Le bovine da latte, fin dal tempo della domesticazione, sono state selezionate dall’uomo per rispondere alle sue esigenze. Agli albori della selezione genetica, il carattere o fenotipo maggiormente premiato era pressoché esclusivamente quello della produzione di latte. Con il passare degli anni, negli indici di selezione sono comparsi fenotipi come il grasso e le proteine e, ultimamente, accanto ad alcuni aspetti morfologici, i così detti caratteri funzionali, ad esempio le cellule somatiche, come espressione di mastiti, fertilità e longevità.

Negli ultimi anni gli allevamenti, specialmente quelli intensivi dei bovini, e quindi anche delle vacche da latte, sono stati messi sotto accusa dall’opinione pubblica e dai movimenti ambientalisti per essere “pesantemente” coinvolti nel surriscaldamento del pianeta.

Il principale gas climalterante prodotto dalle fermentazioni enteriche e dallo stoccaggio dei liquami è il metano (CH4). Oggi si sa con elevato livello di approssimazione qual è il contributo delle bovine da latte nella produzione totale dei gas serra. Anche se non rilevante, è un dovere morale, ma anche un’occasione di intercettare un bisogno dei consumatori, adottare tutte le soluzioni necessarie a rendere più sostenibile la produzione del latte bovino.

Il 17 Luglio 2020 Ruminantia ha pubblicato una news che annunciava la pubblicazione da parte di ICAR (International Committee for Animal Recording) di due nuove linee guida per la raccolta dei dati sull’ingestione e le emissioni di metano ai fini della selezione genetica e genomica.

Vista la grande importanza che questo argomento ha per il futuro e la prosperità degli allevamenti di bovine da latte e dell’industria lattiero-casearia ad essi collegata, abbiamo voluto conoscere meglio i dettagli di queste linee guida intervistando il Prof. Martino Cassandro (Università di Padova, neo direttore tecnico della Federazione delle Associazioni Nazionali di Razza e Specie) e la Dott.ssa Raffaella Finocchiaro (Genetista dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo di ANAFIJ), entrambi  parte del gruppo di lavoro Feed&Gas ICAR creato nel 2015.

Prof. Cassandro, non a tutti i nostri lettori è ben chiaro cosa sia ICAR e qual sia la sua missione. Ci può aiutare a capirlo meglio?

ICAR è la sigla del Comitato Internazionale per la Registrazione degli Animali di interesse zootecnico ed è un’Organizzazione Internazionale Non Governativa (INGO) che è stata costituita il 9 marzo 1951 a Roma. Attualmente è composto da 115 membri provenienti da 57 Paesi, tra cui l’Italia. ICAR è una rete aperta ma sicura per condividere e favorire l’interazione tra i diversi membri e le parti interessate alla produzione animale a livello mondiale. Questa organizzazione si impegna a stimolare la produzione animale in tutto il mondo in maniera sostenibile ed efficiente.

Nello specifico, gli obiettivi di ICAR sono di promuovere lo sviluppo e il miglioramento dell’identificazione degli animali, della registrazione e della valutazione delle prestazioni nella produzione degli animali allevati. Questi obiettivi vengono raggiunti attraverso la definizione di strumenti e linee guida per la misurazione di caratteri di importanza economica, sociale ed ambientale.

Dott.ssa Finocchiaro, qual è il vostro ruolo nell’ambito di ICAR e più specificatamente nel gruppo di lavoro Feed&Gas?

All’interno di ICAR ci sono numerosi gruppi di lavoro. Tra questi troviamo il gruppo Feed&Gas (F&G-WG) che si occupa dell’ingestione alimentare e dell’emissione di gas ad effetto serra, al quale partecipiamo come rappresentati dell’Italia, nominati per competenza e ruolo professionale da parte dall’Amministratore Delegato dell’ICAR.

Tale F&G-WG è stato creato nel giugno 2015 in occasione della riunione tecnica dell’ICAR tenutasi a Cracovia, nel corso della quale il Consiglio ha approvato il gruppo di lavoro sull’ingestione alimentare e l’emissione di gas. Il gruppo F&G-WG è formalmente un gruppo strutturato di ICAR che risulta permanente, con un presidente nominato dal Consiglio Direttivo dell’ICAR, ed è responsabile della politica relativa ai servizi agli associati.

Il presidente del gruppo di lavoro è Roel Veerkamp (Paesi Bassi), mentre la vicepresidente/segretaria è Yvette de Haas (Paesi Bassi); io faccio parte dei componenti del gruppo di gestione, mentre il Prof. Cassandro dei componenti del gruppo di ricerca.

Lo scopo principale del gruppo di lavoro F&G-WG è quello di raggiungere una serie di obiettivi relativi alla raccolta dati sull’ingestione alimentare e le emissioni di gas ad effetto serra. Le linee guida, appena pubblicate, rappresentano proprio il primo risultato raggiunto.

Dott.ssa Raffaella Finocchiaro, qual è l’obiettivo del gruppo di lavoro Feed&Gas di ICAR?

In realtà non c’è un unico obiettivo ma ce ne sono ben cinque, e più precisamente:

  • Creare un forum per i membri ICAR, e per tutti i centri di ricerca associati a ICAR, così da collaborare, scambiare informazioni e imparare gli uni dagli altri per tutti gli aspetti che riguardano: la registrazione e l’uso dei dati per l’ingestione di sostanza secca, e la registrazione e l’uso dei dati per le emissioni di gas ad effetto serra.
  • Mantenere, aggiornare, promuovere e creare delle linee guida universali per la registrazione dell’ingestione di sostanza secca e delle emissioni di gas ad effetto serra nelle specie bovine, caprine e ovine di tutto il mondo.
  • Preparare un report sui risultati di indagini internazionali periodiche sulla registrazione dei dati per l’ingestione di sostanza secca e le emissioni di gas per le specie mondiali di ruminati.
  • Sviluppare, fornire e promuovere un sistema e delle linee guida standard per la raccolta e la catalogazione, e un servizio di valutazione genetica che creerà la base dei servizi ICAR da fornire ai membri di ICAR e di tutti i centri di ricerca ad esso associati.
  • Facilitare e coordinare le collaborazioni a livello internazionale nella ricerca e nello sviluppo della registrazione e uso delle informazioni per ingestione di sostanza secca e emissioni di gas ad effetto serra.

Prof. Cassandro, secondo la sua esperienza accademica e pratica, il concorso delle bovine da latte alla produzione dei gas serra (GHG) è veramente così importante?

In una recente editoriale, pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica del settore della genetica animale, il Journal Animal Breeding and Genetics, mi è stato chiesto di discutere sull’allevamento degli animali, i cambiamenti climatici, la mitigazione e l’adattamento. Ho esordito scrivendo che il futuro del bestiame sarà determinato dal continuo aumento della popolazione umana globale, dalla distribuzione iniqua della ricchezza e dal continuo aumento della domanda di prodotti zootecnici altamente nutrienti e socialmente sostenibili. Ho ricordato poi che è prevista un’elevata concorrenza con altri usi delle risorse terra ed acqua, che renderà necessaria una produzione zootecnica efficiente e sostenibile, e più accettabile dal punto di vista sociale.

Per raggiungere questo ambizioso traguardo servono nuovi obiettivi di allevamento e nuove ricerche, ricordando a tutti, comunità civile in primis, che il vero sistema agro-zootecnico, quello basato sull’utilizzo di razioni per ruminanti, con una rilevante base foraggera ed un giusto apporto di concentrati, favorisce buone pratiche di gestione su terreni a pascoli e terreni coltivati, i quali si possono trasformare in rilevanti accumulatori di carbonio, sequestrando il carbonio dall’atmosfera e rendendo l’intero sistema agro-zootecnico in bilancio neutro, se non addirittura a credito di carbonio.

In conclusione, si può affermare a gran voce che l’applicazione di tecnologie che migliorano l’efficienza dell’uso del suolo e della produzioni di alimenti di origine animale, prevalentemente da risorse vegetali permanenti (come pascoli e prati), può mitigare gli effetti negativi della produzione zootecnica sulla biodiversità, sugli ecosistemi e sul riscaldamento globale.

Prof. Cassandro, sappiamo che attraverso la nutrizione e la gestione delle deiezioni e della concimazione azotata è possibile ridurre sensibilmente la produzione di GHG e ammoniaca derivanti dall’allevamento delle bovine da latte. Ci spiega in sintesi cosa si può fare con la selezione genetica e genomica?

La selezione genetica può far molto anche per questi caratteri legati all’impatto ambientale. Infatti, recenti studi, svolti anche in Italia sulle nostre bovine da latte e da carne, hanno evidenziato come l’emissione di metano enterico e l’ingestione alimentare siano caratteri moderatamente ereditabili e pertanto migliorabili geneticamente. Inoltre, la selezione genomica ci consente di selezionare per caratteri di difficile rilevazione, registrando il dato fenotipico e genotipico in un ambiente controllato (azienda sperimentale) su pochi animali (popolazione di riferimento) e sviluppando tramite la previsione genomica l’implementazione su tutta la popolazione genotipizzata, per la quale non si dispone del fenotipo. Questo processo è esattamente lo stesso di quello che oggi viene fatto per la selezione genomica di tutti i caratteri produttivi tradizionali (es. latte, grasso e proteina).

Le nuove linee guida del F&G-WG descrivono i metodi per misurare l’ingestione di sostanza secca e il metano enterico, e consentono quindi di misurare le emissioni di GHG a livello individuale e di selezionare gli animali a basso impatto ambientale, senza comprometterne la produttività e fertilità. Inoltre, risulta interessante ricordare come vi sia evidenza positiva dell’aumento della fertilità e della longevità sulla riduzione delle emissioni di GHG a livello di allevamento. Proprio in questo contesto ANAFIJ, già da qualche anno, sta rilevando questi dati individuali su tutti i torelli che stazionano presso il centro genetico. Uno degli obiettivi è di conoscere questi fenotipi e mettere a punto dei protocolli di raccolta efficaci. Nei prossimi anni seguiremo anche fenotipicamente le figlie di alcuni di questi torelli.

Inoltre, nei progetti nazionali a valenza su fondi PSRN (Piani di Sviluppo Rurale Nazionale) sono state avviate queste strategie di misurazione e miglioramento genetico da parte di numerose associazioni nazionali di razza e specie, e tutto ciò renderà le nostre popolazioni allevate più competitive e sempre meno impattanti. In una prossima occasione potremmo approfondire queste progetti e informare adeguatamente sui risultati ottenuti.

In conclusione, l’attività zootecnica, se ben gestita e applicata con tali principi ed obiettivi, rappresenta un’attività sostenibile ed utile sia per la fornitura di derrate alimentari per l’uomo sia per tutelare e preservare l’ambiente e la biodiversità, tanto cara oggi all’opinione pubblica nazionale e mondiale e da sempre, per chi non l’avesse capito, soprattutto ai nostri allevatori.