Su Ruminantia abbiamo più volte affrontato l’argomento dei residui di sostanze indesiderate nel latte, ad esempio nell’articolo “Residui di antibiotici nel latte destinato alla trasformazione: quando si supera il limite“.
Dal report del Piano Nazionale Residui (PNR) del Ministero della Salute, riferito al 2018, emerge che ben il 99.9% degli alimenti di origine animale analizzati (26.377) risulta privo di sostanze non autorizzate, anabolizzanti e farmaci veterinari. Risultato analogo è stato riportato da EFSA per l’anno 2018 in un report da cui si evince che, su 657.818 campioni raccolti e analizzati nella Comunità europea (EU-28), ne risultano non conformi lo 0.3%, confermando il trend degli ultimi 10 anni (0.25-0.37%).
C’è tuttavia da precisare che quando si parla di “assenza di residui” non si intende l’assenza di un determinato contaminante, che può essere un farmaco veterinario, un agro-farmaco, micotossine o altro, bensì la conformità al Limite Massimo di Residui (LMR o MLR in lingua inglese), ovvero la quantità massima di residuo di un determinato contaminante consentita dalla legge, oppure una non rilevabilità strumentale. L’LMR delle varie sostanze farmacologicamente attive negli alimenti di origine animale è indicato nel regolamento UE n°37 del 2010.
A sollevare questo annoso dilemma è stata una recente indagine della rivista Il Salvagente, pubblicata sul numero di febbraio 2020 in un articolo dal titolo “Ombre sul latte” che personalmente ho commentato nell’articolo “Il Salvagente prende di mira il latte bovino“.
Questa rivista ha commissionato ad alcuni laboratori la ricerca di 24 principi farmacologici solitamente utilizzati nell’allevamento della bovina da latte in campioni di latte da bere prelevati a random sugli scaffali dei supermercati. Nessuno dei 21 campioni di latte analizzati ha superato, per le sostanze farmacologicamente attive ricercate, l’LMR ma nel 23.8% dei campioni è stato rilevato un anti-infiammatorio non steroideo (Meloxicam), nel 38% un anti-infiammatorio steroideo (Desametasone) e nel 14.2% un antibiotico (Amoxicillina). Gli autori dell’inchiesta di Il Salvagente, pur riconoscendo l’assoluto rispetto della legge di questi residui, si sono chiesti se la comunità scientifica sia proprio sicura che questi residui non siano in grado di indurre antibiotico-resistenza, d’interferire negativamente sul microbioma umano o di dare altri effetti collaterali.
Un altro dubbio sul così detto “residuo zero”, o meglio su concentrazioni di antibiotici al di sotto dell’LMR e a volte della rilevabilità strumentale, sono le possibili interferenze sull’attitudine casearia del latte. Ho trovato molto interessante e pratico lo studio condotto da Valentina Gamba, Giuseppe Bolzoni, Paola Monastero, Marina Nadia Losio e Paolo Daminelli, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dal titolo “Residui di antibiotici sulle colture lattiche del siero innesto e nel formaggio” pubblicato sul numero di Gennaio 2020 della rivista “Grana Padano Insieme” che alleghiamo.
Mettere in discussione gli LMR di alcune sostanze farmacologicamente attive non deve in alcun modo creare dubbi sul valore che l’uso di antimicrobici e anti-infiammatori ha sulla salute animale ma sul loro impiego. E’ ormai ovvio che degli antibiotici si deve fare un uso razionale, ossia somministrali solo se realmente servono, per il giusto tempo e nella giusta dose. Questa mentalità deve essere però acquisita anche nell’uso di altri farmaci, come gli antinfiammatori e le molecole ad effetto ormonale. Probabilmente è anche necessario rivedere alcuni tempi di sospensione e l’LMR di molti farmaci. L’evoluzione della spettrometria di massa e delle tecniche separative e le analisi multi-residuali permetteranno di rilevare residui di sostanze farmacologicamente attive e contaminanti fino a concentrazioni ora impensabili. Inoltre, un fascia crescente di consumatori, pur non ricercando prodotti biologici, sta orientando i propri acquisti verso prodotti privi di contaminanti, fatto di cui molte industrie e GDO stanno tenendo conto.
E’ disponibile qui l’articolo sopracitato: GRANA PADANO INSIEME GENNAIO 2020 pag.60-70