono quelle sostanze chimiche che non sono state volontariamente aggiunte agli alimenti e che possono rappresentare un rischio per la salute dell’uomo e degli animali. Questi possono essere agrofarmaci, sostanze farmacologicamente attive, micotossine, metalli pesanti e quant’altro. La presenza di contaminanti è oggetto di profonda attenzione da parte della Comunità Europea e dei singoli stati che ne fanno parte. Dal report 2019 del Piano Nazionale Residui risulta che solo lo 0.1% dei 35.400 campioni effettuati non è conforme. E’ bene però chiarire che quando si parla di conformità non s’intende l’assenza di un determinato contaminante ma il fatto che la sua concentrazione sia al di sotto del Limite Massimo dei Residui (LMR) o MRL (Maximum Residue Levels), normato nel reg. EU 37/2010. Questo aspetto va chiarito molto bene e non lasciato nel limbo del detto/non detto o dell’equivoco, per evitare che la gente ed i media ci costruiscano sopra conclusioni spesso affrettate e inesatte. Un episodio di questo tipo è avvenuto quando a Febbraio 2020 la nota rivista Il Salvagente ha pubblicato i risultati di un’indagine analitica intitolata in maniera equivoca “Ombre sul latte”. (Leggi anche “Il Salvagente prende di mira il latte bovino“).

In questa inchiesta sono state prelevate dagli scaffali della GDO 21 confezioni di latte fresco e UHT nelle quali sono stati ricercati 24 principi attivi di farmaci solitamente utilizzati nell’allevamento della bovina da latte. In tutti i campioni analizzati non sono state rilevate non conformità, ossia presenze di sostanze farmacologicamente attivi a concentrazione superiori agli LMR ammessi, ma nel 49% dei campioni sono stati rilevati residui di sostanze farmacologicamente attive, come l’amoxicillina, il desametasone e il meloxicam, in un range di concentrazione compreso tra 0.007 e 4.53 ng/ml.

I giornalisti de Il Salvagente che hanno condotto l’inchiesta hanno plaudito alla perfetta conformità dei campioni, anche se il titolo dell’inchiesta “ombre sul latte” risultava fuorviante, ma hanno inviato chi di dovere a chiedersi se anche dosaggi così bassi possano avere effetti negativi sul microbioma umano o sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Stiamo anche osservando con estremo interesse le scelte di COOP Italia sugli agrofarmaci e il fatto che volontariamente abbia imposto ai suoi conferenti  di cibo vegetale una riduzione dei residui di agrofarmaci ben al di sotto dei limiti di legge.

Per non farci trovare impreparati dalle mutevoli quanto rapide decisioni dei consumatori, abbiamo voluto approfondire l’argomento con il Prof. Alberto Ritieni, professore ordinario di chimica degli alimenti dell’Università Federico II di Napoli. A stimolare la curiosità investigativa de Il Salvagente è stato infatti molto probabilmente il lavoro scientifico del suo gruppo pubblicato nel 2020 sul Journal of Dairy Science (103: 1250-1260).

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