Cooperare ha vantaggi e svantaggi, ma in qualche occasione risulta fondamentale per tutta una serie di motivi. Ed attualmente è un argomento di vivace dibattito tra i legislatori europei, che si rivolgono alle figure industriali e alla ricerca per capire come gli agricoltori interagiscono tra loro e attraverso quali modelli di cooperazione. L’obiettivo del meeting di ieri pomeriggio, in Commissione AGRI del Parlamento Europeo, è stato proprio quello di capire aspetti peculiari, vantaggi e svantaggi, punti di miglioramento della cooperazione tra produttori primari per il rafforzamento della loro posizione all’interno della catena alimentare, con una particolare attenzione al settore lattiero-caseario.

Tra i relatori rappresentanti di settore era presente anche Robert Zampieri, direttore amministrativo di Bergmilch Südtirol, che ha portato la cooperativa come esempio per la filiera lattiero-casearia. Per l’Alto Adige questo tipo di cooperative sono uno strumento molto utile sotto più punti di vista, poiché si tratta di zone montane dove le aziende che producono latte sono tante e di dimensioni ridotte (il 16% delle aziende ha meno di un ettaro di terra), con una discreta percentuale (20%) di agricoltori over 65 e una bassa percentuale (16%) di giovani agricoltori. Una difficoltà è legata alle forti pendenze dei terreni in alcune zone, che rendono difficoltoso l’intervento di ammodernamento delle strutture per migliorare la sostenibilità degli allevamenti. La raccolta del latte nelle zone montane è condotta quotidianamente, e non si può razionalizzare, ma ha il vantaggio di garantire latte molto fresco per il consumatore finale. Si tratta però sempre di un onere molto elevato. I punti di forza sono nel margine di trasformazione del latte in prodotti lattiero-caseari, riuscendo a coprire ampiamente la gamma di prodotti derivati del latte anche fuori regione, con un’ottima reputazione. Ci sono molte sfide da affrontare per una cooperativa del genere, come la parte più commerciale, la sostenibilità che richiede costi molti alti e che è difficile da comunicare all’agricoltore over 65 in modo che la faccia propria anche con investimenti, e soprattutto l’aspetto di comunicazione del prodotto al consumatore finale con azioni di marketing. Un vantaggio riconosciuto dalla GDO è l’origine specifica dei loro prodotti. Per la cooperativa i costi da sostenere per la raccolta di latte in zone montane sono molto alti, ma il vantaggio di avere allevatori in queste aree ricade a favore del presidio del territorio. La capacità visionale di questi agricoltori è molto bassa, non supera i 2/5 anni. Zampieri ha concluso la sua presentazione facendo alcune raccomandazioni alla Commissione AGRI: chiede che sia considerato un programma operativo per la produzione di latte nelle aree montane sulla base delle organizzazioni comuni di mercato simili a quelle create per il settore ortofrutticolo, stabilendo dei requisiti minimi. Le difficoltà di accesso ai mercati dei paesi terzi per le cooperative esistono, ed è per questo che servirebbe maggiore sostegno da parte dei legislatori al fine di superare gli ostacoli esistenti. Anche la parte relativa alla comunicazione al consumatore, che sono gli stessi produttori a dover sostenere, dovrebbe in qualche modo essere considerata nel bilancio agricolo dell’UE. Zampieri ha fatto appello agli eurodeputati affinché prendano in considerazione tali richieste, tenendo presente che le zone montane, e le zone di periferia in generale, esistono in tutta l’Unione Europea.

L’intervento successivo ha dato maggiore rilievo all’imminenza della Brexit, che anticipa il proprio avvenimento con un sentimento di incertezza e speranza in accordi saldi e precisi tra le varie parti interessate, soprattutto per l’Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Ne ha parlato William Irvine, del Dairy Committee Chair of the Ulster Farmers Union (Regno Unito), che ha discusso anche di come è strutturato il sistema di cooperative in Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda.

L’esempio italiano di cooperativa è stato dato anche da Domenico Annicchiarico, presidente della Cooperativa Agricola Pomgrana di Grottaglie (TA), che, nasce con l’esigenza di differenziare la melagrana rispetto al più semplice prodotto agricolo.

Non è mancato in confronto con il mondo accademico, grazie alla presenza di un ricercatore dell’Università di Wageningen, Michiel van Galen, che rileva riduzione dei rischi, possibilità di condivisione di spazi per lo stoccaggio, unione di risorse per la forza vendita, stabilizzazione dei prezzi, rafforzamento della coesione sociale, riduzione dei costi come alcuni dei vantaggi della cooperazione tra agricoltori.

Una richiesta molto sentita è quella di maggiore sostegno da parte dell’UE per questo tipo di iniziative, che possono rafforzare la base della filiera alimentare, con molteplici vantaggi a cascata per le zone nelle quali vive la maggior parte degli attori di questa fascia produttiva, in termini di presidio del territorio, occupazione lavorativa, coesione sociale, promozione di comuni interessi.

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