L’uso di robot di mungitura, o meglio della mungitura automatica volontaria (VMS), si sta diffondendo molto in Italia, risolvendo “brillantemente” il problema della mungitura dei piccoli allevamenti. Nelle stalle che hanno dalle 50 alle 130 vacche in mungitura, la VMS è sicuramente la migliore soluzione. Comunque Ruminantia pubblicherà a breve un’intervista comparativa su questo argomento.

Moltissimi allevatori che sono passati dalla sala di mungitura al robot ricordano l’iniziale ansia derivante dalla domanda: “Le vacche ci andranno veramente da sole a farsi mungere nel robot? E se non ci vanno, cosa devo fare ora che magari non ho neanche più la sala di mungitura?”.

E’ bene premettere, prima di proseguire, che i robot di mungitura delle principali “case” funzionano tutti perfettamente ma a determinate condizioni che approfondiremo a breve. Prima di scegliere la VMS, l’allevatore si fa fare vari preventivi, va a visitare chi i robot li ha da tempo e s’informa da amici, da esperti e su internet. Da questo “farsi un’idea” ne esce o dissuaso oppure con grandi aspettative, soprattutto se gli hanno promesso che in pochissimo tempo tutte le vacche si faranno mungere dal robot, basta fare la giusta razione e acquistare il mangime corretto e con i giusti aromi per non avere problemi.

Come antidoto all’ansia basta immedesimarsi con le nostre vacche. Nel celebre film del 1997 “Un topolino sotto sfratto”, lo sterminatore di topi Caesar, interpretato da Christopher Walken e assoldato dai proprietari della casa per bonificarla dal topo protagonista del film, pronuncia la celebre frase: “Per catturare un topo bisogna pensare come un topo”.

La principale motivazione che convince le vacche a farsi mungere volontariamente nel robot è che la macchina gli dà il mangime di cui le bovine sono sempre ghiotte, e non perché nella formula c’è qualche fantascientifico aroma. Quando le vacche sono poco attratte dal mangime è perché o sono molto sazie a causa di un unifeed troppo “ricco” oppure perchè il mangime contiene alimenti poco appetibili o mal conservati (ammuffiti o irranciditi). Gli aromi e gli appetibilizzanti servono solo per tentare di nascondere i sapori e gli odori anomali delle materie prime utilizzate per produrre il mangime. E’ bene inoltre ricordare che il sintomo principale dell’acidosi ruminale è il rifiuto di mangiare i concentrati, ma che questo è anche il sintomo di molte patologie d’allevamento.

Pur tuttavia, esistono anche motivi “strutturali” che impediscono alle vacche di farsi mungere dal robot diverse volte al giorno che solo un osservatore attento e di esperienza è in grado di cogliere. Motivazioni che risiedono nell’etologia delle bovine da latte. Se il o i robot sono ubicati nei punti più bui della stalla e sono poco visibili da tutte le bovine, molte di esse, per paura, ci andranno poco. Lo stesso dicasi se nell’area del robot ci sono rumori intensi e discontinui, bagliori di luce, troppo caldo in estate o se ci sono potenziali predatori, come i cani, nelle vicinanze. Prima di istallare i robot in stalla, siano essi a circolazione libera o obbligata, vanno quindi fatte le dovute considerazioni su quale potrebbe essere l’ubicazione ideale.

Se si hanno dubbi sulla scarsa attrattività, o meglio appetibilità, del mangime del robot, basta somministralo alle vacche in asciutta o alle manze per un’opportuna verifica. Se lo mangiano loro, non c’è alcun motivo per cui non lo debbano mangiare anche le altre vacche da latte. Una volta istallati i robot in stalle che prima avevano la sala di mungitura, e verificato che sia il mangime che l’istallazione siano regolari, bisogna avere l’accortezza e la pazienza di aspettare, ed eventualmente convincere con delicatezza le bovine più riottose a farsi mungere dai robot.

Ma qual é il tempo necessario che deve trascorrere per raggiungere l’obiettivo delle 3 mungiture medie giornaliere? E chi lo sa, ma a dispetto delle facili promesse non è sicuramente poco.