L’Indice dei prezzi alimentari della FAO aumenta dell’1,1%; la produzione mondiale di grano è destinata a calare nel 2018
L’aumento dei prezzi dei cereali di base e dei prodotti lattiero-caseari ha più che compensato l’abbassamento dei prezzi degli oli vegetali, facendo salire nel mese di febbraio i prezzi globali delle materie prime alimentari.
L’indice dei prezzi alimentari della FAO ha registrato in febbraio una media di 170,8 punti, un aumento dell’1,1% rispetto al mese precedente e solo il 2,7% in meno rispetto al livello dell’anno scorso.
L’Indice dei prezzi alimentari della FAO è un indice ponderato su base commerciale che misura i prezzi di cinque principali materie prime alimentari sui mercati internazionali.
L’indice dei prezzi dei cereali, che comprende grano, riso e i principali cereali secondari, compreso il mais, è aumentato del 2,5%, registrando il secondo aumento consecutivo mensile, per le condizioni climatiche sfavorevoli che hanno influenzato negativamente le prospettive per il grano invernale negli Stati Uniti e del mais in Argentina.
La FAO ha anche rivisto al ribasso le proiezioni per i raccolti mondiali di grano di quest’anno, segnalando che i livelli delle scorte sono destinati a raggiungere un livello record.
L’indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è aumentato a febbraio del 6,2% poiché sono aumentate le quotazioni internazionali del burro, del formaggio e del latte in polvere sia intero che scremato. La forte domanda globale, abbinata a una produzione di latte inferiore alle attese in Nuova Zelanda, ha guidato il cambiamento.
L’indice del prezzo della carne è rimasto sostanzialmente invariato, con i prezzi della carne di pollame che sono diminuiti per il quarto mese consecutivo, compensando un aumento delle quotazioni delle carni bovine.
L’indice dei prezzi degli oli vegetali della FAO è sceso del 3,1%, raggiungendo il livello più basso in 19 mesi, per le prospettive di un crescente surplus di produzione globale nell’anno in corso. I prezzi dell’olio di palma sono quelli che sono diminuiti maggiormente, riflettendo le aumentate scorte in Malesia e Indonesia, mentre le aspettative di frantumazioni di soia record negli Stati Uniti hanno pesato sulle quotazioni dei semi di soia.
L’indice dei prezzi dello zucchero è sceso del 3,4%, raggiungendo il livello minimo da due anni, mentre i principali produttori come la Tailandia e l’India hanno continuato ad espandere la produzione e gli operatori del mercato sono in allerta per il forte aumento della produzione nell’Unione europea dovuto al brusco incremento dei raccolti di barbabietole insieme ad ampie semine dopo la rimozione delle quote di produzione dell’anno scorso.
Livelli record delle scorte anche se la produzione di grano è destinata a calare
Le previsioni della fornitura globale dei principali cereali rimangono alte e la FAO ha aumentato le sue previsioni per i livelli delle scorte a fine stagione di 14 milioni di tonnellate.
Le scorte globali di grano e di cereali secondari sono entrambe destinate a raggiungere livelli record nell’attuale stagione di commercializzazione, registrando rispettivamente 272,7 milioni di tonnellate e 309,8 milioni di tonnellate, secondo l’ultimo Bollettino FAO sull’Offerta e la Domanda di Cereali, anch’esso pubblicato oggi.
Con i raccolti di cereali dello scorso anno ormai quasi completati, la FAO ha innalzato la stima globale della produzione cerealicola per il 2017 a 2.642 milioni di tonnellate dopo le revisioni al rialzo per i cereali a grana grossa come il mais in Australia e in Africa orientale e occidentale. La produzione di riso raggiungerà con tutta probabilità i 502,2 milioni di tonnellate nel 2017, il massimo storico.
La FAO ha anche emesso le sue prime stime per la produzione mondiale di grano nel 2018, ora prevista a 744 milioni di tonnellate. Sebbene superiore alla media, ciò rappresenterebbe il secondo calo annuale, riflettendo i previsti rendimenti più bassi nell’Unione europea e nella Federazione russa.
Il clima sfavorevole in Sud America e in Africa australe, unitamente alla prevista contrazione delle semine, fa prevedere anche un probabile calo della produzione di mais nell’emisfero meridionale.
Fonte: FAO