I roditori hanno sempre rappresentato un problema di non facile gestione nelle aziende zootecniche. Soprattutto in autunno, quando tutti i cereali sono stati raccolti, questi animali si spingono con maggior forza all’interno delle stalle per cibarsi avidamente e moltiplicare la colonia. L’allevatore, che ha da poco terminato le offensive contro le mosche, con le potenziali orde di roditori in arrivo non può certo rilassarsi troppo.

Parlami di te”: da sapere sui roditori

Questi animali costituiscono la fetta più consistente della grande e complessa torta chiamata “Mammiferi”. Appartengono all’ordine dei roditori, infatti, oltre duemiladuecento specie censite, raffiguranti il 42% della classe di vertebrati (Carleton e Musser, 2005).

Topi, ratti, nutrie e arvicole sono roditori cosmopoliti, perciò diffusi in tutto il globo, dai deserti alle praterie, dai litorali all’alta montagna. L’etimologia della parola “roditore” implica l’azione del rodere, ovvero del rosicchiare corpi rigidi; operazione necessaria per questi animali per mantenere limata la dentatura, caratterizzata da una crescita continua. Uno dei caratteri maggiormente distintivi per il popolo dei roditori è costituito appunto dalla dentatura, nella quale non si contano canini e alcuni denti iugali su ambo le arcate. Viceversa, si possono constatare due paia di incisivi a crescita indefinita. Per tale ragione, i roditori devono mantenere una corretta lunghezza di questi denti, logorandoli attraverso l’azione del rosicchiamento. Questo apparente “handicap”, ha riflessi significativi sull’agricoltura estensiva. Ne sanno qualcosa i maiscoltori, i risicoltori, i cerealicoltori e gli impianti di alberi da frutto. Danni ben più gravi si possono rilevare negli allevamenti zootecnici intensivi, nei quali vengono danneggiati i materiali più disparati: dalla coibentazione all’impianto elettrico (Lang et al., 2013).

La maggior parte dei roditori presenta un sistema riproduttivo basato sulla poligamia ma l’aspetto più interessante risiede nel fatto che le femmine manifestano estro post-partum, il che si materializza in un costante infoltimento della colonia (Macdonald e Fenn, 1994). Nonostante l’innegabile successo evolutivo, la longevità dei roditori non è nulla di entusiasmante; pertanto, durante la loro breve esistenza, essi si adoperano alacremente per la perpetuazione della specie. La maturità sessuale viene raggiunta molto precocemente (meno di un mese dalla nascita), la gestazione è breve (3 settimane) e la cucciolata abbondante (in media cinque).

Alla stessa stregua delle mosche, i roditori sono sia vettori che serbatoi di germi potenzialmente patogeni per l’uomo e per gli animali (Amass e Baysinger, 2006). Batteri, funghi, virus e protisti sono alcune delle categorie di microrganismi veicolabili da roditori. A titolo di esempio, si citano malattie come la Toxoplasmosi e la Leptospirosi: morbi intimamente connessi con topi e ratti.

Logistica eccellente

I roditori sono dei magazzinieri ordinati ed efficienti. Archiviano tutto per categorie merceologiche e sono costantemente impegnati nell’irrobustire la dispensa alimentare. Tutta la colonia ha accesso alle provviste, ma con ordine preciso. I primi ad alimentarsi sono i soggetti alfa, i dominanti, mentre successivamente si servono i soggetti beta. Giocoforza, come si apprenderà tra poco, tali aspetti hanno ripercussioni sulle attività di derattizzazione. I roditori risultano prevalentemente vegetariani dove i cereali costituiscono l’alimento base. Non a caso le aziende zootecniche che stoccano o lavorano cereali si trovano spesso a dover fronteggiare la problematica dell’infestazione, dove uscirne non è facile se non con una solida strategia a monte che possa dissuadere gli ospiti indesiderati dall’infinita disponibilità di cibo. Studiosi affermano che in un anno solare, i roditori possono provocare la perdita di 700 kg di razione alimentare destinata agli animali (Lang et al., 2013).

Dei sensi, l’olfatto è il più sviluppato mentre la vista non è granché, motivo per il quale difficilmente si spingono in tragitti liberi in campo aperto. Piuttosto, si muovono radenti le pareti da o verso sicuri ripari, servendosi delle vibrisse come bussola per l’orientamento. I baffi o vibrisse, sono i principali organi di tatto e sono di straordinario impatto sulla colonia, poiché solo i soggetti con vibrisse intatte e folte possono spingersi a conquistare il ruolo di leader del gruppo.

Infine, i roditori presentano un udito sopraffino. Benché possano comunicare attraverso gli ultrasuoni (Rabon et al., 2001), i dispositivi elettronici reperibili in commercio basati su queste frequenze per dissuadere i roditori si sono rivelati poco efficaci, specie in presenza di nutrite colonie.

Gerarchia e territorio

Come si è potuto capire, i roditori vivono in colonie che contano fino a 20 individui e sottostanno a rigide imposizioni dovute alla scala gerarchica. Questi rigori sociali sono necessari per poter imprimere un concetto di territorialità forte, in modo da non dover sprecare risorse ed energie in cause col “vicinato”. Avvengono quindi pesanti demarcazioni del perimetro di proprietà con feci e urina, che possono avere anche finalità intimidatorie (Macdonald e Barrett, 1993). Per i poveri allevatori, il tutto si traduce in un pesante insudiciamento di materie prime e scorte agrarie.

Roditori d’interesse per le attività agro-zootecniche

Topo domestico (Mus domesticus): probabilmente desta le preoccupazioni minori in questo comparto. Tuttavia, Mus musculus domesticus è rinvenibile nei magazzini dove sono conservate le derrate, nei locali adibiti alla vendita al dettaglio e nelle limitrofe abitazioni. Minuto nelle dimensioni, questo roditore è solito muoversi nelle ore notturne entro un raggio d’azione di qualche centinaio di metri, rilasciando escrementi caratteristici lungo il percorso.

Ratto grigio o ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus): decisamente più impattante sull’azienda zootecnica. Di grande mole (circa 30 centimetri più la coda, per un peso di circa mezzo chilogrammo) manifesta anche un comportamento aggressivo che lo spinge fino al cannibalismo. In primavera, attacca le colture in pieno campo quali: mais, girasole, riso, patata e molte altre. Infesta inoltre i magazzini delle derrate, dove imbratta con feci e urine l’alimento destinato alla mandria. Difficilmente sale molto in alto in quota, di conseguenza sarà molto più probabile scorgerlo a livello del suolo dove scava gallerie sul terreno fino al nido.

Ratto nero dei tetti (Rattus rattus): il colore nero caratteristico ne consente una rapida individuazione. Di mole più esile rispetto al ratto grigio (250 grammi per 20 centimetri, coda esclusa), può essere osservato durante le funamboliche acrobazie sulle capriate e lungo le travi nei sottotetti. Il ratto nero difficilmente entra in competizione con il ratto grigio, motivo per il quale colonizza la parte alta degli edifici.

Rodenticidi e metodologie di controllo

Da tempi lontani, il rimedio elettivo contro i roditori prevede l’impiego dei rodenticidi o ratticidi. Si tratta di sostanze biocide asseribili a due categorie: rodenticidi acuti e rodenticidi cronici. I primi, esercitano un effetto fulminante sulla vittima a poche ore dall’ingestione, mentre gli effetti del rodenticida cronico si manifestano addirittura dopo giorni dall’ingestione di una certa quantità di esca. In linea generale, il processo di avvelenamento prevede varie tappe con tempistiche ben precise, che potremmo così differenziare:

  1. Il soggetto alfa vince la neofobia in 4-5 giorni. In altre parole, dalla posa dell’esca all’interno di idonei contenitori, il roditore deve superare i propri timori prima di entrarci rilassato e nutrirsi dell’esca.
  2. Il rodenticida cronico non provoca alcun effetto sul soggetto dopo l’ingestione. Tale mascheramento è utile per non indurre sospetti negli altri membri della colonia. Viceversa, il rodenticida acuto s’impone entro un’ora dall’assunzione, provocando la morte del soggetto nei pressi del punto di assunzione dell’esca.
  3. I roditori subordinati si alimenteranno dell’esca trascorsi almeno due giorni dal pasto degli alfa.
  4. L’effetto cronico del rodenticida incombe trascorsi 8 – 10 giorni dall’assunzione e si manifesta con emorragia interna e senso di soffocamento. Il roditore si vedrà costretto ad uscire dal nido per respirare e assumere liquidi. Questo fenomeno tipico dei rodenticidi anticoagulanti è utile per evitare cadaveri all’interno dei nidi che potrebbero avere ripercussioni igieniche vista la difficoltà di recuperare la vittima.

Parallelamente alle esche rodenticide, si possono impiegare sistemi di cattura fisica del roditore. Contrariamente a quanto si può immaginare, questi sistemi apparentemente vetusti per concezione sono oggi molto impiegati nei programmi di gestione integrata degli infestanti, dove vengono accostati alle esche o addirittura le sostituiscono. La tecnica della cattura fisica, se seguita, offre risultati stupefacenti e in certe situazioni anche risolutivi. Ovvio che i congegni di cattura dovranno essere ispezionati con frequenza giornaliera, in modo da rimuovere prontamente le carcasse ed evitare inutili sprechi di materiale dovuti alla degenerazione della carogna.

Le trappole a cattura multipla sono utili nei casi di infestazione da topo domestico, mentre congegni più robusti a cattura singola sono sicuramente più interessanti per arginare i flussi di ratti dall’esterno, motivo per cui le trappole vanno posizionate agli angoli delle aperture o comunque sempre lungo il perimetro della cinta muraria dei fabbricati. Presso gli argini trovano posizionamento trappole specifiche per grossi roditori come le nutrie, per le quali è necessario anche l’intervento di personale esperto.

Certamente più complicate da posizionare nei locali di stabulazione sono le trappole con superficie collosa. La presenza di polveri negli allevamenti diminuisce drasticamente le potenzialità delle colle, che molto spesso finiscono per imbrattare le superfici. Valide per roditori di mole contenuta, trovano comunque ubicazione in magazzini poco polverulenti o in cascine scarsamente frequentate.

“Se non puoi sconfiggerli, fai in modo che siano sconfitti” – Cit.

Newpharm ha pensato di inserire nella rubrica Neutralizzale questo inserto relativo ai roditori poiché non solo suscitano disgusto agli allevatori e al personale operante nell’azienda ma perché, come si sarà potuto apprendere per le mosche dai precedenti articoli, rientrano tra i vettori di microrganismi patogeni.

L’importanza di un solido piano di controllo dei roditori trova ragione nel mantenimento della biosicurezza aziendale: obiettivo primario nelle moderne realtà zootecniche. I roditori trasportano batteri di rilevanza sanitaria, talvolta anche letali per l’uomo. Si pensi ad esempio alla febbre da morso di ratto provocata dal batterio Streptobacillus moniliformis, ma anche alla citata in precedenza toxoplasmosi (Toxoplasma gondii) o altre rinomate zoonosi.

Oltre a fornire un quadro generale sulle loro abitudini, Newpharm invita i lettori della rubrica a capo di allevamenti zootecnici a non sottovalutare la riduzione generale della biosicurezza, alla quale andranno necessariamente sommati i danni materiali. In ogni allevamento, le tacite norme della biosicurezza impongono una sorveglianza perennemente attiva contro roditori e altri infestanti, come appunto le mosche. Agli allevatori vanno riconosciuti gli sforzi sostenuti per il controllo di ratti e affini. Per tali ragioni Newpharm offre consulenze e soluzioni per realizzare procedure di derattizzazione specifiche per ogni realtà.

Newpharm non propone rodenticidi ma una soluzione integrata frutto di una diagnosi spesso eseguita direttamente in azienda, in modo da affrontare la tematica legata ai roditori con la stessa competenza e professionalità rivolta agli insetti molesti.

Per maggiori informazioni clicca qui o contatta il Dott. Stefano Cherubin (scherubin@newpharm.it).