Appuntamento importante all’apertura della 74° edizione della Fiera Internazionale della Bovina da Latte di Cremona quello dedicato al Made in Italy, che si è concretizzato nella quinta tappa de #IoStoColMadeInItaly, dedicato, in questo contesto fieristico, all’Arte della filiera del Latte. L’iniziativa, promossa dal Presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, nasce dalla sentita necessità di fare informazione su cosa significhi realmente Made in Italy, ed ancor più dal bisogno di passare da una strategia di difesa ad una di attacco sui mercati di tutto il mondo, per occupare quelle porzioni di mercato che rischiano o sono già possedute dal peso dell’Italian Sounding.

Tanti gli interventi, ricchi di spunti di riflessione e densi di significato. Il Presidente di CremonaFiere, Roberto Zanchi, ha aperto l’evento parlando di innovazione come tema fondamentale degli ultimi anni di vita della Fiera e trovandone un importante futuro già a partire dall’anno prossimo con la realizzazione di un progetto di innovazione in agricoltura, espressione di sinergia con il mondo accademico ma anche della posizione della Fiera di Cremona a favore del Made in Italy, in particolare del mondo del latte. Zanchi ha anche parlato dell’impegno che dura tutto l’anno nel prendere contatti con buyers esteri: saranno infatti presenti in Fiera ben 26 buyers da tutto il mondo e ciò è possibile grazie alle missioni istituzionali avvenute durante l’ultimo anno, attività che ha consentito di raddoppiare il numero di delegazioni estere rispetto alla passata edizione. Grande attenzione anche al tema dazi, nei confronti dei quali Zanchi esprime perplessità non nel dazio come strumento in sé ma piuttosto come mezzo per rispondere ad aiuti a favore di Airbus nonché come futura risposta da parte dell’Unione Europea a misure recentemente imposte dagli USA. Per fare il sistema, gli attori del Made in Italy dovranno rispondere in modo unitario a queste azioni, e ciò sarà possibile predisponendo strumenti sia a livello UE che nazionale che compensino l’impatto grave di questi meccanismi.

Molto sentito l’intervento del sindaco cremonese Gianluca Galimberti, che vede per l’agroalimentare la necessità di unire tradizione ed innovazione, ma per farlo deve esserci collaborazione tra i centri di conoscenza e ricerca e le imprese: in tal senso, il nostro Paese ha ancora molto da costruire. Sarà quindi importante una formazione professionale adeguata, ed ancor più importanti saranno le politiche territoriali su questa tematica attraverso una necessaria e solida rete istituzionale.

Per Fabio Antoldi, Direttore Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale CERSI – Università Cattolica del Sacro Cuore, parla del Made in Italy come espressione di competenze più radicate e profonde di un territorio, fatto di tanti autori capaci di dialogare tra di loro ma anche di creare, distribuire e quindi diffondere conoscenza. Con una serie di riflessioni utili a sfatare alcuni falsi miti (ad esempio, il fatto che i nostri prodotti siano migliori del mondo ma anche che la tradizione è la vera chiave della nostra competitività), Antoldi ribadisce l’importanza dell’azione di sistema unito e coeso.

Il Presidente di Confagricoltura Lombardia, Matteo Lasagna, parla di come, per affrontare la situazione legata ai dazi, serve che i sistemi agroalimentari si sviluppino, per evitare ricadute proprio sul nostro sistema produttivo, il quale dovrebbe essere in grado anche di generare masse consistenti di produzione per affrontare i nuovi mercati. Non solo i dazi spaventano, ma anche l’incertezza legata alla Brexit e la falsa informazione che viene fatta soprattutto a svantaggio della materia prima latte: è fondamentale che si smetta di demonizzare questo prodotto, cercando di far capire in modo particolare alle fasce più giovani che non esistono solo nuove mode alimentari ma che anche il latte è un alimento importante.

Interviene anche il Sottosegretario all’agricoltura, Giuseppe L’Abbate, che vede l’esigenza di superare alcune criticità, come per esempio i deficit logistici legati al piano strutturale, grosso limite agli scambi commerciali. Sul tema dazi, L’Abbate porta una breve testimonianza dell’Agrifish tenutosi di recente a Lussemburgo: considerevole l’apertura da parte del Commissario Phil Hogan a misure compensative per attutire impatto dei dazi. L’Abbate ricorda anche che l’ICE ha lanciato un piano straordinario da 12 milioni di euro per sostenere imprese colpite dai dazi. Il sottosegretario ribadisce la sua apertura al confronto per aprire un dibattito su misure concrete ed efficaci.

Altro tema trattato alla tavola rotonda è stato quello della cooperazione, che, per il sistema lattiero-caseario, mette insieme il 62% del latte italiano. La cooperazione dà molta importanza alla sostenibilità, non tanto come slogan da vendere sul mercato, quanto più come concetto applicato in cui la cooperazione crede veramente.

Oltre ad una strategia di attacco da parte del Made in Italy, è stato discusso anche il lavoro imponente ed unico al mondo dei controlli ufficiali: ne hanno parlato Stefano Vaccari, Capo Dipartimento Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Agroalimentare, Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari, e il Comandante Luigi Cortellessa del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, autorità indispensabili per il controllo a difesa delle frodi alimentari.

Verso la chiusura, l’intervento di Franco Verrascina di Copagri riporta l’attenzione sui primi (e strategici) attori della filiera dell’agroalimentare: gli agricoltori. L’innovazione è sì motore di crescita, ma per fare innovazione sono necessarie risorse: come può un settore, che da anni ha difficoltà a generare reddito, a investire in innovazione, peraltro chiave di qualità e competizione sui mercati? La produzione e la trasformazione del latte sono due colonne portanti dell’agroalimentare del Paese, ed è per questo importante riconvocare quanto prima il Tavolo latte al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, strumento indispensabile per programmazione e redditività.

Sono tantissime le sfide che il Made in Italy dell’agroalimentare, da quelle sul piano internazionale fino alle criticità interne più specifiche, e sicuramente il sentimento comune è quello della necessità di una maggiore collaborazione a livello di sistema per avere un attacco di quote di mercato a difesa del Made in Italy, sia come azione di contrasto all’Italian Sounding che come primi passi verso la crescita di filiera.