Come abbiamo visto nelle precedenti pubblicazioni nella rubrica “Neutralizzale”, le mosche rappresentano gli infestanti per eccellenza negli allevamenti intensivi. Prendendo in esame Muscidi, Calliforidi e Sarcofagidi, questi non solo concorrono a recare fastidi agli animali allevati, ma possono evolvere in parassiti, specie allo stadio larvale, inficiando direttamente e non solo indirettamente sulla salute delle povere vittime.
Per quanti siano i mezzi difensivi adottati, nel vivo dell’estate le mosche trovano comunque dei siti di proliferazione e gli adulti sviluppati si vanno a sommare alla popolazione esistente e mantenuta sotto rigido controllo dal piano mosche.
Temperature elevate ma soprattutto il potenziale riproduttivo di questi insetti, si contrappongono alle strategie avanzate dall’allevatore, richiedendo ulteriori sforzi.
Dato per efficace il piano generale di controllo delle mosche con l’impiego secondo le frequenze stabilite dei larvicidi e degli adulticidi, emerge la necessità di fronteggiare ulteriormente le orde di mosche in precisi momenti della stagione attraverso sistemi complementari di lotta.
La prima possibilità verte sull’applicazione di formulazioni abbattenti nelle aree esterne alla stabulazione, con l’obiettivo di controllare anche altri insetti fastidiosi quali potrebbero essere vespe e zanzare.
La seconda possibilità, completamente ecologica, prevede l’installazione di trappole per la cattura massale degli adulti (Norris, 1965). A differenza dell’irrorazione dei presidi insetticidi, le trappole di cattura, oltre a garantire una finestra temporale d’azione più ampia, creano dei siti naturali di aggregazione con l’intento di stimolare le mosche adulte ad uscire dai ricoveri zootecnici liberando finalmente gli animali.
Trappole con questo fine, di vario design e dimensioni, sono sempre esistite sul mercato e il 90% sfrutta come esca da collocarvi all’interno sostanze più o meno naturali generatrici di condizioni favorevoli all’aggregazione. Si tratta spesso di matrici nauseabonde di natura proteica, e quindi organica. Lavori scientifici passati dimostrano come il tenore proteico dell’esca si rifletta sulla specie catturata. Infatti, matrici con tenori bassi di proteine catturano agilmente la mosca domestica (Sucharit et al., 1976), mentre esche molto proteiche richiamano esponenti dei Calliforidi piuttosto che Sarcofagidi.
Altri studi non recenti hanno chiarito comunque che le trappole per la cattura delle mosche sono un sistema affidabile per il controllo complessivo della popolazione infestante, con riduzioni teoriche del 50-90% (Anderson et al., 1990). Aldilà della conformazione e del design della trappola, si intuisce facilmente quanto sia cruciale l’esca all’interno.
Ad oggi, pochi sono i dispostivi di cattura fondati su esche attrattive registrate. La registrazione dell’esca impiegata non è solo sinonimo di efficacia, alla luce degli studi sostenuti, ma si fa garante dell’ecologia effettiva dell’esca stessa.
Per le trappole di uso comune, l’esca può non essere registrata e riportare la dicitura “naturale” e “chemical-free”. Tutto ciò non è vietato ma non è una garanzia.
Come sopra introdotto, le esche attrattive sono realizzate con composti organici di varia origine che, interagendo tra di loro, emettono delle sostanze volatili riconosciute dalle mosche adulte attraverso i recettori olfattivi.
Attraverso gli articoli precedenti, archiviati nella rubrica “Neutralizzale”, abbiamo visto come le mosche adulte femmina percepiscano la sostanza organica fermentante e si servano di essa per la deposizione delle centinaia di uova che portano in grembo. Le trappole per la cattura ragionano con le stesse logiche: si vuole ricreare artificialmente il miglior substrato per l’ovideposizione all’interno di una vera e propria trappola con ingressi unidirezionali. Le mosche finiscono così per annegare nel liquido all’interno.
Le prime versioni
L’impiego di trappole per la cattura delle mosche adulte è noto da anni. Esistono pubblicazioni americane relative all’adozione di tali dispositivi che risalgono agli anni venti del novecento – “Flytraps and their operation”; Farmers’ Bulletin 1921 – nelle quali si evince una distinta collocazione nella strategia globale di controllo dei Ditteri brachiceri. Il principio di cattura non è cambiato da allora: vi sarà un ingresso conico con un diametro maggiore rispetto all’uscita in modo da ridurre le possibilità di fuga una volta che la “preda” vi sarà entrata.
A quei tempi, le trappole rappresentavano il perno sul quale sorgeva la demuscazione nella maggior parte dei casi (Howard, 1911). Al loro interno si versava come esca del semplice latte che settimanalmente veniva rimpiazzato. Come seconda scelta, si poteva impiegare dello zucchero. Negli anni ‘60 e ‘70 gli sforzi furono focalizzati nello sviluppo di attrattivi alternativi, maggiormente efficaci e persistenti. Veniva usato quindi l’uovo fermentato, l’estratto di banana, lieviti fermentanti, granaglie, sangue e materiale organico affine (Pickens et al., 1973; Pickens e Miller 1987). Brown e collaboratori, dal 1961 iniziarono a testare degli attrattivi chimici con lo scopo di ottenere la massima persistenza temporale, tra i quali: acido linoleico, trimetilammina e ammoniaca. Scoprirono che la miscellanea di questi chimici esercitava un potere attrattivo superiore agli stessi chimici valutati singolarmente. Questo fu l’inizio dello studio delle miscele, anche naturali, per lo sviluppo delle esche conosciute oggi.
Le trappole odierne
Fino ad ora l’impiego delle trappole dedite alla cattura delle mosche adulte nel settore zootecnico intensivo non ha sortito i risultati sperati dagli sviluppatori. Una delle cause dell’insuccesso è certamente il posizionamento dei sistemi di cattura e la loro manutenzione. Per quanto efficace possa essere l’esca attrattiva, il sistema deve essere dapprima montato correttamente e poi collocato in zone dove la densità della popolazione muscina risulta elevata. L’intento è realizzare una cintura protettiva attorno ai ricoveri degli animali per evitare che gli adulti, che giungono magari da altre zone, siano richiamati nella lettiera o nella zona di compostaggio. Per tali motivi le trappole devono essere opportunamente gestite, in modo da essere collocate nelle giuste traiettorie delle mosche per catturarne il più possibile. Arrivati sulla lettiera, e quindi sull’animale, questi insetti trovano delle condizioni altrettanto favorevoli e la competizione tra trappola e locale di stabulazione diviene quindi troppo elevata.
Gli allevatori che collocano le trappole troppo a ridosso della concimaia per esempio, o della trincea degli insilati, non fanno altro che aumentare la competizione con la trappola finendo per diluire le catture giornaliere.
Viceversa, se si installa la trappola in zone dove la competizione risulta più contenuta, si potranno sfruttare al meglio le potenzialità dell’esca.
La semplicità di queste trappole è unica: l’esca attrattiva viene posta all’interno della trappola e successivamente si addiziona il corrispettivo d’acqua riportato nell’etichetta. Il potere attrattivo dalle esche può superare tranquillamente la mensilità, sfruttando poi l’effetto “volano” ottenuto catturando le mosche stesse. Non serve reiterare quindi la possibilità, specie nelle settimane più calde dell’estate, che l’evaporazione dell’acqua dalla trappola possa causare una riduzione o addirittura un arresto delle catture. Pertanto, la manutenzione è doverosa quanto semplice. Le maggiori prestazioni di queste trappole si ottengono infine posizionandole a un metro e mezzo circa di altezza, in zone abbastanza soleggiate e in assenza di correnti d’aria (Norris, 1965).
Gli anni di ricerca e sviluppo Newpharm®
Dagli anni ’60 gli sforzi in attività di ricerca per lo sviluppo di trappole per la cattura di mosche adulte sono stati destinati agli attrattivi da introdurvi all’interno, con lo scopo di aumentarne le capacità e la portata di cattura. Sta di fatto che l’architettura e il design del congegno di cattura sono rimasti piuttosto invariati negli anni, mantenendo il concetto di “ingresso unidirezionale” nella trappola per scoraggiare quanto più possibile la fuga spontanea degli adulti una volta intrappolati.
In tempi decisamente più recenti, Newpharm®, dall’alto della sua esperienza trentennale nella lotta ai Muscidi, si è concentrata sullo sviluppo di esche attrattive partendo esclusivamente da matrici alimentari, escludendo a priori additivi chimici di sintesi, per potersi proporre anche nelle crescenti aziende zootecniche biologiche.
Benché il funzionamento con il quale l’esca attrattiva richiama le mosche adulte rimanga il medesimo, ovvero basato sull’emanazione di sostanze volatili, e quindi odori, Newpharm® ha concentrato le risorse sullo sviluppo di un’esca unica e trasversale, adattabile a tutte le tipologie di trappole esistenti.
Nasce quindi Flyrex®, l’esca attrattiva registrata (Prodotto Tipo n. 19) frutto di ricerche interne finalizzate ad ampliare le potenzialità di cattura, inglobando specie di mosche finora escluse dagli obiettivi di cattura. Di per sé l’esca Flyrex® esercita la capacità di attirare entro la trappola specie affini alla tradizionale Mosca domestica per una demuscazione più completa. Test condotti direttamente nelle aziende zootecniche hanno permesso di rilevare le catture di esponenti delle Calliphore, delle Lucilie, dei Sarcofagidi, e perfino mosche pungenti e lepidotteri nottuidi.
Prima di approdare definitivamente sul mercato, l’esca Flyrex® è stata testata da Opinion Leader del settore, sia in diversi momenti della stagione che in contesti produttivi eterogenei, con la possibilità di valutare e catalogare le specie.
Tutte le trappole sono compatibili con l’esca Flyrex®. Tuttavia, Newpharm® ha condotto i propri test con tre differenti tipologie di trappole raggiungendo risultati estremamente positivi e per certi versi inaspettati. Per tali ragioni, la proposta commerciale punta decisa su tre tipologie di trappole adatte ad ogni situazione operativa, non solo zootecnica ma anche civile, viste le numerose richieste provenienti da attività commerciali che sorgono nei pressi dei locali di stabulazione degli animali.
Flyrex® trappola, disponibile nei formati M e L, è stata pensata per allevamenti decisamente intensivi mentre la trappola Flybag® è il giusto compromesso tra efficacia ed estetica. La trappola Flybox®, infine, è stata studiata prevalentemente per le abitazioni ed esercizi commerciali che sorgono in prossimità degli allevamenti.
Per saperne di più su Flybag® scopri i video:
ABSTRACT
“Evaluation of commercial and field-expedient baited traps for house Flies, Musca domestica L. (Diptera: Muscidae)” – Geden, Szumlas e Walker; 2009.
Flies are a major risk to health in many countries in the world. Combinations of commercial fly baits, traps, and cords were evaluated for integration into a fly management system. Commercial fly traps had a variety of designs that resulted in differences in efficiency for retaining house flies.
Per maggiori informazioni clicca qui o contatta il Dott. Stefano Cherubin (scherubin@newpharm.it).