Siamo stati invitati alla proiezione in anteprima nazionale del film francese “Petit paysan”, di Hubert Charuel. Il film, vincitore del Premio Foglia d’Oro in occasione del Festival France Odeon, è distribuito in Italia dalla No.Mad Entertainment. ed uscirà nelle sale a febbraio/marzo 2018.
L’eroe di questo film è un allevatore
Chi è Pierre? Pierre è un allevatore che ha una piccola azienda di circa trenta vacche da latte nella campagna francese. E’ un ragazzo sui trent’anni che ha scelto di portare avanti l’azienda di famiglia. E’ ambizioso, fa il suo lavoro con passione ed ama i suoi animali. Quando una delle sue vacche si ammala di una strana malattia che sta creando epidemie in tutta la Francia, lui decide di tentare il tutto per tutto per non dover abbattere l’intera mandria, come invece sarebbe previsto dalla legge.
“Quando una delle sue mucche è vittima di una strana epidemia, questo eroe del nostro tempo, innamorato pazzo del suo mestiere e delle sue bestie, dovrà infrangere le regole per continuare la sua vita agricola. “
Un film scritto da un regista nato in un allevamento
Hubert Charuel, regista del film, nasce in un allevamento di vacche da latte. Conosce quindi la vita dell’allevatore, i sacrifici, gli orari, la pressione. L’allevamento in cui è girata la gran parte del film è infatti la fattoria dei genitori di Hubert, così come lo sono le vacche. Anche la famiglia del regista è stata inserita all’interno del film. Il nonno è un vicino un po’ rimbambito che chiede spesso aiuto a Pierre, la madre un’ispettrice, il padre è il padre di Pierre.
L’idea per il film nasce invece dalla forte impressione lasciata sull’artista dall’epidemia del “morbo della mucca pazza” che negli anni ’90 aveva sconvolto l’Europa. La malattia inventata che colpisce le vacche di Pierre, la febbre emorragica dorsale, è quindi un riferimento alla BSE.
Un film realistico che assume un tono più onirico fino ad arrivare al triller
Petit Paysan è un film realistico ma anche drammatico e dai toni forti. Il rapporto di Pierre con i suoi animali è molto intenso, quasi ossessivo. Il ritmo diventa frenetico mentre assistiamo con ansia ai tentativi di Pierre di salvare la sua mandria, smaniosi di sapere se ce la farà oppure no.
Cosa ci ha colpito di questo film?
Il film si apre con il giovane allevatore che di notte sogna che la sua casa è piena di vacche. Gli animali infatti prendono tutto lo spazio della vita di Pierre che ne è ossessionato. Uno degli aspetti che il film evidenzia è che fare l’allevatore è una vocazione. E’ un lavoro duro, totalizzante che monopolizza la vita dettandone i ritmi.
Altro aspetto interessante è il rapporto che Pierre ha con i suoi animali. E’ terrorizzato dall’idea che tutta la mandria possa essere abbattuta non per la perdita della sua unica fonte di reddito ma perché è realmente affezionato alle vacche, gli ha dato un nome e condivide con loro tutta la sua vita.
Questa realtà, come abbiamo avuto modo di osservare anche durante il focus group dello scorso 15 novembre, è per lo più sconosciuta alla gente. In quell’occasione diversi ragazzi si erano detti stupiti del fatto che entrando in un allevamento avevano sentito l’allevatore chiamare le vacche per nome.
E’ per questo motivo che siamo molto contenti del fatto che questo film sarà distribuito in Italia. Speriamo infatti che raggiunga più persone possibili in modo da mostrare loro una realtà spesso sconosciuta al consumatore di città.
Ringraziamo la NOMAD Film Distribution per averci fatto conoscere questo film e per averlo scelto e portato in Italia.