La spesa domestica delle famiglie italiane per i prodotti alimentari che, nel primo semestre 2020 aveva registrato un +9,3%, continua in segno postivo anche nel terzo trimestre, portando l’incremento complessivo dei primi 9 mesi a +7% su base annua. Durante i mesi estivi, il parziale ritorno alla normalità ed un certo ritorno ai canali Ho.re.ca. avevano leggermente smorzato la spinta ai consumi in casa; si è co-munque registrato un + 3% della spesa presso la distribuzione rispetto all’estate precedente. Le nuove restrizioni di settembre ed i nuovi lockdown, sebbene par-ziali e differenziati a livello territoriale, nonché la nuova serrata dei canali Ho.re.ca., lasciano prevedere, per i prossimi mesi, nuovi incrementi che porteranno il 2020 al livello record di spesa domestica degli ultimi 10 anni.
I prodotti proteici di origine animale
Positivi i trend per tutte le carni, con prezzi superiori allo scorso anno.
Il comparto dei prodotti proteici di origine animale, che nel secondo semestre del 2019 aveva mostrato una debolezza di fondo, nel 2020 riparte con slancio, con un’inversione di tendenza per tutte le tipologie.
Le carni bovine, che in termini di spesa rappresentano il settore più rilevante fra le carni, dopo i risultati deludenti di fine 2019 ed un inizio 2020 su toni fiacchi, grazie al recupero nei mesi di confinamento registrano un incremento della spesa del 7,3% (+4,9% in volumi).
Su tutto il fronte delle carni, c’è da notare che la dinamica maggiore della spesa rispetto alle quantità non è totalmente attribuibile ad un incremento tout-court dei prezzi, piuttosto hanno verosimilmente influito in maniera importante fattori quali la riduzione delle offerte speciali (che ha trasversalmente interessato quasi tutte le categorie merceologiche) ma, soprattutto, lo spostamento degli acquisti dalla grande distribuzione alla distribuzione tradizionale (macellerie nello specifico) che, ovviamente, hanno un prezzo di vendita generalmente più elevato.
Latte e derivati
Rimane vivo l’interesse per i formaggi
Per il comparto dei prodotti lattiero-caseari le vendite dei primi nove mesi 2020 sono risultate in netto incremento rispetto a quelle del 2019 (+8,4%). Trend positivi per tutte le referenze, seppur con diverse intensità, hanno interessato sia il segmento del prodotto al banco (+6%) che quello dei confezionati (+9,2%). Per i formaggi la spesa ha segnato incrementi del 12,5%, alla quale il prodotto confezionato ha contribuito con un +18,4%, contro il +5,5% del prodotto al banco. Lo share dei formaggi confezionati sul totale è in termini di valore del 57%.
Predominanti in termini di fatturato i formaggi duri (19% della spesa del comparto lattiero caseari) per i quali le vendite dei primi nove mesi del 2020 sono aumentate del 9,7%. La miglior performance si è avuta però per i formaggi freschi (+12,4%), bene anche i formaggi industriali (+8,1%), leggermente meno marcati gli incrementi per i formaggi semiduri (+5,8%) e per i molli (+7,9%).
Per il latte sempre più UHT e sempre meno fresco
Il latte ha visto nel semestre un +5,1% nella spesa. A questo aumento ha però contribuito solo il latte Uht (+9,5%), mentre il latte fresco si attesta ancora una volta in terreno negativo con un -3,5% su base annua, dopo il -2,5% registrato nel 2019 sul 2018. Neppure la chiusura temporanea dei bar è servita a far riprendere la spesa domestica di questo segmento. Lo yogurt ha registrato un +4,3%, dopo il timido +0,2% del 2019.
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Fonte: Ismea