Alpeggi comunali, interviene la prefettura di Sondrio
Gestione degli alpeggi e tenuta del sistema in Valtellina. Questi i temi affrontati dal prefetto di Sondrio Salvatore Rosario Pasquariello che ha interessato i sindaci della provincia per sottolineare l’importanza della deliberazione della giunta regionale della Lombardia sulle “Linee guida per la gestione delle malghe e l’esercizio dell’attività d’alpeggio”.
Viene infatti riconosciuta alle malghe una fondamentale valenza sociale e ambientale e ai conduttori il ruolo di custodi del territorio e delle tradizioni locali, oltre che di produttori di servizi. Tuttavia l’offerta economica da parte dei conduttori è diventata il solo elemento necessario ed essenziale per aggiudicarsi l’alpe mentre, di converso, non si è tenuto conto della gestione delle superfici e delle strutture, molte delle quali ammodernate con soldi pubblici, determinando un depauperamento delle superfici pascolive e delle costruzioni.
Il prefetto ha quindi chiesto ai sindaci di valutare l’opportunità di recepire le indicazioni regionali, considerando che l’attività d’alpeggio svolge un ruolo prezioso in termini di manutenzione e valorizzazione del territorio e utilizzo sostenibile delle terre alte, e anche di conservazione degli habitat alpini e della loro biodiversità.
Gestione degli alpeggi comunali – lettera del Prefetto sulle linee guida della Regione Lombardia
Il Prefetto, dopo aver ricevuto una nota dalla segreteria provinciale della Coldiretti Sondrio – con la quale sono state rappresentate le preoccupazioni per la situazione relativa agli alpeggi e per la tenuta del sistema in Valtellina – ha interessato i Sindaci della provincia (allegato n. 1) soprattutto per sottolineare l’importanza della deliberazione della Giunta regionale della Lombardia del 4.2.2019 – n. XI/1209 (BURL n. 7 dell’11.2.2019), avente ad oggetto “Linee guida per la gestione delle malghe e l’esercizio dell’attività d’alpeggio”.
La Coldiretti ha fatto presente che in Valtellina gli alpeggi rappresentano circa il 60% delle superfici pascolive della Regione Lombardia e che negli ultimi 15 anni i canoni degli affitti sono cresciuti con valori da 5 fino a 20 volte rispetto a quelli degli anni 2000 a causa dell’aumento della domanda da parte di nuovi agricoltori interessati anche ad utilizzare la possibilità di attingere ai contributi previsti dalle norme vigenti (titoli PAC e misure PSR).
Viene evidenziato che l’offerta economica è diventata il solo elemento necessario ed essenziale per aggiudicarsi l’alpe, mentre di converso non si è tenuto conto della gestione delle superfici e delle strutture (molte delle quali ammodernate con soldi pubblici), determinando un depauperamento delle superfici pascolive e delle costruzioni.
Molti alpeggi vengono ora “caricati” con animali asciutti, equini e ovi- caprini che vengono “monticati” per i soli giorni necessari per adempiere gli obblighi del contributo.
Venendo meno la possibilità di salire in alpeggio vengono a mancare i cardini della multifunzionalità alpina: mantenimento del territorio da parte delle aziende locali che spesso legavano la propria sopravvivenza aziendale alle produzioni estive, mancanza di superfici per le produzioni locali (Bitto, Casera, burro d’alpe in primis), depauperamento del territorio attraverso animali non adatti alla monticazione (razze da carne, equini), che non portano nulla al territorio e rovinano il cotico erboso.
In base alle linee guida (allegato n. 2), i proprietari pubblici:
riconoscono alle alpi/malghe una fondamentale valenza sociale e ambientale e ai conduttori il ruolo di custodi del territorio e delle tradizioni locali, oltre che di produttori di servizi;
provvedono alla loro concessione/affitto attraverso bandi finalizzati al perseguimento della migliore convenienza economica in relazione alla valorizzazione integrata e multifunzionale delle alpi/malghe, dando forza particolarmente a quelle realtà locali che appaiono realmente promettenti, a cui si riconoscono potenzialità importanti da far emergere e sostenere;
-sostengono, incentivano e incoraggiano, anche attraverso appropriate disposizioni contrattuali e di capitolato generale, le attività d’alpeggio orientate a:
1) valorizzare le produzioni locali e tipiche di qualità, ottenibili con tecniche di allevamento tradizionali o innovative, compatibili con le esigenze di conservazione della natura al fine di conseguire attraverso i prodotti un maggior valore aggiunto;
2) conservare la natura ed il paesaggio per le ricadute d’interesse sociale generale;
3) stimolare negli alpeggiatori una maggiore consapevolezza del valore del patrimonio in gestione, affinchè venga sempre più percepito come risorsa e come tale diventi capace di generare nuova imprenditorialità;
– gli enti gestori delle aree protette, con gli operatori turistici e culturali del territorio differenziate in base alle caratteristiche degli ambienti naturali e paesaggistici, dei fattori di pressione e della percezione dei diversi attori al fine di superare gli interessi in apparente conflitto fra loro e perseguire obiettivi comuni.
La Regione Lombardia ha altresì approvato con Decreto del Dirigente del Servizio (D.d.s. del 13 marzo 2019, n. 3341 – BURL n. 12 del 19 marzo 2019) (allegato n. 3), la modulistica per la concessione/affitto delle malghe, con una serie di parametri per la buona gestione e la valorizzazione del territorio montano rispetto all’offerta economica, nella convinzione che lo sviluppo dell’attività agricola montana abbia positivi effetti di natura ambientale nonché di carattere produttivo ed economico a beneficio di tutti.
Il Prefetto ha infine chiesto ai Sindaci di valutare l’opportunità di recepire le indicazioni regionali, atteso che l’attività d’alpeggio svolge un ruolo prezioso in termini di manutenzione e valorizzazione del territorio e utilizzo sostenibile delle terre alte, nonché di conservazione degli habitat alpini e della loro biodiversità.
Fonte: Ministero dell’Interno