HO = Holstein

MO = Montbéliarde

NO = Normanna

RS = Rossa Scandinava

In questa simulazione è stato analizzato l’esito dell’introduzione di diversi schemi di crossbreeding in aziende che allevavano Holstein in purezza. Tramite modelli stocastici sono stata considerate virtualmente per 15 anni aziende con diversi obiettivi manageriali (numero costante di capi vs quota di latte venduto costante), con differenti performance riproduttiva e sanitaria, in contesti economici variabili.

Ovviamente la qualità dei risultati ottenuti dipende dalla qualità del modello matematico utilizzato; in questo studio la simulazione teneva conto, in maniera molto dettagliata, del valore genetico del singolo animale, di fattori casuali non permanenti all’interno della mandria, nonché della variabilità degli eventi sanitari e riproduttivi che si verificano quotidianamente in una azienda reale. Durante la simulazione, inoltre, le performance della stalla virtuale erano comparate con quelle delle aziende medie reali, in modo da validare il modello e renderlo il più realistico possibile.

I risultati di questa simulazione mostrano che le meticce F1, se comparate con Holstein pure, producevano meno latte, grasso, proteina in una lattazione standard di 305 giorni, mentre necessitavano di un intervallo parto-concepimento minore. La seconda generazione di meticce produceva ancora meno rispetto alle F1, soprattutto quelle con genetica Normanna. Si osservava che le meticce HO x MO x RS producevano più grasso rispetto alle Holstein. Tali differenze sono probabilmente legate ai differenti punteggi assegnati ai tori in fase di valutazione genetica, secondo gli obiettivi di selezione della razza.

Poiché non vi sono dati in letteratura sull’effetto dell’eterosi sui parametri produttivi e riproduttivi, nel modello questi sono probabilmente sottostimati; tuttavia i risultati positivi ottenuti dalle mandrie meticce confermano il giudizio a favore del crossbreeding, per lo meno nei confronti di aziende che operano in purezza con la razza Holstein. Dopo 15 anni di simulazione, lo schema di incrocio a due razze permette di raggiungere un equilibrio genetico nell’azienda, al contrario dello schema a 3 razze; nonostante ciò, i benefit derivati dall’incrocio con 3 razze sono comunque apprezzabili. Al termine dei 15 anni il profitto realizzabile nelle aziende con Holstein che adottano uno schema di crossbreeding risulta incrementato.

Tra i 2 ed i 5 anni dall’inizio della politica di incrocio, le aziende vedono aumentare la quota di latte venduta ma non quella di grasso e proteina: ciò può essere spiegato dal fatto che il miglioramento della fertilità delle meticce permette di diminuire i giorni medi di lattazione e quindi incrementare la produzione/capo. Dopo 5 anni, anche la resa in proteina e grasso, nonché la fertilità e la sanità della mammella, risultano migliorate rispetto alle aziende Holstein che lavorano in purezza, sebbene la produzione latte/capo sia ancora inferiore rispetto a queste ultime. Il fatto che la performance sanitaria e riproduttiva venga incrementata, permette di diminuire il numero di manipolazioni (cattura, visita veterinaria, domministrazione di farmaci ecc.) e quindi di eventi stressanti per l’animale di circa 0.5/capo. Nonostante tale numero possa risultare insignificante, la riduzione delle ore lavoro può rappresentare un valido motivo per l’allevatore al fine di considerare l’introduzione del crossbreeding. Per quanto riguarda il profitto aziendale, considerando i differenti scenari economici (prezzi delle materie prime e del latte pagato alla stalla, sia fissi sia in aumento o diminuzione), il guadagno aumentava da circa 20 a 117€/capo (13€/1000 L latte venduto), in media, per 250 simulazioni in replica. Nella peggiore delle ipotesi economiche, l’effetto del crossbreeding era quasi neutro sul profitto economico. Nella costruzione della simulazione è stato impostato un livello produttivo medio di 9000 L di latte/capo per lattazione nelle mandrie Holstein pure e contemporaneamente è stato presupposto che nell’utilizzo del crossbreeding fossero preferiti tori con un alto valore genetico per la produzione di latte. In base a tali ipotesi iniziali si può affermare che tanto minore è il livello produttivo dell’azienda che intende implementare il crossbreeding, maggiore sarà il guadagno/capo, vista la tendenza delle meticce a produrre meno latte ma considerando il miglioramento della performance riproduttiva, sanitaria e la richiesta di un minore numero di ore lavoro/capo.

Infine va ricordato che il sistema di pagamento del latte è un fattore critico per le scelte aziendali in quanto in base alla regione di appartenenza può risultare più conveniente per l’azienda vendere un latte a contenuto maggiore o minore di solidi: questo fattore, qui analizzato simulando prezzi del latte diversi, deve essere tenuto in considerazione dall’allevatore in una azienda reale, in modo tale da indirizzare la scelta verso i tori portatori dei caratteri desiderati.

In conclusione, i nostri risultati suggeriscono che una azienda che intenda introdurre il crossbreeding deve attendere molti anni prima di poter apprezzare significativamente un miglioramento del profitto aziendale. Nella nostra simulazione, inoltre, si supponeva che tutta la mandria fosse sottoposta ad incrocio; nella realtà la maggior parte delle aziende avviano all’incrocio solamente una parte della mandria e ciò può diluire o nascondere i benefit del crossbreeding.

 

 

Changes in animal performance and profitability of Holstein dairy operations after introduction of crossbreeding with Montbéliarde, Normande, and Scandinavian Red

 

Dezetter C. et al.

Dairy Sci. 100:1–26

doi.org/10.3168/jds.2016-11436