Circa il 65-75% dei ruminanti domestici riceve trattamenti per patologie podali; tali disturbi sono per lo più associati a laminite ed ulcere della suola. Tra le tecniche impiegate per la diagnosi di patologia podale, soprattutto negli equini, troviamo la termografia, la scintigrafia, la spettroscopia ad infrarosso, la tomografia computerizzata e la flussometria laser Doppler, ma non tutte sono agevolmente applicabili in condizioni di campo.
La venografia digitale (DV) sfrutta il principio della radiografia con contrasto per mettere in evidenza la vascolarizzazione dell’arto, tanto nel cavallo quanto nei ruminanti. Per la sua realizzazione è necessaria una unità radiologica standard mentre l’animale può essere mantenuto in stazione quadrupedale. La soluzione di contrasto è costituita generalmente da meglumina diatrizoato (66%), diatrizoato di sodio (10%), meglumina iotalamato e meglumina di sodio; il dosaggio deve essere stabilito in base al peso dell’animale ed alla regione da esaminare.
Per l’esecuzione della DV nei bovini, l’arto dovrebbe essere completamente pulito pima della tricotomia. L’animale andrebbe sedato con xilazina (0.01 – 0.1 mg/Kg, IV). Una fascia emostatica andrebbe posizionata a livello dell’articolazione metacarpo/metatarso – falangea. Nel caso in cui fosse necessario, i bovini tollerano il posizionamento in decubito laterale. In base al diametro venoso, può essere utilizzato un catetere da 19 a 23 gauge, inserito nella vena metacarpale dorsolaterale; si procede poi con l’inoculazione del mezzo di contrasto. Il volume totale nel caso degli equini può essere così determinato: 20-25 ml per larghezza del piede compresa tra 9 e 125 cm; 25-30 ml per larghezza tra 12.5 e 15 cm. La DV dovrebbe essere eseguita entro i 45-60 secondi dall’inoculo. Il parametri per il settaggio radiografico variano tra 40-60 kV, 20-30 mAs e 60-80 cm di distanza focale. La venografia nel bovino è eseguita in proiezione lateromediale con il dito esterno a contatto con la cassetta ed il dito interno retratto e tenuto in posizione da un blocco di legno. Altre proiezioni sono: la 65° dorsopalmare o dorsoplantare, con la cassetta a contatto con il piede; la dorsolaterale palmaro-mediale o dorsolaterale palmaro-plantare con la cassetta posizionata laterale o mediale rispetto al dito. La proiezione lateromediale è generalmente la più utilizzata in quanto fornisce il maggior numero di informazioni.
Al termine dell’indagine la banda emostatica ed il catetere sono rimossi; è opportuno comprimere l’accesso venoso per 20 minuti, al fine di evitare fenomeni occlusivi.
Gli errori più comuni sono rappresentati dal mancato riempimento venoso dovuto all’applicazione non idonea della banda emostatica; in questo caso il reperto radiografico non deve essere confuso con perfusione patologica delle vene digitali.
Nei piccoli ruminanti la preparazione dell’arto per l’indagine segue la stessa procedura che per il bovino e gli equini. I piccoli ruminanti possono essere sedati con diazepam (0.3 mg/Kg, IV) senza utilizzare analgesia dell’arto interessato. Durante l’esecuzione dell’indagine l’animale può essere immobilizzato in decubito laterale. La banda emostatica è applicata nella regione metacarpale o metatarsale prossimale, a differenza del bovino. Il catetere per la perfusione (21 gauge) è inserito nella vena digitale palmare mediale (arto anteriore) o nella vena digitale plantare laterale (arto posteriore). Alcuni Autori preferiscono il ramo profondo della vena radiale (posizione mediale).
Il mezzo di cotrasto più comune nella DV degli ovicaprini è la meglumina diatrizoato (66%), nel volume di 12 mL . Dopo inoculo del contrasto è importante rimuovere il catetere da infusione (a differenza di quanto in uso nel bovino). I parametri radiografici con attrezzatura tradizionale sono simili a quanto già esposto per il bovino ma con tempi di esposizione più brevi: 30-45 secondi, 55-65 kV e 20 mAs a circa 100 cm di distanza. Per apparecchi digitali si preferiscono 60 kV, 5mAs e una distanza di 70 cm. Le proiezioni maggiormente utilizzate sono la lateromediale con cassetta mediale rispetto all’arto; la dorsopalmare o dorsoplantare, con cassetta caudale rispetto all’arto; la plantodorsale o palmodorsale, con cassetta dorsale rispetto all’arto.
La diffusione di parte del mezzo di contrasto nelle aree perivascolari è uno dei reperti più comuni, ma non deve essere considerato patologico.
Il mezzo di contrasto utilizzato può indurre nel cavallo vasodilatazione e disgregazione di trombi pre-esistenti; al contempo, presenta osmolalità piuttosto alta e può quindi contribuire a ridurre l’edema e la pressione submurale, migliorando così la perfusione del tessuto lamellare. E’ probabile che questi effetti possano essere osservati anche nei ruminanti. Non sono noti effetti collaterali in seguito ad infusione del mezzo di contrasto per venografia, ma complicazioni come ematoma, edema, vasodilatazione e inefficacia della banda emostatica possono essere frequenti nei ruminanti. Per limitare i fenomeni vasali si può procedere con l’infusione graduale del mezzo di contrasto, anche tramite suddivisione del volume in due boli successivi da 12 mL ciascuno.
Le informazioni circa l’utilizzo ed i reperti riscontrabili tramite DV nei ruminanti sono scarsi. Nella podologia equina la DV è particolarmente utilizzata per studiare la vascolarizzazione dell’arto distale in condizioni fisiologiche e patologiche; di contro nei ruminanti non vi sono lavori che correlino il reperto radiografico con la severità del danno del tessuto lamellare e/o con l’efficacia della terapia.
Digital venography in ruminants – a review
- F. C. Santos et al.
Veterinary quaterly, 2016 Mar;36(1):22-9.
doi: 10.1080/01652176.2015.1115138