Come mettere in asciutta le bovine da latte è un problema tutt’altro che risolto per molte ragioni. La prima è che la disponibilità di ricerche è piuttosto scarsa. La seconda è che la produzione di latte al momento dell’asciutta è purtroppo sempre più alta e la terza è che non si dà a questa fase la giusta importanza.

Le vacche vengono asciugate per ragioni sanitarie, ossia per dare alla mammella il giusto tempo di eliminare i batteri patogeni che la hanno invasa nella lattazione che si sta chiudendo e  per “ripulire” il fegato dei grassi che ha accumulato. Ci sono poi altre ragioni più secondarie che ho affrontato in diversi articoli.

Una messa in asciutta fatta male può causare nuove infezioni mammarie e quindi rendere inutile uno dei due principali motivi per cui si devono asciugare le vacche.

Quali sono le domande a cui è necessario dare una risposta per decidere qual è il metodo migliore per gestire la messa in asciutta? E’ meglio fare l’asciutta brusca, ossia continuare regolarmente la mungitura una volta spostate le bovine nell’apposito gruppo e poi interromperla bruscamente, oppure mungerle una sola volta al giorno e poi asciugarle? Come gestire l’alimentazione alla messa in asciutta?

C’è inoltre da tenere presente che, ad oggi, non ci sono soluzioni farmacologiche utilizzabili.

Nonostante siano passati molti decenni, per quanto possa sembrare strano, le opinioni degli scienziati e dei tecnici sono molto distanti.  Il primo lavoro scientifico sull’argomento fu pubblicato da R.Wayne e H.Macy nel 1933 (JDS 16:79-91) e un altro importante scritto di J.Oliver ed altri uscì nel 1956.

La sospensione improvvisa della mungitura è praticata nel 74% delle aziende statunitensi, nel 73% di quelle tedesche e nell’83% di quelle scozzesi. In Finlandia, invece, il 96% delle stalle pratica la mungitura intermittente per almeno 5 giorni, perché raccomandata dalla loro Associazione allevatori. Purtroppo, non ci sono informazioni statisticamente significative su quello che avviene nel nostro paese.

Secondo un’attenta analisi della ricerca scientifica effettuata di recente da M.J.Vilar e P.J.Rajala-Schultz (The Veterinary Journal 2020 262:105503), la messa in asciutta ideale è quella intermittente fatta per almeno 5-7 giorni con una sola mungitura giornaliera, con o senza modifiche della dieta e con interruzione della mungitura quando la produzione scende al di sotto dei 15 kg al giorno. La graduale cessazione della mungitura accelera l’involuzione mammaria ed eleva i fattori protettivi naturali nelle secrezioni mammarie.

Con questo protocollo si riesce ad avere un’ottimale concentrazione di leucociti o cellule somatiche nella mammella e si diminuiscono a livello accettabile le perdite di latte (e quindi il tempo in cui i capezzoli sono aperti ed a rischio di nuove infezioni mammarie), il dolore e lo stress delle bovine. In natura, i vitelli che sono in prossimità dello svezzamento diminuiscono il numero delle poppate giornaliere e ciò comporta un naturale “asciugamento” delle madri.

Alla luce dell’improrogabile adozione della terapia selettiva alla messa in asciutta e del fatto che le mastiti, sia cliniche che sub-cliniche, hanno ancora una prevalenza troppo elevata, è a mio avviso necessario adottare altri importanti provvedimenti di supporto. Il paradigma “del vitello all’anno”, ossia di avere in allevamento un interparto il più corto possibile, ha di fatto accorciato molto l’intervallo tra il parto e la prima fecondazione. Questa “fretta” di avere vacche gravide con pochi giorni di lattazione comporta in caso di gravidanza molto precoce, spesso artificialmente indotta dalle sincronizzazioni ormonali, una riduzione del picco di lattazione ed un aumento della persistenza. Questo fa sì, soprattutto nelle primipare, che si arrivi alla messa in asciutta con produzioni elevatissime anche si adotta l’asciutta breve di 45 giorni. Un secondo punto molto importante, anche alla luce di quello che sta succedendo, è che è impensabile non avere in allevamento il gruppo della messa in asciutta dove adottare un livello igienico molto elevato e dove somministrare una razione a bassa energia e proteine. L’alimentazione della messa in asciutta è piuttosto complessa. Da un lato il calo della concentrazione energetica e proteica della dieta giornaliera causa una significativa riduzione della produzione, dall’altro il bilancio energetico e proteico negativo interferisce negativamente sulla piena efficienza del sistema immunitario e causa stress alle bovine.

La messa in asciutta e la preparazione al parto sono i due momenti più complessi del ciclo produttivo delle bovine, e sono anche poco standardizzabili in protocolli nutrizionali e gestionali. Pertanto, è bene che l’allevatore e suoi consulenti trovino delle soluzioni soggette a periodiche verifiche cliniche e numeriche.