Mi è capitato di lavorare e frequentare settori diversi dall’agricoltura e di approfondire alcune modalità di analisi dei risultati di gestione. Tra le molteplici ed ovvie differenze che esistono tra i diversi settori,  credo che quello primario sia particolarmente carente di confronti sui risultati economici di gestione 

La maggior parte dei commercialisti, per attività diverse da quella agricola,  è in grado di valutare l’efficacia e l’efficienza della gestione aziendale in quanto esistono sul mercato dei riferimenti con i quali confrontarsi. E’ possibile comprendere se l’incidenza della manodopera o dell’acquisto dei pellami tendano a rendere inefficiente un’attività di produzione di calzature o se i costi di energia elettrica incidano eccessivamente sulla produzione di macchine utensili.  

La disponibilità di questi riferimenti rappresenta per le aziende una sorta di guida,  come lo sono le piste illuminate per l’aereo in fase di atterraggio.  

La disponibilità di dati di confronto è a volte così buona da riuscire a suddividere il mercato delle aziende presenti nel medesimo settore in una sorta di classifica anonima per risultati. Le aziende migliori diventano pertanto da riferimento per le altre. Diventano quindi dei veri e propri benchmark, ovvero punti di riferimento con i quali confrontarsi. Come dire che prendiamo di mira la lepre non già per impallinarla ma per poterci confrontare con i risultati della sua capacità. 

Ovvio che la premessa sia la disponibilità di un conto economico ben strutturato ed in grado di “parlare”. L’utilizzo di uno standard di rilevazione consentirà di disporre di informazioni di benchmark.

Detto questo, mi pare che i tempi siano maturi – almeno per coloro che attribuiscono alla parola impresa o imprenditore tutto il significato che le è proprio – per cercare di costruire dal basso, una serie di dati di confronto che possano fornire a chi partecipa a questo sforzo un metro di paragone il cui scopo sia quello di indicare l’eventuale possibilità di ulteriori livelli di efficienza.  Nonostante molti siano, ragionevolmente, persuasi di aver fatto un grande lavoro e di essere ormai alla fine del processo di efficientamento della propria azienda, i più tuttavia scoprono che, per fortuna, ci sono ulteriori livelli di miglioramento di cui non avevano considerato l’esistenza.

Qualche anno fa Briatore raccontò che ad inizio stagione, viste le prove di pre-campionato, decise di usare la Ferrari come benchmark; per poi affermare che, a fine stagione, i risultati del suo team erano stati molto buoni in tal senso. Alla fine affermò ancora che aveva solo sbagliato benchmark, poiché il campionato lo vinse, e non una volta sola, la Red Bull. 

 Aveva dunque preso di mira un fagiano credendo che fosse una lepre.