Il Bilancio del 2020 nell’ormai consueto appuntamento della Giornata del Mais organizzata dal CREA Cerealicoltura e Colture Industriali.
Buona la performance per il 2020 del mais, nonostante la crisi investa il settore da alcuni anni. La produzione, infatti, è in ripresa anche se ancora lontana da quella di inizio decennio. Un contributo assai rilevante è stato assicurato dall’intensificarsi delle attività di ricerca e sperimentazione, che ha portato ad innovazioni relative alla maiscoltura di precisione e alle nuove tecnologie genetiche di evoluzione assistita per un miglioramento varietale al passo con l’agricoltura del futuro. Fondamentale è anche l’attenzione da parte delle politiche agricole comunitarie, come dimostra la recente misura a sostegno della filiera del mais per oltre 8 milioni di euro.
Questo, a grandi linee quanto emerso dalla giornata del Mais, l’ormai tradizionale appuntamento annuale organizzato dal CREA Cerealicoltura e Coltura Industriale a Bergamo per fare il punto sulla stagione maidicola appena conclusa. Il tema di quest’anno è la sostenibilità ambientale che, per quanto riguarda la produzione di granella di mais – valutata tramite l’utilizzo dell’LCA (Analisi del Ciclo di Vita) – rimarca l’impatto significativo della fertilizzazione azotata, che se abbondante riduce la sostenibilità ambientale. Un altro elemento essenziale per la crescita delle rese è la qualità sanitaria della granella, in quanto le condizioni meteoclimatiche favorevoli della scorsa stagione hanno consentito di ottenere raccolti di buona qualità e sanità, con livelli di fumonisine e aflatossine inferiori rispetto alle annate precedenti. Recentemente la Direzione generale della Commissione Europea sulla Salute e la Sicurezza alimentare (DG SANTE) ha proposto di abbassare i limiti di contaminazione da DON e T2/HT2 (entrambe micotossine) per i cereali e i relativi derivati sia per l’uso umano che zootecnico), anche se i dati del monitoraggio svolto dal CREA Cerealicoltura e Colture Industriali su mais e frumento tenero evidenziano come un’ulteriore riduzione dei limiti per il DON non sia nell’immediato sostenibile, né dal punto di vista tecnico né da quello del mercato.
“Connettere la sostenibilità ambientale alla competitività e alla remunerazione per le aziende è la chiave per il futuro della maiscoltura italiana” ha affermato Nicola Pecchioni, Direttore del Centro di Cerealicoltura e Colture Industriali. “Questa coltura ha già una straordinaria efficienza fotosintetica – continua – ma dobbiamo lavorare attraverso lo studio e l’applicazione delle nuove tecnologie affinché si vinca la sfida di coniugare genetica e tecniche agronomiche per garantire un’alta produttività e un basso impatto ambientale“.
Fonte: CREA