Tra le aziende che frequento, quelle che conosco o quelle con le quali vengo occasionalmente in contatto, ho a disposizione una discreta casistica di come le diverse imprese zootecniche si sono strutturate e funzionano. Constato, ed è una fortuna, che ciascuna di esse ha degli interessanti margini di miglioramento in termini organizzativi, in termini economici e perfino in termini di coinvolgimento del titolare nel flusso operativo. Sono molte le aziende che non hanno ancora dato fondo alle proprie possibilità di miglioramento. Gran parte di esse percepisce l’esistenza di tali opportunità, ma fatica ad imboccare la strada giusta. Mi riferisco al miglioramento dei parametri riproduttivi, al costo dell’alimentazione, alle modalità di mungitura, all’organizzazione ed al costo del lavoro, alla qualità dei foraggi prodotti, ecc. In sostanza, ognuna di queste opportunità evidenzia un limite che l’azienda vive; e il tutto si ripercuote sul reddito aziendale: fortunatamente, dicevo, in ogni realtà esistono spazi ampi di miglioramento.

Uno dei problemi che noto è che difficilmente il titolare, o colui che prende le decisioni, riesce ad essere sufficientemente freddo e distaccato da essere in grado di mettere in discussione ciò che lui stesso ha deciso. Paradossalmente, i limiti di un’azienda a volte sono fin troppo facili da affrontare. Capita di vedere aziende che hanno problemi di mortalità dei vitelli e non affrontano la questione con il veterinario aziendale; aziende che sborsano cifre astronomiche di alimentazione e chiedono al proprio fornitore di concentrati un aiuto per risolvere la questione (il che equivale ad invitare un tacchino per il pranzo di Natale); aziende con dati riproduttivi stabilmente carenti che fanno analizzare la qualità del seme sperando che quello sia il problema.

Mi rendo perfettamente conto di avere il privilegio di poter confrontare da un punto di vista tecnico, organizzativo ed economico diverse realtà; penso tuttavia che, con una certa frequenza, le aziende si perdano in un bicchiere d’acqua. Spero che questa affermazione non venga percepita come un giudizio tranciante. Mi pare tuttavia che, chi costruisce una casa, avendo fatto del proprio meglio e faticato tanto per arrivare fino a quel punto, con più difficoltà riuscirà a vederne a colpo d’occhio i difetti. A volte le soluzioni sono abbastanza evidenti ed alla portata. E spesso sono decisioni che non comportano investimenti.

Tra di noi possiamo uscire dai soliti luoghi comuni che vogliono l’agricoltore-allevatore perennemente impegnato. Diciamo pure che qualcuno, per usare un eufemismo, non lavora bene, non è ben organizzato (dalle mie parti si dice di costoro che “lavorano tanto su poca terra”). Non tutti hanno l’umiltà di voler mettere in discussione il proprio operato; di voler ripartire su basi diverse.

Coraggio, l’obiettivo, da qualcuno già raggiunto, è produrre latte con Opex a 35 centesimi al litro.

A volte pensiamo di rischiare di affogare poiché abbiamo l’impressione di navigare in un mare agitato e tempestoso. Qualcuno scopre invece che stava bevendo un bicchier d’acqua ed è riuscito a farsi andare di traverso anche quello!