Toro per le corna, antichissimo detto

Prendere il toro per le corna” indica l’intenzione di affrontare un problema di petto, senza tergiversare o cercare di aggirarlo, ma puntando a risolverlo nel minor tempo possibile. Ma da dove viene questa frase? Perché proprio il toro e non un altro animale? Senza volere affrontare un’analisi dettagliata dell’origine e diffusione della frase, è interessante dare uno sguardo all’animale e a quando e perché il toro è preso per le corna.

Va subito detto che quando nel passato, e fino a metà del secolo scorso, i bovini sono aggiogati per trainare un carro o i buoi l’aratro, il giogo è fissato con delle corregge che passano alla base delle corna e quindi per fare questo è necessario prendere il bovino per le corna. Un’operazione peraltro di poco impegno, diversamente da quella che si deve fare con un toro che di solito non è aggiogato ma sfruttato per la riproduzione; e qui le cose cambiano per combattimenti, giochi e altre attività ludiche e spettacolari per i quali bisogna fare riferimento a miti antichi, alla tauromachia ed alle taurocapsie.

Miti antichi sulla cattura del toro per le corna

Ercole cattura il toro per le corna

Nella civiltà minoica-micenea (2800 a.C. – 1100 a.C.) il toro è una presenza significativa. Il Toro di Creta o Toro di Maratona è un mostro della mitologia con l’aspetto di un toro di grandi dimensioni che soffia fuoco dalle narici. E’ da questo toro e da Pasife che, secondo il mito, nasce il Minotauro. La cattura del Toro di Creta è la settima delle dodici fatiche di Eracle o Ercole che riesce a prenderlo vivo, secondo l’iconografia dell’epoca, prendendolo per le corna e poi soffocandolo con le mani. Minosse, il mitico Re di Creta, concede all’eroe di portar via il feroce animale che crea problemi a Creta, e Eracle lo porta con sé ad Atene. Qui Euristeo avrebbe voluto sacrificare l’animale ad Era, che odia Eracle, ma costei rifiuta il sacrificio per non riconoscere la gloria di Eracle. Infine, il toro lasciato libero si ferma a Maratona, diventando appunto il Toro di Maratona.

Tauromachie e taurocatapsie

La tauromachia è uno spettacolo dei tempi antichi diffuso specialmente nel mondo mediterraneo, e consiste in un combattimento tra bovini, di uomini contro bovini o tra bovini ed altri animali. Questi spettacoli sono diffusi nella Grecia antica. Nelle tauromachie i bovini impiegati sono soprattutto maschi adulti (tori), ma non mancano casi in cui si impiegano vacche, vitelli o maschi castrati (buoi). Con la dizione di tauromachia, inoltre, si comprendono anche forme successive di combattimenti con i tori, come la corrida di tradizione spagnola.

La taurocatapsia è un motivo d’arte figurativa della media età del bronzo, particolarmente riferita alla Creta minoica (II millennio a. C.) ma anche presente nell’Anatolia ittita, nel Levante, nella Battria e nella Valle dell’Indo e spesso interpretata come la rappresentazione di un rituale officiato in concomitanza con la venerazione del toro. Esistono affreschi (il più celebre in assoluto è quello del palazzo di Cnosso), bassorilievi e sigilli che rappresentano la taurocatapsia o salto del toro. Il salto del toro è un motivo decorativo molto rappresentato nell’arte cretese e raffigura un antico sport pericoloso. Il saltatore di tori è rappresentato anche in una statuetta d’avorio proveniente dal palazzo di Cnosso, la sola figura completa sopravvissuta fra le tante, ed è la rappresentazione tridimensionale più antica del salto del toro. Si presume che dei fili in oro fossero usati per sospendere la statuetta sopra un toro.

Salto del toro del Palazzo di Cnosso (1700-1400 a. C.)

Tauracatapsia

Nel rituale della taurocatapsia il sacerdote-acrobata si lancia verso il toro in corsa afferrandolo frontalmente per le corna ed esegue una capriola sul dorso del toro sfruttando il contraccolpo che l’animale dà con la sua testa verso l’alto, fornendo al saltatore il momento e la spinta necessari per eseguire salti mortali ed altre abilità acrobatiche. È possibile che l’acrobata esegua salti mortali al di sopra di un toro in corsa, ma per darsi la spinta deve essere così veloce da afferrarlo per le corna. In un affresco si vede anche che, mentre l’acrobata compie un volteggio sul toro, questo è tenuto fermo per le corna da un aiutante.

Sigillo della taurocatapsia

La taurocatapsia è ancora praticata nella Francia Sud-occidentale, dove è tradizionalmente conosciuta come Course Landaise, ma qui sono usate giovani vacche al posto dei tori. In alcune parti della Spagna i recortadores sono atleti che schivano e saltano sui tori usando un lungo palo per praticare il salto con l’asta mentre l’animale sta caricando. In India, a Tamil Nadu, durante le festività legate al periodo del raccolto, viene svolta una gara nella quale i partecipanti cercano di saltare sopra un toro per afferrare pacchi di banconote legate alle sue corna, un evento antico raffigurato nell’arte rupestre risalente almeno al III secolo a.C.. Correlate alla taurocatapsia sono le gare con i tori, note come corride, che risalgono all’VIII secolo d. C., in Spagna, dove si hanno notizie documentate di feste con tauromachie a Cuéllar (Segovia) nell’anno 1215. La corrida più simile a quella che si conosce oggi risale al XIV secolo ed è praticata dai nobili a cavallo che affrontano i tori per prestigio ed onore, con servitori pronti ad assisterli in qualsiasi momento.

Taurocatapsia oggi

Prendere il toro per le corna

Prendere il toro per le corna è certamente un detto molto antico e della sua origine non bisogna dimenticare che non significa soltanto un’azione da compiere con sicurezza e rapidità, ma che bisogna avere anche capacità, e soprattutto destrezza, come quella degli acrobati che, dopo aver afferrato le corna del toro, volteggiano sull’animale.

Taurocatapsia – presa per le corna

 

Leggi altri articoli di Giovanni Ballarini sul toro: “Primo fu il toro” e “Bovini dal sacro al profano“.

 

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie.

Da solo ed in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti ed originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri.

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia ed in particolare all’antropologia alimentare e danche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e 50 libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.