In realtà non si chiamerebbe Fiera di Cremona ma Fiera internazionale del Bovino da latte, ma a noi che a vario titolo ci occupiamo di vacche piace chiamarla così, e lo facciamo da 72 anni.
Questa è una fiera importante nel mondo perché esistono solo tre fiere specializzate in bovine da latte e serve anche ad esibire il nostro saper fare nella selezione genetica e nelle innumerevoli cose che servono in allevamento e per trasformare il latte.
Il format delle fiere sta cambiando, come sta cambiando radicalmente la comunicazione, il marketing e il commercio. Abbiamo voluto chiedere al nuovo direttore di Cremona Fiere il suo pensiero su questa manifestazione.
Dott. De Bellis la governance dell’Ente Fiera di Cremona di quest’anno si è profondamente rinnovata ce ne può parlare?
Come previsto abbiamo avuto il cambio della presidenza e del consiglio d’amministrazione la cui volontà è quella di migliorare sempre di più il livello qualitativo dell’offerta fieristica per soddisfare l’interesse di operatori altamente qualificati e fornire strumenti di marketing collettivo concreti ed efficaci. Ovviamente questo corrisponde a mettere a disposizione un servizio a tutto il settore agro-zootecnico, che trova Cremona al centro della produzione zootecnica nazionale, oltre che il luogo in cui è rappresentato il profondo know how dell’allevamento d’eccellenza. Il confronto internazionale è fra le priorità, consapevoli che le nostre aziende hanno bisogno di trovare nuove opportunità di business, ma allo stesso tempo tutti gli attori della filiera devono confrontarsi con le esperienze degli altri mercati. Mi riferisco sia alla domanda sia all’offerta. La crescita e il miglioramento passa attraverso la condivisione, per questo una delle mission della fiera è quella di riunire una community di operatori altamente qualificati, dall’allevatore al trasformatore, dal ricercatore al tecnico, dall’istituzione all’associazione. Per dirla in breve, la fiera è un patrimonio a disposizione del settore e noi lavoreremo affinché gli operatori nazionali e internazionali trovino a Cremona le risposte alle loro necessità.
Sta profondamente cambiando nel mondo la mission delle fiere. Dopo 72 edizioni e quindi 72 anni della Fiera Internazionale del bovino da latte cosa cambierà in questa che è la 73esima edizione?
La Fiera Internazionale del Bovino da latte è giunta alla 73a edizione e da qualche anno le abbiamo affiancato altre filiere: suina, avicola, energie rinnovabili da fonte agricola e prima trasformazione del latte, e quest’anno anche il trattamento delle acque. Questo cluster fieristico l’abbiamo denominato Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. Questo è stato un primo segnale alle aziende del settore che trovano a Cremona l’unica manifestazione specializzata in zootecnia. La specializzazione passa anche attraverso la storicità, 72 anni di storia non sono pochi, ma non bastano, per questo mettiamo a disposizione del settore da un lato soluzioni concrete ed efficaci con modelli d’allevamento e soluzioni tecniche all’avanguardia di cui sono protagonisti i nostri espositori e gli allevatori, dall’altro abbiamo rinnovato la fiera facendola anche diventare l’evento in cui tante professionalità nazionali e internazionali si incontrano e si scambiano conoscenza ed esperienza. Per mettere meglio a fuoco questo nuovo approccio abbiamo creato l’Agrinnovation Summit, un evento condiviso con le principali realtà della ricerca e dello sviluppo di prodotti, come ad esempio: CREA, CRPA, AITA, Università Cattolica, Politecnico di Milano, Università di Brescia, Centro di Ricerca di Wageningen, School of Agriculture and Food Science University College Dublin, che presenteranno le migliori soluzioni oggi disponibili per l’allevamento e soprattutto daranno uno sguardo sul futuro. La fisicità delle innovazioni sarà rappresentata anche dalle numerose novità che presenteranno le aziende e dalle tecnologie realizzate dalle start-up, che per propria natura hanno un approccio innovativo, di cui il settore ha tanto bisogno.
Per essere sintetici, la storicità ci aiuta a capitalizzare il profondo know-how dell’allevamento d’eccellenza che è molto ben rappresentato a Cremona passando attraverso l’esposizione di soluzioni all’avanguardia e alle mostre zootecniche, ma nello stesso tempo dobbiamo vedere cosa ci chiede il mercato oggi, e soprattutto domani, quindi riuniamo il mondo della ricerca e dello sviluppo.
Da sempre la Fiera di Cremona è annoverata tra le tre fiere più importanti del mondo della bovina da latte ed è l’unica in Italia. Come prevede sarà la presenza degli stranieri?
La fiera del bovino da latte, come la chiama lei, è un punto di riferimento per gli operatori che cercano di avere una visione sul futuro del settore e che hanno bisogno di capire concretamente le soluzioni a disposizione per le loro aziende. Ce lo dimostra l’interesse che stiamo riscontrando dagli operatori internazionali. In questo contesto il mercato italiano è una componente importantissima, ma noi lavoriamo affinché la fiera fornisca risposte utili anche agli operatori internazionali, che trovano a Cremona la rappresentazione di un modello produttivo d’eccellenza. Per fare questo promuoviamo la nostra manifestazione in diversi paesi, dal nord Europa al nord Africa, dall’est Europa al sud America. Inoltre siamo all’interno del programma del Ministero come portatori del Made in Italy in ambito zootecnico e quindi in un programma di promozione internazionale dell’Italian Trade Agency con il quale abbiamo già definito la presenza di 16 delegazioni ufficiali da 16 paesi.
I consumi del latte e di alcuni suoi derivati sono ormai da qualche anno in crisi mentre sembrerebbe dai “numeri” che produzione e consumi dei formaggi a denominazione siano in crescita, soprattutto grazie all’export. Sarà presente in Fiera il mondo della caseificazione?
Certamente. A Cremona abbiamo sempre rappresentato tutta la filiera della produzione del latte. Da qualche anno, con Expocasearia prima, e con il Milk Village successivamente, abbiamo voluto sottolineare l’importanza di una filiera d’eccellenza per un prodotto finale di alta qualità e dall’elevato valore aggiunto, che i mercati internazionali ci riconoscono. Anche per questo motivo la prima trasformazione ha trovato la sua naturale collocazione in fiera. La prima trasformazione rappresenta un’importante integrazione di reddito per l’allevatore che vuole approcciarsi anche a questo business, ma anche una vera e propria attività imprenditoriale per chi decide di sfidare i mercati con produzioni d’alta qualità.
Ci può anticipare qualche novità per l’edizione 2019?
Il 2019 avrà sicuramente alcune novità sulle quali stiamo già lavorando. Non posso sbilanciarmi troppo, ma posso dirle come ci muoviamo. La nostra missione è raccogliere le informazioni e le necessità del mercato per poter fornire strumenti utili ed efficaci sia per gli affari, sia per un confronto costruttivo e di crescita per il settore. L’obiettivo è innescare un meccanismo virtuoso che si basa sull’incontro fra professionalità. Oggi il mercato cambia molto velocemente ed è condizionato da numerose variabili tra cui: la tecnologia, le normative, i finanziamenti, le nuove richieste internazionali. Per questi motivi il nostro lavoro deve essere costante durante l’anno e dobbiamo fornire servizi e soluzioni per la richiesta attuale, ma con grande attenzione per poter dare una visione sul futuro. Quindi il 2019 rappresenta una tappa del percorso che abbiamo tracciato all’insegna dell’innovazione applicata in zootecnia e dell’aggregazione della community… per ora non posso aggiungere altro.