L’inchiesta di il Salvagente “Ombre sul latte, pubblicata sul numero di febbraio 2020 della rivista, sta creando e creerà non pochi problemi alla filiera del latte bovino italiano, per due ragioni. La prima è legata alla piaga dei titoli clickbait (titoli sensazionalistici), che mi piace davvero molto poco e che deve il suo successo al vizio collettivo di leggere solo il titolo, l’occhiello o tutt’al più il sommario di un articolo. Questo modo di scrivere ha l’unica finalità di aumentare il numero di lettori e non assolve al dovere civico del giornalismo d’informare. La seconda è il danno che ciò può fare ad un prodotto come il latte, così prezioso per la salute umana, in un momento come questo in cui faticosamente, e troppo lentamente, sta cercando una riqualificazione per arginare il crollo dei consumi.

L’inchiesta di il Salvagente si ispira in parte ad una ricerca di Luana Izzo ed altri (Università Federico II di Napoli e Università di Valencia), pubblicata sull’autorevole Journal of Dairy Science nel 2020 (103:1250-1260), in cui i ricercatori hanno analizzato 56 campioni di latte italiano con una nuova macchina dal nome Q-Orbitrap HRMS che ricerca simultaneamente moltissimi contaminanti del latte individuandoli a dosaggi bassissimi, ossia ben lontani dall’LMR (Limite Massimo Residuo). In questa ricerca non sono state trovate micotossine, mentre nel 49% dei campioni sono state rilevate e dosate sostanze farmacologicamente attive in un range di concentrazione compreso tra 0.007 e 4.53 ng/ml.

Prima di addentrarci nei risultati analitici dell’inchiesta di il Salvagente, è bene chiarire il significato di “assenza di contaminanti” e capire meglio cosa si intende quando si parla di residui di sostanze farmacologicamente attive negli alimenti di origine animale.

Nella carne e nel latte, anche umano, finiscono molti contaminanti presenti nell’ambiente che sono veicolati dal cibo, dall’acqua bevuta e dall’aria respirata. Quando si parla di “residuo zero”, o assenza di una determinata molecola, non s’intende la sua totale assenza ma la non rilevabilità strumentale o la sua presenza sotto il limite massimo di residui (LMR). Il regolamento (UE) n°37/2010 fornisce un elenco dettagliato della massima concentrazione ammessa del residuo di una determinata sostanza attiva presente in una alimento. Se l’analisi rileva una concentrazione di una sostanza, che può essere un contaminante chimico, un farmaco o un agro-farmaco, al di sotto dell’LMR indicato da questo regolamento, l’alimento è considerato sicuro e utilizzabile per l’alimentazione umana.

L’inchiesta di il Salvagente ha ricercato nel latte la presenza di 24 principi attivi farmacologici, solitamente utilizzati negli allevamenti di bovine da latte, trovando nel 57% dei latti analizzati residui di Meloxicam (antinfiammatori non steroideo=FANS), Desametasone (corticosteroidi) e Amoxicillina (antibiotico).


MELOXICAM

Il meloxicam, antifiammatorio non steroideo (FANS), è stato rilevato nel 23.8% dei campioni analizzati, ed in particolare in Carrefour Latte Intero Fresco (0.293 μg/kg), Esselunga Latte Intero Fresco di Alta Qualità (0.184 μg/kg), Ricca Fonte Intero UHT (0.019 μg/kg), Parmalat Zymil Alta Digeribilità Fresco (0.06 μg/kg) e LIDL Latte Fresco Intero (0.02). Tutti i valori riscontrati risultano conformi perché al di sotto del LMR di questa molecola.

DESAMETASONE

Il desametasone, un anti-infiammatorio steroideo (glucocorticoide di sintesi), è stato rilevato nel 38% dei campioni, ed in particolare in Coop Origine Latte Italiano Alta Qualità Fresco (0.141 μg/kg), Conad Qualità Latte Fresco (0.192 μg/kg), Granarolo Alta Qualità Fresco (0.199 μg/kg), Parmalat Puro Blu Microfiltrato (0.215 μg/kg), Carrefour Latte Parzialmente Scremato UHT (0.275 μg/kg), Eurospin Latte Alta Qualità Pascoli Italiani Fresco (0.237 μg/kg), Esselunga Latte Intero Fresco Alta Qualità (0.120 μg/kg), e Carrefour Latte Intero Fresco (0.289 μg/kg). Tutti i valori riscontrati risultano conformi perché al di sotto del LMR di questa molecola.

AMOXICILLINA

L’amoxicillina è un antibiotico ed è stato rilevato nel 14.2% dei campioni di latte. In particolare, risulta essere presente in Esselunga Latte Intero (1.568 μg/kg), nel Ricca Fonte Latte Intero UHT (1.654 μg/kg) e nel LIDL Latte Intero Fresco (1.123 μg/kg). Tutti i valori riscontrati risultano conformi perché al di sotto del LMR di questa molecola.

Conclusioni

  • L’inchiesta di il Salvagente conferma i ben più corposi risultati del Piano Nazionale Residui del MINSAN. Nel report 2018, dei 26.377 campioni di latte e carne analizzati, 26 sono risultati essere non conformi, ossia lo 0.1%.
  • Non sono state notate differenze tra il latte italiano e quello straniero, mentre solo nel 14.2% dei latti “a marchio” (1 su 7) non sono state rilevate sostanze farmacologicamente attive.
  • L’aspetto degli LMR ha sicuramente necessità di una profonda revisione scientifica per accertare in via definitiva se i residui di sostanze farmacologicamente attive al di sotto degli attuali LMR possono avere interferenze sul microbioma umano e nel favorire il fenomeno dell’antibiotico resistenza.

Infine, è necessario da parte del giornalismo d’inchiesta un uso più prudente del titolo, dell’occhiello e del sommario, e più in generale delle parole, per evitare irrazionali allarmismi che spesso mettono in secondo piano l’enorme importanza che ha l’andare a mettere il naso nei “sancta sanctorum”. Pur tuttavia, non si può ignorare che una parte della popolazione di difficile quantificazione non vuole che nei prodotti che consuma ci siano determinate sostanze, a prescindere dal fatto che ne sia dimostrata la pericolosità per la salute e dalla quantità presente.