Il Programma decennale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite “Sustainable Food Systems” ha inserito il “Programma per i sistemi alimentari biologici” per la promozione di un modello di consumo e di produzione sostenibile, tra le sue 8 iniziative più importanti. La produzione biologica viene ritenuta basilare per il raggiungimento della sicurezza alimentare e in grado di garantire la sostenibilità delle risorse naturali. Questa importantissima indicazione offre l’occasione per fare il punto della situazione in Italia, Tra l’altro Anabio – Associazione per l’agricoltura biologica promossa dalla Cia partecipa al II° Forum del Biologico di Organic Action Network Italia, riattivato da Federbio, che ha ereditato   la Carta del Biologico  “Il biologico nutrirà il pianeta – Verso un consumo e una produzione sostenibile”, già elaborata  in passato e che sottolinea i benefici di un’adozione più ampia di questo metodo di produzione.
Il progetto riapre i battenti con il nome di “Organic Action Network Italia” e si candida a diventare il punto di riferimento per il biologico italiano: un gruppo di coordinamento tra le realtà italiane e quelle internazionali, in particolare europee, al fine, da una parte, di far conoscere ulteriormente l’eccellenza e la serietà della produzione nazionale oltre confine, e dall’altra di contribuire e avere voce in capitolo nelle decisioni politiche che vengono prese a Bruxelles.

Il disegno di legge Fiorio, Castiello “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico” definisce l’agricoltura biologica attività di interesse nazionale con funzione sociale, basata prioritariamente sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale e sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità che concorre al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’intensità di emissioni di gas a effetto serra stabiliti dall’art. 7 Bis paragrafo 2 della direttiva 98/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 1998 e fornisce in tale ambito appositi servizi eco-sistemici”

L’agricoltura biologica –evidenzia l’Associazione rappresenta sicuramente il modello produttivo più evoluto per il conseguimento di molti dei servizi ecosistemici, quali il supporto alla vita con la formazione e conservazione del suolo, la  creazione di habitat, l’approvvigionamento di cibo, di materiali, di acqua potabile e/o irrigua, di combustibili, la regolazione del clima,  la depurazione dell’acqua, l’impollinazione, gli equilibri flora/fauna, i valori culturali estetici, spirituali, educativi e ricreativi, sono fornita dall’agricoltura sostenibile.

Ovvero il metodo produttivo in grado di garantire il passaggio dall’agricoltura industriale all’Agroecologia quest’ultima intesa come un nuovo approccio finalizzato a coniugare la produzione e la conservazione delle risorse naturali e ad offrire, in questa ottica, strumenti di pianificazione e gestione sostenibile degli agroecosistemi in moda da consentire la piena realizzazione del concetto di sostenibilità applicato all’agricoltura.

L’agricoltura biologica è quindi catalizzatore nel raggiungimento dei principali obiettivi fissati dalla riforma della PAC per il 2020:

–       Garantire una produzione alimentare efficiente;

–       Gestire le risorse naturali in modo sostenibile e prendere misure per affrontare i cambiamenti climatici, secondo gli obiettivi fissati da agenda 2020;

–       Raggiungere un equilibrio territoriale di diversificazione orientata allo sviluppo dell’attività agricola e la vitalità delle zone rurali.

Nel NNella dichiarazione di Cork 2.0 del 5 e 6 settembre 2016  “Una vita migliore nelle aree rurali” viene ribadito il ruolo essenziale delle aree rurali per l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile  delle Nazioni Unite al 2030 capace di coniugare crescita economica e sostenibilità

Non vi è dubbio che -sottolinea Anabio-  il raggiungimento di tali obiettivi si realizza soltanto con un netto cambiamenti di paradigma produttivo, da specializzato e frammentato ad olistico.

Di fronte a questi scenari l’agricoltura biologica avrebbe dovuto rappresentare nella programmazione di ogni Piano di sviluppo rurale, attraverso la Misura (11) il perno principale sul quale fare leva per imprimere una elevata velocità di cambiamento e rinnovamento verso il nuovo paradigma produttivo agricolo efficiente e sostenibile.

Questa opportunità non è stata colta in nessuna delle Regioni italiane facendo registrare significative divergenze tra le varie realtà sia per quanto riguarda il ruolo attribuito dell’AB nella programmazione generale che per la quantità di risorse assegnate in primis  alle Misure 10 e 11.

La mancata possibilità di muoversi in un ordinamento istituzionale realmente coordinato tra Stato e Regioni -spiega Anabio-  ha reso l’impresa molto problematica ed evidenziato in molte regioni palesi contraddizioni a partire dall’adozione di  misure per l’agricoltura integrata che hanno provocato verso gli imprenditori biologici in molti casi il così detto “effetto spiazzamento” nonché la fissazione di requisiti eterogenei tra regioni che hanno finito col provocare una sostanziale distorsione della concorrenza tra produttori.

Sicuramente –sostiene Ananbio- si è trattato di un occasione persa anche in considerazione delle straordinarie potenzialità produttive dell’Italia per l’agricoltura diversificata e di qualità e per l’imponente attenzione e attrazione dei consumatori verso le produzioni biologiche e i territori sostenibili (Biodistretti e Parchi)

Se si vuole veramente far diventare i proclami e gli obiettivi delle Istituzioni globali, comunitarie, nazionali e regionali, concrete realtà allora dobbiamo chiedergli un reale impegno politico e l’impiego d risorse sufficienti a sostenere lo sviluppo di piccole imprese di agricoltori e contadini per realizzare la conversione all’agricoltura biologica e all’agroecologia.

Tutto ciò -conclude Anabio- è reso ancora più urgente dalla presenza sugli scenari globali di gruppi multinazionali del food e della Grande Distribuzione Organizzata   impegnate con un sorta di accordo tacito a fornire ai cittadini prodotti agricoli con prezzi bassi e fissi ad esclusivo scapito del mondo della produzione agricola.

Fonte: Cia