La multinazionale francese Groupe Roullier, specializzata nella nutrizione vegetale e animale e presente in Italia come Timac Agro Italia, sceglie FICO a Bologna per la presentazione in anteprima mondiale del suo nuovo brand Innovabio che raccoglie referenze dedicate alle produzioni biologiche di alimenti vegetali e animali.
Il bio era in origine caratterizzato da prodotti per lo più di cattivo aspetto ma spesso di grande sapore, evocativi del rispetto dell’ambiente e della salute di chi li sceglieva. Ora il biologico sta crescendo a ritmi sostenuti, come dimostra l’ottima relazione d’introduzione, rispettosamente in italiano, di Charlene Alloatti del Groupe Roullier, che raccoglie informazioni su come dal 1999 al 2015 in alcuni paesi del mondo la domanda di prodotti biologici sia cresciuta a ritmi superiori rispetto all’offerta. Dal 2000 al 2015, sempre nel mondo, il numero di aziende agricole è cresciuto del 1000% e le superfici agricole dedicate a queste produzioni del 350%. Il 66% delle superfici agricole biologiche è composto da prati e pascoli, e per il 70% sono ubicate in Australia, il 18% corrisponde alle superfici coltivate, e di queste il 60% si trova in Europa e circa il 10% è composto da colture permanenti. L’Europa ha la maggiore superficie coltivata con il metodo biologico nel mondo. L’Italia è il 6° paese per superfici dedicate alle colture biologiche, coltivando il 20% di tutto il suolo europeo con metodo biologico ed esportando ben il 35% della sua produzione. Il Groupe Roullier Italia, per queste ed altre nobili ragioni, ha scelto proprio l’Italia e FICO, lo showroom dell’agroalimentare italiano, per presentare Innovabio, un progetto (quindi non solo prodotti) che ha la mission di aiutare la trasformazione da una concezione naïf del biologico ad un più remunerativo e sicuro “bio produttivo”. La formula scelta è stata quella della “panel discussion”, coinvolgendo varie persone presenti contemporaneamente sul palco per esprimere la propria opinione: Pierluigi Sassi (CEO di Timac Agro Italia S.p.A.), Paolo Carnemolla (Presidente di Federbio), Claudio Gallerani (Presidente di CoproB), Raffaele Maiorano (Presidente dell’ANGA), Gianluca Ferrari (vice presidente Granlatte) e Giovanni Panzeri (direttore MDD Carrefour Italia). Interessante la sintonia dei contenuti degli interventi e l’unanime giudizio nel dire che gli alimenti biologici sono una realtà non più di nicchia e, come tali, devono essere accompagnati da nuove tecnologie produttive e nuovi servizi. Importante la considerazione di Giovanni Panzeri sul fatto che l’81% degli italiani ha acquistato almeno una volta un prodotto biologico e che la quota di quelli consumati abitualmente è in costante crescita.
La GDO deve fare la sua parte, aumentando l’assortimento sugli scaffali e riducendo il prezzo di vendita, in modo da consentire l’acquisto a fasce sempre crescenti della popolazione (sempre che ciò non si traduca in un minore prezzo d’acquisto delle materie prime presso i produttori! ndr). Giovanni Panzeri ha affermato che i maggiori prezzi al dettaglio dei prodotti biologici non ne stanno frenando la crescita e che comunque il convenzionale è ormai a corto di argomenti, essendo la gente sempre più “egoisticamente” attenta alla propria salute. Raffele Maiorano ha espresso il concetto, poi condiviso dagli altri relatori, che il biologico sta aiutando, se non obbligando, anche le produzioni convenzionali ad essere più rispettose dell’ambiente e, più in generale, delle questioni etiche. Interessante è anche la sua riflessione sul fatto che il biologico moderno non venga più utilizzato per demonizzare la produzione convenzionale.
Claudio Gallerani è il presidente di CoproB, una cooperativa che raccoglie 5500 produttori di barbabietole che coltivano ben 1.000.000 di ettari di terra. Secondo Gallerani, e anche gli altri relatori, il biologico è forse il modo di traghettare i prodotti agricoli fuori dal “gorgo” delle commodity. Inoltre, Gallerani ha ribadito che un prodotto biologico deve essere necessariamente fatto con scienza e coscienza.
Gianluca Ferrari ha iniziato il suo intervento portando i numeri impressionati di Granlatte, una cooperativa che è il secondo gruppo lattierocaserio del nostro paese (ndr) e che raccoglie dai propri soci e conferitori 8.000.000 di quintali di latte. Granlatte vide già molti anni fa nel biologico un’opportunità per i propri soci. Ad oggi questa cooperativa lavora 55.000 tonnellate di latte biologico. Lo stesso Ferrari è un produttore di latte biologico e in lui risiede la certezza che la riconversione verso questa produzione può rendere attraente il lavoro di allevatore per le nuove generazioni e, in modo particolare, far sì che sia più considerata la difficile professione dell’allevatore.
Pierluigi Sassi ha dimostrato con i dati l’interesse sia di Groupe Roullier che di Timac Agro Italia per l’agricoltura e la zootecnia italiana, al punto da mettere in campo ben 180 nutrizionisti dedicati all’agricoltura e alla zootecnia, condividendo con Federbio la formazione e l’aggiornamento del personale tecnico. Pierluigi Sassi ha ricordato che l’interesse di Group Roullier risale addirittura al 1960, quando fu immessa sul mercato francese una referenza destinata alle produzioni biologiche.