Jesse Robbins1, Becca Franks1,2, Marina A. G. von Keyserlingk1*
1Animal Welfare Program, Faculty of Land and Food Systems, University of British Columbia, Vancouver, British Columbia, Canada, 2Department of Environmental Studies, New York University, New York City, New York, United States of America
* marina.vonkeyserlingk@ubc.ca
Citazione: Robbins J, Franks B, von Keyserlingk MAG (2018) `More than a feeling’: An empirical investigation of hedonistic accounts of animal welfare. PLoS ONE 13(3): e0193864.
Editore: I. Anna S. Olsson, Universidade do Porto Instituto de Biologia Molecular e Celular, Portogallo
Ricevuto: 7 Luglio, 2017
Accettato: 19 Febbraio, 2018
Pubblicato: 12 Marzo, 2018
Copyright: ©2018 Robbins et al. Questo è un articolo ad accesso libero distribuito secondo i termini della Creative Commons Attribution License, che ne consente un utilizzo e una distribuzione illimitati e una riproduzione su qualsiasi supporto, a condizione che l’autore e la fonte originale siano accreditati.
Dichiarazione di disponibilità dei dati: l’insieme dei dati è stato caricato su figshare. DOI: 10.6084/m9.figshare.5923777.
Finanziamenti: questa ricerca è stata finanziata attraverso le generose donazioni fatte all’University of British Columbia’s (UBC) Animal Welfare Program, un UBC Animal Welfare Graduate Stipend (JR) e un Postdoctoral Research Fellowship dalla Killam Foundation (BF). I finanziatori non hanno avuto alcun ruolo circa la progettazione dello studio, la raccolta e l’analisi dei dati, nella decisione di pubblicare o nella redazione del manoscritto.
Conflitto d’interesse: gli autori hanno dichiarato l’assenza di conflitto d’interesse.
Abstract
Molti scienziati che studiano il benessere animale sembrano avere un concetto edonistico di benessere secondo il quale, in ultima analisi, il benessere si riduce all’esperienza soggettiva di un animale. I sostanziali progressi raggiunti nella valutazione dell’esperienza soggettiva degli animali, ci hanno permesso di fare un passo indietro al fine di stabilire se tali indicatori siano tutti necessari per comprendere come qualcuno sia interessato al benessere di un individuo. Per indagare su questa affermazione, abbiamo assegnato casualmente ai partecipanti (n = 502) la lettura di una di quattro vignette che descrivevano un ipotetico scimpanzé e abbiamo chiesto loro di esprimere dei giudizi sul benessere dell’animale. Le vignette erano state progettate per manipolare sistematicamente gli stati mentali descrittivi che lo scimpanzé avrebbe dovuto vivere: sentirsi bene (FG) vs. sentirsi male (FB); così come aspetti non soggettivi della vita dell’animale: vita naturale e buona salute fisica (NH) vs. vita non naturale e scarsa salute fisica (UU); creando un disegno sperimentale fattoriale completo 2 (esperienza soggettiva) x 2 (valore oggettivo della vita). Le analisi di regressione multipla hanno mostrato come i giudizi sul benessere dipendessero maggiormente da caratteristiche oggettive della vita dell’animale più che da quali sensazioni provassero gli animali stessi: uno scimpanzé, che viveva una vita naturale ma con sensazioni negative, era considerato avere un benessere migliore rispetto ad un altro che viveva una vita non naturale ma con emozioni positive. Abbiamo anche scoperto che il presunto concetto di felicità esclusivamente psicologico era influenzato anche dal valore normativo della vita dell’animale. Per quanto riguarda gli scimpanzé con sensazioni positive, quelli che vivevano una vita più naturale erano considerati più felici di quelli che vivevano una vita non naturale. Per quanto le analisi sul benessere degli animali riflettano il pensiero popolare, queste scoperte sollevano alcuni interrogativi sulla rigorosa considerazione edonistica del benessere animale. Più in generale, questa ricerca dimostra la potenziale utilità di metodi empirici per affrontare problemi concettuali sul benessere animale e sull’etica.
Introduzione
Numerose prove suggeriscono come la preoccupazione per il benessere animale sia in forte aumento [1]. In risposta a questo, il campo “benessere animale” è emerso maggiormente, allo scopo di fornire dati empirici su come diversi fattori lo influenzino. Gli scienziati che lavorano in questo campo, tipicamente traggono conclusioni sul benessere sulla base di cambiamenti comportamentali e della funzionalità fisiologica degli animali. Sebbene sia ancora un campo relativamente nuovo, negli ultimi 20 anni il numero di articoli scientifici riguardanti il benessere degli animali è aumentato significativamente [2]. Gran parte di questa ricerca viene utilizzata per informare le politiche legislative e di regolamentazione, nonché i sistemi di accreditamento privati [3]. Tuttavia, il trarre conclusioni sul benessere animale presupporrebbe una certa conoscenza di cosa sia il benessere [4], ma ancora non esiste una sua definizione condivisa a livello universale [5, 6]. Tuttavia, tra gli scienziati che studiano il benessere animale, sembra aumentare il sostegno ad una particolare teoria, nota come edonismo sociale (Tabella 1). L’edonismo del benessere considera l’esperienza soggettiva come l’unica componente non strumentalizzabile e valida del benessere [7]. Da questo punto di vista, il benessere di un animale diminuisce se, e solo se: l’animale prova sentimenti ritenuti negativi (rappresentati, generalmente, come “dolore”, ma può includere anche altre emozioni negative come, ad esempio, “paura”, “depressione”, “inedia”) ed aumenta se, e solo se, l’animale prova sentimenti ritenuti positivi (rappresentati generalmente come “piacere”) [8, 9]. Alcuni si sono spinti oltre e hanno suggerito che alcuni aspetti ascrivibili alla vita, come “qualità della vita” e “vita degna di essere vissuta”, possano essere riferiti al bilancio degli stati psicologici positivi al netto di quelli negativi, anche se per un periodo di tempo più lungo [10-14]. Queste teorie edonistiche del welfare considerano il benessere come un concetto descrittivo [24]; per cui, determinare se un animale abbia o meno un buon benessere è solo una questione di rappresentare o descrivere con precisione gli stati mentali dell’animale stesso. Se l’animale soddisfa i criteri psicologici richiesti (cioè scarse sensazioni negativi e numerose sensazioni positive) allora il concetto può essere applicato e l’animale ha un buon benessere. I giudizi normativi riguardanti altri aspetti potenzialmente rilevanti dal punto di vista del benessere, tipo quelli comunemente associati a caratteri oggettivi (ad esempio salute fisica, naturalezza, integrità fisica) sono considerati utili solo quando possono determinare cambiamenti nell’esperienza soggettiva dell’animale. Crediamo che ci siano buone ragioni per mettere in discussione l’edonismo sociale. È plausibile che il benessere non sia riducibile solo alla sperimentazione di certi stati mentali, perché il concetto non è puramente descrittivo. Questa visione alternativa definisce il benessere come un concetto importante che non serve semplicemente a rappresentare o a descrivere gli stati mentali di un animale, ma anche a valutare le loro condizioni di vita in generale [25]. Avere un buon benessere significa molto di più che sentirsi bene tutto il tempo, vuol dire vivere una vita che approviamo, incoraggiamo o raccomandiamo agli altri [26], e le vite sono rappresentate da qualcosa in più oltre che soltanto dai semplici stati mentali dei soggetti che le conducono. Soprattutto per una scienza pubblicamente condivisa come il benessere animale [6], un modo per aiutare nel giudicare queste teorie contrastanti è quello che consente di determinare quale di esse rispecchi meglio il buon senso comune [27, 28]. Il campo della filosofia sperimentale si basa sull’idea che, studiando i modelli mediante i quali le persone comuni applicano (o non applicano) i loro concetti a situazioni particolari, possiamo contribuire a portare avanti certe tipologie di analisi concettuali [29]. Applicato al benessere degli animali, questo approccio è in sintonia con le richieste di adottare una concezione scientifica del benessere che corrisponda al suo significato attuale [30]. È molto importante per la comunità scientifica che studia il benessere degli animali prendere in esame, mediante il loro lavoro, le preoccupazioni dell’opinione pubblica su questo argomento, per poter capire poi come si orienta questa opinione pubblica. Abbiamo quindi deciso di fornire uno studio preliminare del concetto popolare di benessere degli animali. Contrariamente alle concezioni edonistiche popolari del benessere animale presentate da molti scienziati, abbiamo ipotizzato che i giudizi sul benessere venissero influenzati da fattori diversi dall’esperienza soggettiva dell’animale. Abbiamo previsto che i giudizi normativi sulla vita che l’animale stava conducendo, avrebbero influenzato i giudizi sul benessere. Nella maggiore delle nostre ipotesi, queste informazioni alternative avrebbero giocato un ruolo ancora più marcato nella valutazione del benessere, rispetto alle informazioni sullo stato mentale del singolo animale.
Tabella 1. Citazioni selezionate degli scienziati che studiano il benessere degli animali rappresentanti l’edonismo del benessere.
Metodi
Questo studio ha ricevuto l’approvazione etica dal Behavioral Research Ethics Board (H15-03053) della British Columbia University. I partecipanti (n = 502) sono stati reclutati utilizzando Amazon Mechanical Turk. Per limitare le preoccupazioni sulle bias di autoselezione, l’annuncio di reclutamento riportava semplicemente “Forniscici le tue opinioni”. Sono state stabilite alcune restrizioni per limitare il sondaggio ai residenti negli Stati Uniti con un grado di approvazione del richiedente pari o superiore al 95%. Ai partecipanti è stata assegnata da leggere, in modo casuale, una delle quattro vignette che descrivevano la vita di un ipotetico scimpanzé. Prima che ricevessero la loro vignetta, gli è stato detto che gli scenari che stavano per leggere non erano necessariamente realistici e che avrebbero dovuto “mettere da parte l’incredulità” ed “immaginare” che ciò che stavano per leggere fosse vero. Una tecnica che è comune negli esperimenti di pensiero filosofico [31]. Seguendo i principi di base della Contrastive Vignette Technique [32], gli scenari erano stati progettati per manipolare sistematicamente le variabili chiave d’interesse, mantenendo tutti gli altri aspetti delle vignette il più simili possibili tra di loro (Tabella 2). Le vignette manipolavano gli stati mentali descrittivi che stava provando lo scimpanzé: sentirsi bene (FG) vs. sentirsi male (FB); così come il valore normativo della sua vita: naturale e fisicamente sana (NH) vs. non naturale e fisicamente non sana (UU) creando un disegno sperimentale fattoriale completo 2 (esperienza soggettiva) x 2 (valore oggettivo della vita) (Tabella 2). Dopo aver letto la loro vignetta, i partecipanti hanno risposto a tre domande stabilendo il loro livello di accordo/disaccordo con le seguenti affermazioni: “Sally è felice”, “Sally ha una vita degna di essere vissuta” e “Sally è infelice” e ad altre tre domande che chiedevano loro di descrivere “salute”, “benessere” e “qualità della vita” in una scala che andava da estremamente negativa ad estremamente positiva. Tutte le domande utilizzavano scale di risposta di tipo likert a 7 punti. Per riuscire ad individuare i soggetti che potevano non essere riusciti a mettere da parte l’incredulità (ovvero i cosiddetti “realisti incoscienti”) abbiamo incluso uno strumento di controllo chiedendo loro se credevano o meno, che “Sally trascorresse tutto il suo tempo sentendosi eccellente [o in pessimo stato]”. Alla fine dello studio i partecipanti hanno risposto a domande demografiche di base, sono stati ringraziati, hanno fatto un bilancio degli obiettivi dello studio e hanno ricevuto un compenso ($ 0,50). Prima della raccolta dei dati è stato deciso che i soggetti potevano essere esclusi dall’analisi per uno dei seguenti motivi: a) risposte mancanti, b) l’inglese non era la sua lingua madre, c) l’indirizzo IP era originato fuori dagli Stati Uniti, o d) avevano fallito lo strumento di controllo (riferivano che non potevano credere alla nostra descrizione degli stati mentali di Sally).
Tabella 2. Vignette per ogni condizione sperimentale
Analisi statistiche
È stato utilizzato un approccio di regressione multipla per identificare il benessere e i giudizi sul benessere. In modelli di regressione separati, abbiamo utilizzato la risposta del partecipante a domande mirate (ad esempio felicità, qualità della vita, ecc.) come risultato, e i fattori “sentirsi bene/sentirsi male”, “naturale/sano-non naturale/non sano” e la loro interazione come predittori. Questo approccio è matematicamente identico ad un approccio ANOVA, ma riporta un’intercetta e un t-test per pendenze individuali come output. In una regressione multipla, l’output riflette il modello lineare sottostante, con un’intercetta e con pendenze che mettono a confronto condizioni differenti. Nella nostra specifica configurazione del modello, l’intercetta rappresentava il modello predittivo per la variabile di esito (ad esempio felicità media) per un partecipante nella condizione FB/UU e la pendenza per la significatività di un particolare effetto. Di conseguenza, la pendenza “sentirsi bene” rappresenta la differenza statistica tra la condizione FB/UU e la condizione FG/UU; la pendenza “naturale/sano” rappresenta la differenza statistica tra la condizione FB/UU e la condizione FB/NH; la pendenza “sentirsi bene x NH” rappresenta la differenza statistica dell’interazione tra i due fattori.
Risultati
Dopo l’esclusione di alcuni dati (n = 29) il nostro campione finale era composto da 473 partecipanti (51% donne, Età: M = 38, DS = 12). Come previsto, abbiamo scoperto che i partecipanti generalmente tendevano a valutare il benessere animale (e i concetti ad esso correlati) come migliore se provavano più emozioni positive (FG) e quando lo scimpanzé viveva condizioni di vita più naturali e biologicamente sane (NH), ma questi effetti erano moderati per tutte le variabili di esito (Tabella 3, Fig 1). Un esame più attento della natura delle interazioni ha rivelato diversi modelli. Come prima cosa, per tutte le variabili di esito, abbiamo scoperto che l’effetto dei sentimenti soggettivi era minore quando lo scimpanzé viveva una vita non naturale e non sana rispetto a quando viveva una vita naturale e sana. In secondo luogo, abbiamo scoperto che alcune caratteristiche, come condizioni di vita e salute fisica, hanno avuto un effetto maggiore rispetto ai sentimenti sui giudizi dei partecipanti relativi ai diversi aspetti correlati al benessere: “benessere” (FB-NH: 4.02 vs. FG-UU: 2.94, t(247) = 5.17, p <0.0001), “salute” (FB-NH: 3.70 vs. FG-UU: 3.24, t(247) = 2.16, p <0.05) “qualità della vita” (FB-NH: 4.08 vs. FG-UU: 2.76, t(247) = 6.29, p <0.0001) e “vita degna di essere vissuta” (FB-NH: 5.32 vs. FG-UU: 3.46, t(247) = 9.12, p <0.0001).
Tabella 3. Effetto del trattamento: sentirsi bene (FG) vs. sentirsi male (FB), e vita naturale e fisicamente sana (NH) vs. vita non naturale e fisicamente non sana (UU) per ogni concetto testato compreso il termine di interazione.
Fig. 1. Valutazioni dei partecipanti (n = 502) per ogni concetto in tutte e quattro le condizioni: vita naturale/sana e sentirsi bene (NH-FG); vita non naturale/non sana e sentirsi bene (UU-FG); vita naturale/sana e sentirsi male (NH-FB) e vita non naturale/non sana e sentirsi male (UU-FB). Per le affermazioni: “Sally è felice”, “Sally è infelice” e “Sally conduce una vita degna di essere vissuta” i partecipanti hanno indicato il loro essere d’accordo usando una scala di tipo likert a 7 punti (1 = fortemente in disaccordo, 7 = fortemente in accordo). Ai partecipanti è stato chiesto di descrivere la salute, il benessere e la qualità della vita di Sally utilizzando una scala a 7 punti (1 = estremamente cattivo, 7 = estremamente buono).
Discussione
I nostri risultati forniscono un supporto preliminare al concetto secondo il quale l’esperienza soggettiva potrebbe non essere l’unica modalità con cui le persone valutano il benessere degli animali e i concetti relativi ad esso. Esse generalmente replicano e fanno riferimento a precedenti ricerche, mostrando come il concetto di felicità sembri non essere limitato alla descrizione di stati mentali. Ad esempio, uno studio interculturale sulle tendenze storiche dell’utilizzo del linguaggio, ha rilevato che la felicità è stata equiparata più comunemente a condizioni esterne favorevoli e non a sentimenti interiori [33]. Molti studi sperimentali [34-36] hanno rilevato come i giudizi sulla felicità fossero fortemente influenzati dal valore normativo della vita che la persona affermava di condurre e non soltanto dagli stati mentali che stavano provando. Messe insieme ai nostri risultati, queste scoperte forniscono un certo supporto all’ipotesi che il concetto di felicità condivide similitudini funzionali quando applicato ad alcuni animali [27]. Suggeriamo che indagando più da vicino la ben più ampia letteratura filosofica e scientifica relativa al benessere umano, potrebbero essere condotti ulteriori approfondimenti teorici sul benessere degli animali, [37, 38]. La nostra manipolazione del valore della vita enfatizzava due aspetti, non soggettivi e frequentemente riscontrati, relativi al benessere: la salute fisica e la vita naturale. Sebbene queste caratteristiche siano tipicamente associate ad aspetti oggettivi del benessere, alcuni teorici includono anche altri fattori [39]. Il nostro obiettivo in questo studio non era quello di valutare indipendentemente tutte le potenziali voci dell’elenco, ma piuttosto di testare le previsioni dell’edonismo. Inoltre, i nostri risultati non escludono la possibilità che altre considerazioni mentali non edonistiche sul benessere possano rivelarsi più allineate con la conoscenza di tutti i giorni (come le teorie del desiderio) [40, 41]. Sono necessarie ulteriori ricerche per testare le intuizioni popolari riguardanti questi modelli non-edonistici di benessere. Sebbene i nostri risultati supportino l’idea che il concetto di benessere funzioni allo stesso modo sia per gli umani che per i non umani, questo effetto sembra variare tra le diverse specie. Mentre è evidente come, in generale, la preoccupazione morale per gli animali stia crescendo, l’intensità di queste preoccupazioni varia considerevolmente tra le diverse specie [42]. Alcuni studi hanno mostrato come queste preoccupazioni aumentino proporzionalmente con l’aumentare della percezione di una somiglianza biologica e comportamentale con l’uomo [43], mentre altri lavori dipingono dei quadri più complessi, nei quali fattori come l’attaccamento emotivo ai singoli animali e le influenze storiche e culturali siano in grado di mediare questa correlazione [44]. L’inclusione delle covariate, che tengono conto dei cambiamenti tra le diverse tipologie di animali, potrebbe fornire un quadro multisfaccettato del ruolo che svolgono nel modellare e nell’influenzare i giudizi sul benessere animale. È interessante notare come il rapporto tra i sentimenti dell’animale e il valore della vita indicasse una minor influenza di quest’ultimo quando lo scimpanzé provava una sensazione negativa rispetto a quando ne provava una positiva. La constatazione che i giudizi sull’infelicità fossero meno influenzati dalle valutazioni sulla vita è coerente con la ricerca precedente che mostrava come la presenza di sentimenti negativi spiegasse ampiamente i giudizi sull’infelicità, ma non quelli sulla felicità [34]. Questa asimmetria tra concetti apparentemente ai poli opposti (felicità/infelicità) potrebbe avere implicazioni nel campo del benessere animale. Visto che questo campo sposta la sua attenzione dalla prevenzione di aspetti negativi relativi al benessere alla promozione di un benessere positivo [45, 46], il ruolo dei giudizi valutativi può diventare relativamente più importante. Il nostro approccio metodologico offre diversi potenziali vantaggi rispetto alla ricerca precedente, che esamina come i differenti gruppi concettualizzino il benessere degli animali. A differenza del lavoro precedente [47-50], il nostro progetto sperimentale ci ha permesso di manipolare sistematicamente le variabili chiave al fine di testare una specifica ipotesi. Inoltre, invece di chiedere direttamente alle persone di dare una definizione di benessere animale (ad esempio, con la domanda “Cosa significa buon benessere animale?”), abbiamo dedotto la loro comprensione di benessere in base al loro utilizzo del concetto. Questo approccio indiretto per studiare i concetti rispetta il fatto che le persone possono utilizzare una nozione pur non essendo in grado di esprimere informazioni sulle sue proprietà [51]. Una notevole limitazione di questo studio è la nostra incapacità di sapere con certezza se le nostre manipolazioni dell’esperienza soggettiva venissero percepite in modo identico. L’inserimento di un controllo di manipolazione è stato progettato per risolvere questo problema. Questa strategia è stata utilizzata in altri lavori empirici che affrontano complessi problemi filosofici [52], ma ancora non può garantire se il piacere fosse percepito come quantitativamente identico. Speriamo che la ricerca futura sia in grado di mettere a punto metodiche migliori per comprendere come le ipotesi, spesso non realistiche e coinvolte in molti esperimenti di pensiero filosofico, siano interpretate dai partecipanti e come ciò possa eventualmente influenzare i risultati. Abbiamo iniziato questo lavoro sottolineando come molti scienziati che studiano il benessere animale approvino l’edonismo del benessere. Attualmente questa è soltanto un’ipotesi basata sugli scritti degli studiosi che lavorano in questo campo e sulle nostre esperienze personali. L’unico studio di cui siamo a conoscenza che coinvolge esperti di benessere animale ha riferito che gli scienziati tendevano ad equiparare il benessere ai sentimenti soggettivi, mentre le concezioni laiche comprendevano ulteriori fattori [48]. Speriamo che la ricerca futura vada ad esplorare meglio i punti di vista degli addetti ai lavori che si interessano di benessere animale, in modo tale da poter parlare in maniera più definitiva di quanto strettamente riflettano (o meno) i punti di vista della gente comune. Più in generale, i nostri risultati supportano la classificazione della felicità e dei suoi aspetti correlati come “concetti di spessore”, che hanno la duplice funzione di descrivere e valutare simultaneamente [26]. Quando le persone decidono se un animale ha o meno un buon benessere, sembrano non solo provare a determinare se una certa situazione si stia verificando (cioè se l’animale sta vivendo o meno certe emozioni), ma stanno anche facendo una valutazione più generale della vita sta conducendo. L’idea che il valore della vita sia un aspetto importante per i giudizi sul benessere è stata esplorata in dettaglio per quanto riguarda gli esseri umani[53, 54], ma non è stata posta altrettanta attenzione per quanto concerne gli animali. Speriamo che questa ricerca possa ispirare ulteriori discussioni su questa interessante possibilità. Considerare il benessere animale come un concetto di spessore influenzato da fattori che vanno al di là del come si sente l’animale, potrebbe spiegare una parte dello scetticismo espresso nei confronti di alcune ricerche sul benessere degli animali [55]. Se si ritiene che alcune tipologie di utilizzo degli animali siano moralmente illegittime (forse perché gli animali vengono utilizzati come dei meri mezzi), in tali circostanze la nozione stessa di buon benessere può sembrare strana. La concezione del benessere suggerisce che le opinioni morali sulla legittimità delle diverse relazioni uomo-animale potrebbero alterare i giudizi sull’eventualità che un animale stia (o non stia) bene. Contrariamente al puro modello scientifico del benessere animale, che sostiene come il benessere possa essere scientificamente studiato senza invocare alcun giudizio sul valore [56], la concezione del benessere sostiene la tesi di Tannenbaum secondo il quale “è impossibile utilizzare il termine benessere, come viene normalmente fatto dalle persone, senza dare noi stessi determinati giudizi etici” [57]. Come minimo, quelli di noi che lavorano in questo campo dovrebbero generare dei punti dati necessari per la discussione su cosa sia il benessere. Insieme ad altri scienziati [58-60], crediamo che diminuire il divario tra scienza e opinione pubblica sia un progetto centrale sul quale bisogna porre molta attenzione. Mentre per gli scienziati che lavorano in questo campo non è necessario presupporre semplicemente l’attendibilità dell’intuizione del pubblico, è invece molto importante capire come il lavoro condotto da loro venga probabilmente percepito dai non addetti del settore. Inoltre, è possibile che attraverso ricerche come la nostra, nuove e future intuizioni possano aiutare a spiegare al pubblico perché sono necessarie e/o valide prospettive alternative sul benessere. Pertanto, speriamo che un lavoro come il nostro possa aiutare a contribuire al dialogo in corso tra scienza e società.
Conclusione
In precedenza è stato suggerito come lo studio del benessere animale e dell’etica possano trarre beneficio dalla ricerca filosofica sperimentale [61]. Qui abbiamo descritto un tentativo sperimentale di esaminare se il concetto popolare di benessere animale sia coerente con le previsioni dell’edonismo in senso stretto. Abbiamo trovato prove che riportavano come i giudizi popolari sul benessere animale non fossero completamente determinati dall’esperienza soggettiva dell’animale. Gli aspetti del benessere sono stati influenzati da considerazioni riguardanti la vita che l’animale stava vivendo. Sembrerebbe possibile riuscire a stabilire come si sentono gli animali partendo dalla tipologia di vita che stanno conducendo.
Ringraziamenti
Vorremmo ringraziare Jonathan Phillips e Joshua Knobe per il loro generoso sostegno a questo progetto. Desideriamo inoltre riconoscere l’utilità dei commenti di due revisori anonimi. Questa ricerca è stata finanziata grazie alle generose donazioni fatte all’University of British Columbia (UBC) Animal Welfare Program, ad un UBC Animal Welfare Graduate Stipend (JR) e ad un Postdoctoral Research Fellowship della Killam Foundation (BF).
Contributi degli autori
Concettualizzazione: Jesse Robbins, Becca Franks.
Accuratezza dei dati: Jesse Robbins, Becca Franks.
Analisi formali: Jesse Robbins, Becca Franks.
Acquisizione dei finanziamenti: Marina A. G. von Keyserlingk.
Analisi: Jesse Robbins, Becca Franks.
Metodologia: Jesse Robbins, Becca Franks.
Gestione/direzione del progetto: Jesse Robbins, Becca Franks.
Supervisione: Becca Franks, Marina A. G. von Keyserlingk.
Stesura ± bozza originale: Jesse Robbins, Becca Franks, Marina A. G. von Keyserlingk.
Stesura ± review & correzione del testo: Jesse Robbins, Becca Franks, Marina A. G. von Keyserlingk.
Bibliografia
- Pinker S. The better angels of our nature: Why violence has declined. Penguin Books; 2012.
- Walker M, Diez-Leon M, Mason G. Animal welfare science: Recent publication trends and future research priorities. Int J of Comp Psychol. 2014 Jan 1; 27(1).
- Croney CC, Millman ST. Board-invited review: The ethical and behavioral bases for farm animal welfare legislation. J Anim Sci. 2007 Feb 1; 85(2):556-65. https://doi.org/10.2527/jas.2006-422 PMID: 17235038
- Appleby MC, Sandøe PT. Philosophical debate on the nature of well-being: implications for animal welfare. Anim Welf. 2002 Nov 1; 11(3):283-94.
- Hewson CJ. What is animal welfare? Common definitions and their practical consequences. Can Vet J. 2003 Jun; 44(6):496. PMID: 12839246
- Fraser D. Understanding animal welfare. Acta Vet Scand. 2008 Aug 19; 50(1):S1.
- Petersen TS, Ryberg J. Welfare hedonism and authentic happiness. In: Encyclopedia of Quality of Life and Well-Being Research. Springer Netherlands. 2014. pp. 7033-7037.
- Duncan IJ. A concept of welfare based on feelings. In: The well-being of farm animals: Challenges and solutions. John Wiley & Sons. 2004. pp. 85-101.
- Sandøe P, Simonsen HB. Assessing animal welfare: where does science end and philosophy begin?. AnimWelf. 1992 Nov 1; 1(4):257-67.
- Mench JA. Thirty years after Brambell: whither animal welfare science? J ApplAnimWelf Sci. 1998 Apr 1; 1(2):91-102. https://doi.org/10.1207/s15327604jaws0102_1 PMID: 16363974
- McMillan FD. Quality of life in animals. J Am Vet Med Assoc. 2000 Jun 1; 216(12):1904±10. PMID: 10863585
- Yeates JW. Is ‘a life worth living’ a concept worth having?. AnimWelf. 2011 Aug 1; 20(3):397-406.
- Yeates JW. Quality of life and animal behaviour. ApplAnimBehav Sci. 2016 Aug 31; 181:19-26.
- UFAW. The importance of science to animal welfare. 2016. Available from: http://www.ufaw.org.uk/ about-ufaw/ufaw-and-animal-welfare
- Duncan IJ, Petherick JC. The implications of cognitive processes for animal welfare. J Anim Sci. 1991 Dec 69(12):5017-22. PMID: 1808195
- Gonyou HW. Why the study of animal behavior is associated with the animal welfare issue. J Anim Sci. 1994 Aug 1; 72(8):2171-7. PMID: 7982848
- Simonsen HB. Assessment of animal welfare by a holistic approach: behaviour, health and measured opinion. Acta Agric. Scand. A Anim. Sci. 1996; 27:91-6.
- Bracke MB. Modelling of animal welfare: The development of a decision support system to assess the welfare status of pregnant sows. PhD Dissertation, Wageningen University. 2001. Available from: http:// library.wur.nl/WebQuery/wurpubs/fulltext/196942
- Désiré L, Boissy A, Veissier I. Emotions in farm animals: a new approach to animal welfare in applied ethology. Behav Processes. 2002 Dec 31; 60(2):165-80. PMID: 12426068
- Hemsworth PH, Mellor DJ, Cronin GM, Tilbrook AJ. Scientific assessment of animal welfare. N Z Vet J. 2015 Jan 2; 63(1):24-30. https://doi.org/10.1080/00480169.2014.966167 PMID: 25263963
- Mellor DJ. Updating animal welfare thinking: Moving beyond the “Five Freedoms” towards “a Life Worth Living”. Animals. 2016 Mar 14; 6(3):21.
- Webster J. Animal welfare: Freedoms, dominions and “a life worth living”. Animals. 2016 May 24; 6 (6):35.
- Ng YK. How welfare biology and commonsense may help to reduce animal suffering. Animal Sentience. 2016; 1(7):1.
- Haybron DM. The pursuit of unhappiness: The elusive psychology of well-being. Oxford University Press; 2008.
- Kagan S. Me and my life. In: Proceedings of the Aristotelian Society. Wiley Press. 1994 pp. 309-324.
- Tiberius V. Theorizing: on the Division of Labor between Moral Philosophy and Positive Psychology. In: Thick concepts. Oxford University Press. 2013 pp. 217-244.
- Sumner LW. Welfare, happiness, and ethics. Clarendon Press; 1996.
- Nichols S. Folk concepts and intuitions: From philosophy to cognitive science. Trends Cogn Sci. 2004 Nov 30; 8(11):514-8. https://doi.org/10.1016/j.tics.2004.09.001 PMID: 15491906
- Knobe J, Nichols S. Experimental philosophy. Oxford University Press; 2013.
- Dawkins MS. The science of animal suffering. Ethology. 2008 Oct 1; 114(10):937-45
- Doris JM, Stich SP. As a matter of fact: Empirical perspectives on ethics. In Jackson F. and Smith M. (eds.) The Oxford handbook of contemporary analytic philosophy. Oxford: Oxford University Press.
- Burstin K, Doughtie EB, Raphaeli A. Contrastive vignette technique: An indirect methodology designed to address reactive social attitude measurement. J ApplSoc Psychol. 1980 Apr 1; 10(2):147-65.
- Oishi S, Graham J, Kesebir S, Galinha IC. Concepts of happiness across time and cultures. PersSocPsychol Bull. 2013 May; 39(5):559-77. https://doi.org/10.1177/0146167213480042 PMID: 23599280
- Phillips J, Misenheimer L, Knobe J. The ordinary concept of happiness (and others like it). Emot Rev. 2011 Jul; 3(3):320-2.
- Phillips J, Nyholm S, Liao SY. The good in happiness. Oxford Studies in Experimental Philosophy. 2014 Nov 13; 1:253-93.
- Phillips J, De Freitas J, Mott C, Gruber J, Knobe J. True happiness: The role of morality in the folk concept of happiness. J Exp Psychol Gen. 2017 Feb; 146(2):165. https://doi.org/10.1037/xge0000252 PMID: 28134541
- DeGrazia D. Taking animals seriously: mental life and moral status. Cambridge University Press; 1996.
- Nordenfelt L. Animal and human health and welfare: a comparative philosophical analysis. CABI; 2006.
- Nussbaum MC. Frontiers of justice: Disability, nationality, species membership. Harvard University Press; 2009.
- Meehan CL, Mench JA. The challenge of challenge: can problem solving opportunities enhance animal welfare?. Applied Animal Behaviour Science. 2007 Feb 1; 102(3):246-61.
- Franks B. Cognition as a cause, consequence, and component of welfare. In: Advances in Agricultural Animal Welfare: Science and Practice. Elsevier. 2017. pp. 3-24
- George KA, Slagle KM, Wilson RS, Moeller SJ, Bruskotter JT. Changes in attitudes toward animals in the United States from 1978 to 2014. Biol. Conserv. 2016 Sep 30; 201:237-42.
- Batt S. Human attitudes towards animals in relation to species similarity to humans: a multivariate approach. Bioscience horizons. 2009 Apr 21; 2(2):180-90.
- Amiot CE, Bastian B. Solidarity with Animals: Assessing a Relevant Dimension of Social Identificationwith Animals. PloS one. 2017 Jan 3; 12(1):e0168184. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0168184 PMID: 28045909
- Tannenbaum J. The paradigm shift toward animal happiness. Society. 2002 Sep 1; 39(6):24.
- Yeates JW, Main DC. Assessment of positive welfare: a review. Vet J. 2008 Mar 31; 175(3):293-300. https://doi.org/10.1016/j.tvjl.2007.05.009 PMID: 17613265
- TeVelde H, Aarts N, Van Woerkum C. Dealing with ambivalence: farmers’ and consumers’ perceptions of animal welfare in livestock breeding. J Agric Environ Ethics. 2002 Jun 1; 15(2):203-19.
- Lassen J, Sandøe P, Forkman B. Happy pigs are dirty!-conflicting perspectives on animal welfare. Livest Sci. 2006 Sep 30; 103(3):22130.
- Skarstad GA, Terragni L, Torjusen H. Animal welfare according to Norwegian consumers and producers: definitions and implications. Int J Sociol Food Agric. 2007; 15(3):74-90.
- Spooner JM, Schuppli CA, Fraser D. Attitudes of Canadian citizens toward farm animal welfare: A qualitative study. Livest Sci. 2014 May 31; 163:150-8.
- Laurence S, Margolis E. Concepts and cognitive science. In: Concepts: core readings. MIT. 1999 pp. 3-81.
- Greene JD, Cushman FA, Stewart LE, Lowenberg K, Nystrom LE, Cohen JD. Pushing moral buttons: The interaction between personal force and intention in moral judgment. Cognition. 2009 Jun 30; 111 (3): 364-371. https://doi.org/10.1016/j.cognition.2009.02.001 PMID: 19375075
- Mulnix JW, Mulnix MJ. Happy Lives, Good Lives: A Philosophical Examination. Broadview Press; 2015.
- Kagan S. Me and my life. In Proceedings of the Aristotelian Society 1994 Jan 1 (Vol. 94, pp. 309-324). Aristotelian Society, Wiley.
- Haynes RP. Animal welfare: competing conceptions and their ethical implications. Springer; 2008.
- Broom DM. Animal welfare: concepts and measurement. J Anim Sci. 1991 Oct 1; 69(10):4167-75. PMID: 1778832
- Tannenbaum J. Ethics and animal welfare: The inextricable connection. J Am Vet Med Assoc. 1991 Apr 15; 198(8):1360. PMID: 2061152
- Fraser D, Weary DM, Pajor EA, Milligan BN. A scientific conception of animal welfare that reflects ethical concerns. Anim Welf. 1997; 6:174-186
- Miele M, Veissier I, Evans A, Botreau R. Animal welfare: establishing a dialogue between science and society. Animal Welfare. 2011 Feb 1; 20(1):103.
- Ohl F, Van der Staay FJ. Animal welfare: At the interface between science and society. The Veterinary Journal. 2012 Apr 1; 192(1):13-9. https://doi.org/10.1016/j.tvjl.2011.05.019 PMID: 21703888
- Persson K, Shaw D. Empirical methods in animal ethics. J Agric Environ Ethics. 2015 Sep 1; 28(5):853.