Intervento del Presidente Conte alla XVIII edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto a Cernobbio alla presentazione del “Progetto Africa” in programma al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione promosso da Coldiretti.
Grazie davvero per l’invito, ringrazio il Presidente Ettore Prandini e il Segretario generale Vincenzo Gesmundo – ci siamo visti con loro da poco, a Bologna, e sono molto onorato di questo invito.
Saluto tutti gli illustri ospiti, in particolare il Presidente del Parlamento europeo Sassoli.
Ci tenevo molto ad esser qui, confesso che appena ho ricevuto l’invito ho subito aderito perché questo “Progetto Africa” è un progetto importante. È un progetto che nasce da privati, non nasce sotto l’egida della parte pubblica-politica però è un progetto strategico che ha chiaramente un rilievo politico e poi spiegherò perché.
Permettetemi però, prima di iniziare, di rivolgere un pensiero, visto che parliamo di Africa, di congratularmi ancora una volta pubblicamente con il premier etiope Abiy Ahmed Ali. Un Primo ministro che è stato insignito del Premio Nobel per la Pace. La ritengo una scelta davvero oculata, importante, che dà un significato chiaro ad un’iniziativa, a una persona, a un leader che ho conosciuto personalmente: sono stato il primo leader occidentale a volare in Etiopia, esattamente un anno fa, nel Corno d’Africa, per conoscerlo di persona e congratularmi allorché era stato firmato da pochissimo il primo trattato significativo per il processo di pace. Mi aveva colpito molto la sua iniziativa, avevo capito che era una figura, una persona che andava incoraggiata, e da lì è nato un rapporto personale di amicizia, ci siamo incontrati più volte. L’Africa ha bisogno di leader.
Agricoltura e alimentazione, sono questi i due macro-temi che animano questa conferenza all’interno della quale poi si colloca questo progetto. Sono, vedete, temi rispetto ai quali e settori di attività, verso cui questo Governo non può rimanere indifferente. Non solo perché l’agricoltura, il settore agro-industriale è una delle punte di eccellenza (anche il trend economico registra una crescita molto significativa) ma qui si addensano una serie di questioni e di tematiche, per esempio sicurezza alimentare e nutrizionale – nelle sue varie dimensioni, accessibilità, stabilità, utilizzo di cibo nutriente e sano, direi anche culturalmente appropriato, tutela dell’ambiente e delle biodiversità, sviluppo sostenibile e equità sociale.
Quindi vedete quante tematiche si incrociano, si intersecano, rispetto a una specifica attività economica, che non può essere solo limitata alla dimensione economica. C’é una dimensione culturale, una sociale, ci sono tantissime implicazioni. Per il sistema-Paese il settore è un pilastro, e se avete avuto la bontà di cogliere le caratteristiche di questo progetto politico che stiamo realizzando con questo Governo, comprenderete che questo pilastro è al centro della nostra azione. L’ho detto anche in occasione del segmento di Vertice, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a cui ho partecipato pochi giorni orsono a New York. Questo è un pilastro fondamentale della nostra azione politica.
L’Africa, come si colloca in questa azione di Governo? Io ho viaggiato tanto in Africa come Presidente del Consiglio quindi ho dimostrato concretamente l’importanza che l’Italia, e il Governo italiano, deve riservare al continente africano. Dobbiamo guardare all’Africa per un investimento crescente, ma non è solo un investimento economico ma è un investimento politico, sociale, quindi non solo finanziario. Dobbiamo lavorare, l’ho ripetuto più volte, a un nuovo modello di cooperazione, l’Italia deve essere leader in questo, superando quella tradizionale dicotomia tra Paesi donatori del Nord e beneficiari del Sud del mondo. L’italia deve superare quei modelli, che, attenzione, non sono del secolo scorso, sono ancora per buona parte imperanti. Modelli neo-colonialisti, dobbiamo invece lavorare a una cooperazione a un partenariato tra pari. L’Italia ha una tradizione, una sensibilità, è nel suo Dna un approccio rispettoso, inclusivo, che guardi alle reciproche opportunità. Si parlava prima, il Dott. De Filippi parlava di “atteggiamento predatorio“: ecco l’Italia deve rifuggire da atteggiamento predatorio, l’Italia deve lavorare a una politica estera che, uscendo dai retaggi del passato, guardi all’Africa, a una terra di opportunità e responsabilità per entrambi le parti. Di questo approccio l’Italia si è fatta già interprete, stiamo lavorando in questa direzione e porteremo questa sensibilità, e quindi sono molto contento che oggi ci sia il Presidente Sassoli, perché porteremo questa sensibilità, la stiamo portando, anche nell’Unione europea. E dovremo lavorare insieme perché si affermi a tutto tondo, perché non sia declamata solo in termini di principi e poi ci siano nei fatti atteggiamenti non conseguenti. Dobbiamo costringere tutti i Paesi a conformarsi a questo modello di cooperazione.
“Progetto Africa” è un’iniziativa che si muove in questo solco, è per questo che l’ho subito apprezzata, è per questo che ho detto subito: “Io vengo, voglio assolutamente contribuire a sponsorizzarla. Avete tutto l’appoggio del Governo”. Mette a frutto le altissime competenze e qualifiche dei partner che ne sono promotori: abbiamo delle nostre eccellenze (Coldiretti, Consorzi agrari, Bonifiche Ferraresi, Eni “Ente Nazionale dell’Innovazione” come è stato detto). È un progetto che deve essere pronubo, deve favorire “matrimonio” tra economia ed ecologia, che devono andare a braccetto. E devono andare a Braccetto in Africa, dove si concentra buona parte della popolazione mondiale, una terra di grandi opportunità ma di grandi sofferenze. E dobbiamo, in Africa, contribuire a evitare che si allarghi il divario sociale che da decenni ormai attanaglia il nostro Pianeta.
L’Africa è la parte giovane di questo Pianeta. Un’età media di 16 anni, pensate, e il trend demografico è impressionante: sono state ricordate le proiezioni: adesso superiamo il miliardo ma nel 2050 potremmo arrivare a 2 miliardi / 2,5 miliardi. È un continente però fragile, martoriato da diseguaglianze sociali, dalla relazione inversamente proporzionale tra crescita della pressione demografica e sostenibilità del sistema alimentare.
Mercoledì prossimo, tra l’altro, parteciperò a Roma, alla FAO, alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione – immagino parteciperete anche voi – quest’anno dedicata al tema dell’alimentazione sana “per un mondo a fame zero”. Ecco, sarà un’occasione questa per ribadire la sempre più intensa collaborazione internazionale affinché l’alimentazione e l’agricoltura del futuro procedano di pari passo sulla via della sostenibilità: ottenere di più con meno, e produrre alimenti sicuri, nutrienti per tutti, preservando le risorse naturali che non potranno durare all’infinito. È inaccettabile che ancora oggi – siamo nel 2019 – 820 milioni di persone soffrano la fame e molti di questi sono ancora concentrati in Africa.
Per me questo è stato un momento importante oggi: queste firme che sono state apposte, questa ratifica di un accordo che è il primo progetto agricolo di filiera nel continente africano. Per me è un onore esserci, è anche un impegno. Un impegno però non personale, nel senso che c’è il patrocinio della Presidenza del Consiglio, è un impegno politico. E qui è la politica nella sua nobile vocazione, politica non come volontà di affermare e di estendere un’influenza, un predominio, ma come cura del bene comune, come perseguimento dell’interesse di molti in luogo dei privilegi di pochi. Quindi, una politica che si ponga il problema di promuovere, di contribuire ad affermare dei modelli di sviluppo economico, in particolare nel settore dell’agricoltura, che siano dei modelli sostenibili. E sappiamo che quando ragioniamo di sostenibilità non si parla solo di sostenibilità nel senso economico ma anche sociale, ambientale, culturale.
Con questo progetto integrato di filiera – integrato perché coinvolge anche le attività manifatturiere a monte e a valle – noi ci presentiamo veramente con le carte in regola per dialogare con il continente africano per promuovere la formazione in loco del personale con chiare e concrete prospettive occupazionali. E questo è il modo migliore, effettivamente, anche per prevenire quei flussi migratori che potrebbero essere destabilizzanti nel lungo periodo.
Vorrei concludere questa mia riflessione con pensiero dedicato all’agricoltura in particolare. È un’attività affascinante. Io poi la mia infanzia l’ho vissuta coi nonni materni e paterni – lo ricordo sempre – che avevano delle terre e quindi ho vissuto per diretta esperienza il mito antico della Grande Madre.
A fronte di una importante tradizione agroalimentare e ad un rinnovato interesse verso ciò che mangiamo – e mi riferisco al proliferare di filiere corte e filiere biologiche – dobbiamo anche riconoscere che c’è una crisi del mondo rurale che non possiamo ignorare: per quanto noi eccelliamo anche nel fatto che molti giovani – abbiamo un primato su questo – si avvicinano alle attività agricole, dobbiamo riconoscere che, in generale, le giovani generazioni non sentono più la necessità di rilevare le imprese di famiglia, spesso complice un certo disinteresse da parte di quelle Istituzioni che al contrario dovrebbero incentivarli. Su questo possiamo fare di più e dobbiamo qui lavorare congiuntamente; non è facile, ma lavorando insieme possiamo promuovere iniziative Governo e organizzazioni del settore per rivitalizzare le aree rurali in Italia e nel “Sud del mondo”, affinché l’agricoltura non venga vista come una attività marginale, un’attività addirittura poco interessante, ma foriera di opportunità.
Ma soprattutto dobbiamo lavorare allo sviluppo di modelli rurali sostenibili, nel senso di coesione sociale e resilienza, coniugando tradizione e innovazione perché nell’agricoltura c’è tutto questo: ci sono le nostre radici culturali e c’è anche uno sguardo al futuro.
Grazie
Qui è disponibile in video del discorso.
Fonte: Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri