È noto da tempo immemore il ruolo come vettore di microrganismi patogeni sostenuto dalla mosca domestica (Musca domestica L. 1758). Le attenzioni dell’allevatore, tuttavia, ricadono quasi in via esclusiva sul comportamento molesto esercitato dalle mosche sugli indifesi animali nelle strutture zootecniche (Birkemoe e Sverdrup -Thygeson, 2011). Tale fastidio non è certo trascurabile: i soggetti, sempre più irrequieti, finiscono per ammassarsi in determinate aree, si dimenano e scalciano, soprattutto nel momento della mungitura, rischiando ferite o abrasioni, il tutto nel tentativo di ribellarsi ai fastidi provocati dai minuscoli insetti. Purtroppo, un disegno ben più oscuro è tramato dalle mosche all’insaputa dell’allevatore, che si manifesta subdolamente con l’atto di propagazione indefinita di batteri, miceti (funghi), virus, protisti e tutta una serie di microrganismi responsabili di turbe morbose a carico dei mammiferi. Questi fenomeni non sono sempre visibili in allevamento ma certamente, come si apprenderà in seguito, un riflesso negativo sui bilanci aziendali nel lungo periodo sarà la dimostrazione dell’incontrollata proliferazione di mosche e mosconi (Learmount et al., 2002).

Una recentissima pubblicazione scientifica premia con lo scettro di infestante maggiormente diffuso al mondo proprio la Mosca domestica. Tale premio, se associato alla capacità dell’insetto di veicolare oltre un centinaio di patogeni responsabili di malattie a carico di animali e dell’uomo, dipinge uno scenario non propriamente felice per la zootecnia. Giusto per annoverare qualche malattia, possiamo citare, a titolo di esempio, la diarrea infantile, l’antrace, il colera, oftalmie oculari, dissenterie acute, il Tifo e la Tubercolosi; per non parlare di uova di elminti e protozoi come rilevano Adenusi e Adewoga in un lavoro del 2013.

Ambiente e temperatura

Diffusa fin dai tempi della pastorizia, la mosca domestica frequenta gli allevamenti di tutto il globo (Birkemoe e Sverdrup-Thygeson, 2011) dove trova alimenti in abbondanza e soprattutto pabula per la deposizione delle uova, identificati in oltre 50 matrici. I fattori che inducono le femmine ad effettuare la deposizione delle uova in un determinato sito sono il calore emesso dalla massa ed i gas fermentanti (Tremblay, 1997). Con “massa” si identificano non solo le deiezioni solide degli animali ma anche altri rifiuti organici ammassati negli agglomerati urbani. Lo svolazzare delle mosche nelle strutture zootecniche e nelle adiacenze comporta la contaminazione di acqua e mangimi con i germi veicolati sul loro corpo.

In condizioni naturali, le attività delle mosche comuni si concentrano nelle ore diurne e sono influenzate da fattori quali la temperatura, l’umidità, l’intensità della luminosità, le correnti e la pressione atmosferica (Thomas e Jespersen, 1994). In presenza di luce artificiale durante la notte, le attività trofiche delle mosche non si interrompono, moltiplicando fastidi e rischi di contaminazione dei vari substrati (Robinson, 2005). A proposito di temperature, l’ottimo per la mosca domestica rasenta i 30°C mentre perde completamente la capacità di deambulare con temperature inferiori ai 4°C. L’intervallo di sopravvivenza è compreso tra -10°C e 50°C; tuttavia in prossimità di questi due estremi termici la sopravvivenza si riduce a 3 ore (Thomas e Jespersen, 1994). Non è raro, pertanto, rilevare esemplari adulti, benché molto vulnerabili, anche in pieno inverno all’interno dei contesti zootecnici. Le larve, infatti, sopravvivono tranquillamente nel letame durante i rigori invernali e, a seguito dell’elevato potenziale riproduttivo della specie, in primavera da pochi adulti potrà derivare una numerosa popolazione, in grado di riprodursi durante i mesi caldi (Tremblay,1997; Robinson, 2005).

Il ciclo biologico della mosca

Il ciclo biologico della mosca implica i seguenti passaggi: uovo, larva di prima, seconda e terza età, pupa e infine adulto o Immagine. Il transito per lo stadio larvale, completamente diverso per morfologia dall’esemplare adulto, definisce Olometabolo lo sviluppo dell’insetto.

M. domestica e tutti i suoi simili appartengono all’ordine entomologico dei Ditteri che raggruppa insetti con un paio di ali membranose particolarmente confacenti al volo e un paio di ali modificate, definite “bilancieri”, che permettono le classiche acrobazie in volo dell’insetto più famoso in assoluto (Noorman, 2001).

L’adulto, provvisto di apparato boccale di tipo lambente-succhiante (Pagani et al, 2010), si nutre due o tre volte al giorno prevalentemente di sostanze zuccherine e proteiche recuperate da sorgenti liquide o tuttalpiù semi-solide (Iqbal et al. 2014). Sempre a titolo di esempio, si riportano sterco di animali, sudore, immondizia e matrici in decomposizione come alimenti elettivi, nonostante non siano disdegnati sciroppi, carni, brodo, latte e altri alimenti.

In quanto a potenzialità riproduttive, ogni femmina produce dalle 75 alle 150 uova per deposizione. Presto fatti i conti se si considera che in media depongono 5 o 6 volte (Rozendaal, 1997; Tremblay, 1997; Noorman, 2001; Moon, 2009). In una sola mezza giornata, con temperature attorno all’ottimo, dall’uovo esce una larva famelica di circa 3 millimetri di lunghezza, che si insinua sotto i primi centimetri di sterco per nutrirsene avidamente. Una moltitudine apparentemente invisibile di larve quindi si muove sotto i primi strati di letame, noncurante dell’uomo e degli animali. Questi ultimi, col loro calpestio, possono certamente ridurre la popolazione infestante, ma furbescamente le larve colonizzano i perimetri interni degli edifici dove non si verifica calpestio e dove le deiezioni non vengono asportate. Le larve si presentano di colore biancastro, lucide, prive di zampe e con un capo affusolato caratteristico. Dopo sole 36 ore la larva è lunga 8-9 millimetri e può convertirsi nel penultimo stadio: la pupa. Si tratta di un semplice barilotto di colore scuro al cui interno l’adulto si prepara a compiere la più importante e delicata delle trasformazioni. Questa trasformazione può richiedere fino a cinque giorni. Si desidera ribadire come ogni sostanza organica in decomposizione possa rivelarsi idonea allo sviluppo delle larve delle mosche purché con un grado di umidità compreso fra il 40% e 80%.

L’adulto non vola da subito, quindi racimola batteri, funghi e virus (Deakpe et al. 2018) dalla superficie per disseminarli quando sarà in grado di spiegare le ali e librarsi (Adenusi e Adewoga 2013b).

Perchè parlare di Biosicurezza

In questo scenario verrebbe da chiedersi se il problema di maggiore rilevanza siano le mosche oppure i microrganismi. Secondo illustri esperti sarebbero proprio i microrganismi veicolati meccanicamente dalle mosche allo stadio larvale e adulto ad essere meritevoli delle maggiori attenzioni (Moon, 2009). Per questo motivo, nelle aziende moderne si discute oggi di Biosicurezza, ovvero di tutte quelle misure che se messe in atto sistemicamente prevengono l’insorgenza e la diffusione di malattie.

Per tali motivazioni i piani di controllo delle mosche rientrano attivamente nei capitolati di Biosicurezza di ogni realtà zootecnica.

Debellare il problema delle mosche evade ampiamente l’utopistico, e tutte le manovre di prevenzione oggi disponibili non sono capaci di contenere una pullulazione così elevata di infestanti. D’altronde, visti i numeri relativi alla deposizione di una singola femmina di mosca adulta, appare impensabile scongiurare ogni focolaio larvale per quanta energia venga investita in pulizie e rinnovo delle lettiere.

I moderni sistemi di ventilazione sembravano avere agevolato la situazione ma le aree dove non si manifestano tumultuose correnti d’aria coincidono con un’elevata densità di insetti.

Come intervenire?

Giunti a questo punto occorre identificare un’efficace strategia preventiva che miri a salvaguardare la biosicurezza aziendale. Risulta evidente, statistiche alla mano, come le strategie difensive debbano mirare alla popolazione larvale. In primis poiché sono noti gli ambienti di proliferazione e, in secundis, perché non volando sono più facilmente vulnerabili.

Gli insetticidi con bersaglio le larve sono chiamati larvicidi. Quelli oggi disponibili sul mercato non sono certamente di recente scoperta: sinonimo di affidabilità e di impotenza delle larve nello sviluppare resistenze. Ciromazina e S-metoprene sono due sostanze attive definite IGR (Insect Growth Regulator, Regolatori della Crescita degli Insetti) che intervengono sullo stadio giovanile dell’insetto bloccandone rapidamente lo sviluppo. Tali sostanze attive risultano altamente selettive, in modo tale da non interferire con gli insetti utili o avere ripercussioni negative sulla salute di animali e uomo (Dhadialla et al., 2005).

Con l’applicazione ragionata dei larvicidi direttamente sui substrati di proliferazione, identificati come si è visto nello sterco animale in fermentazione, si arriva ad un controllo efficace della popolazione infestante in tempi brevissimi. Considerando il 100% l’intera popolazione di mosche, rappresentata da uova, larve, pupe e adulti, meno del 30% è composto dagli adulti liberi in volo (Süss e Locatelli, 2001). Un’alternativa agli ingredienti chimici è rappresentata dal lancio di insetti utili, chiamati parassitoidi, che dovrebbero rilevare la presenza delle pupe al suolo per iniettarvi all’interno il proprio uovo. Tra i parassitoidi rientrano insetti appartenenti all’ordine degli Imenotteri e alla famiglia Pteromalidae (Rueda e Axtell, 1985a; Rueda e Axtell, 1985b; Greene et al., 1998). Questi metodi di lotta larvale, chimici ed etologici, possono essere anche integrati tra di loro.

Gli insetti adulti superstiti vengono neutralizzati con moschicidi specifici in cui l’insetticida è coniugato con delle sostanze attrattive per migliorarne l’efficacia. I trattamenti adulticidi vanno ponderati nel tempo e nello spazio per evitare inutili sprechi di prodotto. Gli “adulticidi”, come vengono chiamati volgarmente, dovrebbero essere destinati a superfici non assorbenti a elevata densità di mosche, possibilmente ripulite dalla polvere e dallo sporco. Un’alternativa è l’installazione di pannelli appositi di colore giallo che offrono un’adeguata superficie di contatto visibile agli insetti. Sul pannello i prodotti possono essere applicati via spray oppure attraverso pennellature, generalmente ritenute più efficaci. Una delle sostanze attive costitutrici degli adulticidi maggiormente utilizzati è l’Azametifos (Azamethiphos), un fosforganico che agisce su tutte le specie di muscidi con duplice modalità: contatto ed ingestione. Gli effetti di questi trattamenti si prolungano da due a tre settimane, in dipendenza dalla formulazione, dall’umidità, dall’esposizione alla luce solare, dalla polverosità presente sulla superficie e da altri fattori ambientali. Normalmente ogni 20 giorni si conduce il trattamento larvicida mentre l’applicazione degli adulticidi segue una sua logica in funzione delle condizioni ambientali. Tuttavia, se la lotta larvicida viene condotta in maniera diligente non vi sarà alcun problema nel contenimento degli adulti con le formulazioni dedicate.

Benché classici interventi di lotta diretta alle mosche, questi trattamenti insetticidi risultano ad oggi i più affidabili, concreti e pratici. Prima di giungere alle cure di mastiti, ferite agli arti per calci, congiuntiviti e altre problematiche attraverso antibiotici o altri farmaci, è opportuno pianificare una lotta agli infestanti in maniera efficace e sistematica da marzo a ottobre (almeno). Attraverso semplici manovre, eseguibili da chiunque in azienda, si potrà mantenere elevato il livello di biosicurezza e scongiurare perdite produttive e inutili costi per le terapie.

 

“Musca domestica acts as transport vector hosts”, Ragaa Issa

Musca domestica is the most common flies all over the world. More than 100 pathogens may cause diseases in human and animals. Houseflies transmitted helminthic eggs, protozoa cysts and trophozoites, bacteria fungi, and virus by mechanical transmission through its vomits or excreta. Musca domestica lives closely with humans and domestic animals, and often found in areas of human activities such as restaurants, hospitals, food centers, food markets, fish markets, and slaughterhouses.

 

 

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