L’europarlamentare Paolo De Castro presenterà al meeting di martedì 10 luglio il progetto di relazione sulla proposta di direttiva per contrastare le pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra imprese negli approvvigionamenti alimentari
Durante il meeting della Commissione AGRI di martedì 10 luglio, i membri discuteranno il progetto di relazione di Paolo De Castro (S & D, IT) sulla proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra imprese nella catena di approvvigionamento alimentare. Lo scopo dichiarato della Commissione è di contribuire a un equo tenore di vita per la comunità agricola. I negoziati con il Parlamento dovrebbero iniziare in autunno con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro la fine dell’anno.
Il mercato attuale vede gli agricoltori come attori delle dinamiche commerciali, senza che però essi abbiano un potere contrattuale equivalente a quello dei loro partner acquirenti. Questo scenario mostra come gli agricoltori stessi siano particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali, soprattutto per le limitate alternative per far arrivare i prodotti ai consumatori finali e per le carenze strutturali rispetto ai partner a valle del sistema agricolo. La posizione degli agricoltori espone gli stessi a potenziali pratiche commerciali sleali che possono esercitare pressione sui profitti e i margini degli operatori, andando a comprometterne la loro presenza sul mercato e trasferendo sugli stessi grandi rischi finanziari, legati alle dinamiche del non venduto e del ritardo nei pagamenti dei prodotti deperibili, oltre che una riduzione indebita del margine dei fornitori.
Sembra che le pratiche sleali commerciali siano diffuse in tutta la filiera. le autorità nazionali di 20 Stati membri hanno già adottato provvedimenti normativi specifici in materia, ma risulta, a livello di UE, una significativa eterogeneità. L’Unione Europea è già attiva sotto questo profilo, grazie alle tre pubblicazioni di comunicazione in materia da parte della Commissione dal 2009 e alla risoluzione adottata dal Parlamento europeo nel 2016 che invita la Commissione a proporre un quadro giuridico efficace.
La Commissione ha accolto la risoluzione del Parlamento proponendo una direttiva come strumento normativo sulle pratiche commerciali sleali, la quale risponde alla domanda (ormai di lunga data) di protezione degli agricoltori dal potere e dalle pratiche abusive di trasformatori e rivenditori. Quindi, la direttiva mira a ridurre le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare mediante l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’UE comprendente un breve elenco specifico di pratiche commerciali sleali vietate, andando a tutelare i fornitori della filiera alimentare quando questi vendono prodotti alimentari ad acquirenti che non sono di piccole o medie dimensioni. I prodotti oggetto delle misure sono i prodotti agricoli enumerati nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che include animali vivi, carni e frattaglie commestibili, latte e derivati del latte.
L’approccio di tutela terrà conto anche dell’effetto che potrebbe riflettersi su produttori e loro associazioni a causa di pratiche commerciali sleali che si verificano a valle della filiera su operatori che non sono agricoltori ma che occupano una posizione contrattuale debole. In particolare, la tutela impedirebbe che gli agricoltori subiscano conseguenze dovute al reindirizzamento di operazioni commerciali in uno stato più avanzato della filiera, come accade in fase di trasformazione.
L’europarlamentare Paolo De Castro sostiene la proposta della Commissione quale strumento legislativo atteso da tempo per difendere la posizione contrattuale dei produttori agricoli nella filiera agricola e alimentare. Inoltre, l’Onorevole De Castro sottolinea l’importanza del completamento della procedura legislativa prima della fine dell’attuale legislatura parlamentare. Il relatore propone una serie di emendamenti con l’obiettivo di migliorare l’efficacia di questo strumento legislativo. Le proposte sono di estendere il campo di applicazione anche a quei fornitori che non sono PMI, in modo da includere anche le organizzazioni di agricoltori, ed a tutti i prodotti agricoli, per evitare l’esclusione di mangimi ed altri prodotti di settori agricoli non parte della produzione alimentare. La definizione di acquirente dovrebbe essere estesa anche agli operatori stabiliti al di fuori dell’UE, che acquistano e vendono prodotti sul mercato dell’UE, in modo da evitare che gli acquirenti si sottraggano alle disposizioni della direttiva mediante trasferimenti fuori dall’UE. Un emendamento interessante è relativo alla proposta di introduzione di un termine di pagamento per i prodotti non deperibili a 60 giorni dal ricevimento della fattura. Vi è poi la proposta di inserire l’esenzione dalle disposizioni sulle condizioni di pagamento per tutti i contributi degli agricoltori alle loro organizzazioni e cooperative di produttori, nonché per gli accordi delle organizzazioni interprofessionali qualora tali accordi riguardino prodotti di qualità. Un’altra interessante proposta dell’On. De Castro riguarda l’inclusione di contratti scritti obbligatori su richiesta di un fornitore, come stabilito – attraverso il “regolamento Omnibus” – all’articolo 168 del regolamento unico OCM, e della possibilità per gli Stati membri di incoraggiare una maggiore contrattualizzazione tra i diversi attori della catena di approvvigionamento.
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Fonte: Parlamento Europeo