Jatinder Bhatia, MD, Frank Greer, MD, e il Comitato sulla Nutrizione 

www.pediatrics.org/cgi/doi/10.1542/peds.2008-0564 doi:10.1542/peds.2008-0564 

Tutti i report clinici dell’American Academy of Pediatrics scadono automaticamente 5 anni dopo la pubblicazione, a meno che non vengano riconfermati, revisionati o ritirati in quel dato momento o prima. 

I suggerimenti forniti da questo report non indicano un percorso esclusivo di trattamento o servono da standard per l’assistenza medica. Alcune variazioni, tenendo conto delle circostanze individuali, potrebbero essere appropriate. 

Parole chiave

Proteina della soia, latte artificiale per l’infanzia, alimentazione neonatale, latte bovino, allergia alle proteine, nutrizione, galattosemia, vegetariano 

Abbreviazioni 

AAP- American Academy of Pediatrics 

IgE- Immunoglobuline di tipo E 

PEDIATRICS (ISSN Numbers: Print, 0031-4005; Online, 1098-4275). Copyright©2008 by the American Academy of Pediatrics 

Abstract

Il latte artificiale per neonati a base di proteine della soia è disponibile da quasi 100 anni. Dal primo momento in cui è stato utilizzo come sostituto del latte in un bambino incapace di tollerare una formulazione a base di proteine del latte vaccino, è stato modificato utilizzando isolati di proteine della soia più di recenti. Nonostante le indicazioni molto limitate sul suo utilizzo, negli Stati Uniti il latte artificiale a base di proteine della soia rappresenta circa il 25% delle formulazioni per neonati sul mercato. Questo report riprende in esame le indicazioni e le controindicazioni relative al latte artificiale a base di soia. Esaminerà anche i potenziali effetti negativi di queste formulazioni artificiali e dei fitoestrogeni contenuti in esse.  

L’American Academy of Pediatrics (AAP) si impegna a promuovere l’utilizzo del latte umano come alimento ideale per la nutrizione infantile. Tuttavia, a 2 mesi di età, la maggior parte dei bambini del Nord America già riceve almeno una certa quantità di latte artificiale. Gli alimenti per lattanti a base di soia sono disponibili da quasi 100 anni.1 Nonostante le indicazioni limitate, le formulazioni a base di proteine della soia rappresentano circa il 20%  dei latti artificiali venduti negli Stati Uniti. Poiché il latte artificiale per neonati rappresenta una fonte di nutrimento durante un lungo intervallo di tempo, deve essere ben chiara la sua adeguatezza nutrizionale, e le sue indicazioni d’utilizzo devono essere motivate e ben comprese. Questo rendiconto aggiorna la review dell’AAP del 1998 sul latte artificiale per neonati a base di proteine della soia e affronta il tema delle continue preoccupazioni legate alla presenza di fitoestrogeni all’interno di questa tipologia di  formulazioni. 

Composizione

I latti artificiali a base di proteine della soia attualmente in commercio sono tutti privi di proteine derivanti dal latte vaccino e di lattosio e forniscono 67 kcal/dl. Tutti sono fortificati mediante integrazioni di ferro e soddisfano i fabbisogni specifici di vitamine, minerali ed elettroliti indicati nelle linee guida del 2004 dall’AAP per l’alimentazione dei neonati nati a termine2 e stabiliti dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti.3 La proteina deriva dalla soia, sono integrati con L-metionina, L-carnitina e taurina e sono in grado di fornire un tenore proteico dai 2.45 ai 2.8 g per 100 kcal o dai 1.65 ai 1.9 g/dl. Il contenuto in grassi di questi prodotti deriva principalmente da oli vegetali. La quantità di grassi specifici varia a seconda del produttore e solitamente è simile a quella della formulazione a base di latte vaccino dello stesso produttore. Il contenuto in grassi varia da 5.02 a 5.46 g per 100 kcal o da 3.4 a 3.6 g/dl. Gli oli utilizzati si ottengono da soia, palma, girasole, oleina, cartamo e cocco. Attualmente vengono abitualmente aggiunti gli acidi docosaesaenoico e arachidonico. Nelle formulazioni per neonati, le fonti di carboidrati sono la maltodestrina del mais, lo sciroppo di mais solidificato e il saccarosio, con un contenuto che va dai 10.26 ai 10.95 g per 100 kcal o dai 6.9 ai 7.4 g/dl. Fino al 1980, l’assorbimento dei minerali dalle formulazioni a base di soia risultava irregolare, a causa della scarsa stabilità delle sospensioni e della presenza di eccessivi fitati della soia stessa. 4 Poiché il latte artificiale composto da proteine della soia contiene ancora l’1.5% di fitati e fino al 30% del fosforo totale è legato a questi fitati, al suo interno contiene il 20% in più di calcio e di fosforo rispetto alle formulazioni a base di latte vaccino che mantengono il rapporto tra calcio e fosforo disponibile tra 1.1 a 2.0: 1. Con le attuali formulazioni in commercio la mineralizzazione ossea, le concentrazioni sieriche di calcio e di fosforo e le concentrazioni di fosfatasi alcalina nei neonati partoriti a termine nell’arco dei 12 mesi di vita, sono uguali a quelle osservate nei bambini alimentati con latte artificiale a base di latte vaccino. 5-7 Visto che i fitati della soia e gli oligosaccaridi delle fibre legano anche ferro e zinco,9 tutte le formulazioni a base di questo legume sono fortificate mediante l’aggiunta di queste 2 molecole.8,9  

Fitoestrogeni nelle formulazioni a base di proteine della soia 

Tra i numerosi fattori termo-stabili presenti nelle formulazioni a base di soia, per quanto riguarda la salute umana ci interessano particolarmente i fitoestrogeni. I fitoestrogeni sono costituiti da diversi gruppi di estrogeni non steroidei, tra cui gli isoflavoni. Gli isoflavoni si trovano comunemente nei legumi e la più alta concentrazione si riscontra nei semi di soia.1,10 Le preoccupazioni sollevate in relazione al contenuto di fitoestrogeni/isoflavoni si riferiscono al loro potenziale effetto negativo sullo sviluppo sessuale e sulla riproduzione, sullo sviluppo neurocomportamentale, sulla funzionalità del sistema immunitario e su quella della tiroide. D’altro canto, studi epidemiologici hanno suggerito l’esistenza di un effetto protettivo degli isoflavoni nei confronti di un certo numero di malattie croniche degli adulti, tra cui le malattie coronariche e i tumori della mammella, dell’endometrio e della prostata.11,12  La somiglianza strutturale dei fitoestrogeni con il 17-estradiolo ha indotto studi sui possibili effetti degli isoflavoni della soia sulla funzionalità riproduttiva e sulla crescita. Numerosi studi di tossicità eseguiti sui ratti, hanno dimostrato alcuni effetti sui tessuti correlati agli estrogeni, ma la funzione riproduttiva materna e lo sviluppo fetale non sono stati influenzati.13-15 Un recente studio sull’isoflavone genisteina ha dimostrato le conseguenze negative correlate all’esposizione neonatale nei topi16; tuttavia, negli animali, l’alimentazione con formulazioni a base di soia in toto (e non con i singoli componenti) non ha causato questi effetti avversi. 17 I possibili effetti degli isoflavoni della soia sulle varie tipologie di cancerogenesi indotta da carcinogeno ed estrogeno, sono stati studiati in modelli animali, ma non è possibile trarre conclusioni chiare.18,19 Nei topi è stato segnalato come le diete a base di soia siano in grado di stimolare la crescita di tumori mammari estrogeno-dipendenti in maniera dose-dipendente.20,21 Contrariamente a questi risultati, nelle femmine di scimmia macaco ovariectomizzate, i fitoestrogeni assunti con la dieta in quantità usuali non hanno avuto attività simile a quella degli estrogeni ma, anzi, hanno antagonizzato la proliferazione cellulare indotta dagli estrogeni stessi sulla mammella.22 Negli esseri umani, i pochi dati raccolti fino ad oggi suggeriscono che i fitoestrogeni della soia hanno una bassa affinità per i recettori degli estrogeni umani dopo la nascita e una bassa potenza nei saggi biologici.23 L’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’escrezione degli isoflavoni della soia variano a seconda dell’età, del genere e dei diversi gruppi culturali; in diversi studi è stata documentata anche una variabilità interindividuale.24,25 Tuttavia, le differenze di genere sono state inconcludenti.26-28 Le analisi del plasma materno, del cordone ombelicale e del liquido amniotico indicano un trasferimento placentare di questi composti dopo il consumo di soia; nessun effetto negativo è stato rilevato sui feti di madri giapponesi con un consumo di soia relativamente alto.29 Gli isoflavoni sono escreti nel latte umano, sebbene la concentrazione sia molto bassa. Questa concentrazione nel latte umano riflette la dieta materna, con gli onnivori che hanno concentrazioni di isoflavoni notevolmente inferiori rispetto ai vegani.30,31 Setchell e Cassidy32 hanno stimato che la quantità di isoflavoni ingeriti (in base al peso corporeo) da bambini alimentati con latte artificiale a base di soia, superava la dose segnalata in grado di prolungare la durata del ciclo mestruale nelle donne adulte. Tuttavia, non è stato osservato alcun aumento  dell’incidenza della femminilizzazione nei neonati maschi33 o un’aumentata incidenza di ipospadia in popolazioni che consumano elevate quantità di soia.34 I fitoestrogeni coniugati con acido solforico e con acido glucuronico si riscontrano anche nel plasma di bambini alimentati esclusivamente con formulazioni a base di soia, sebbene entrambi vengano rapidamente escreti.27 I dati sulla salute dell’attività riproduttiva in giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni che avevano precedentemente partecipato, come bambini, ad uno studio controllato sull’alimentazione con latte artificiale a base di soia, hanno evidenziato un prolungamento del sanguinamento mestruale e un maggiore malessere nelle donne esposte alla soia da bambine.35 Tuttavia, abbiamo messo in guardia contro l’eccessiva interpretazione dei loro dati, poiché non vi è stato alcun aumento del flusso sanguigno mestruale nelle donne esposte da bambine alle formulazioni a base di soia e non sono state riscontrate differenze statisticamente significative nelle più di 30 variabili di esito misurate.35 Il consumo di prodotti a base di soia da parte di bambini con ipotiroidismo congenito, può complicare la loro gestione, visto il prolungato aumento dell’ormone stimolante la tiroide, rispetto a quei neonati non alimentati con latte artificiale a base di soia; gli autori di 2 studi hanno suggerito un monitoraggio più attento e la possibile necessità di un aumento della dose di levotiroxina.36,37 Nei neonati che ricevono l’ormone sostitutivo, i fitati possono interferire con l’assorbimento dell’ormone tiroideo esogeno legando la tiroxina all’interno del lume, aumentandone la perdita fecale e riducendo l’efficacia dell’ormone tiroideo assunto per via orale.36,38 Durante un’analisi approfondita degli effetti delle proteine e degli isoflavoni della soia, non sono state trovate molte prove riguardo il fatto che gli alimenti a base di soia o gli isoflavoni influenzino negativamente la funzione tiroidea in individui con eutiroidismo.39 Questa review ha rilevato che, come  i neonati, anche gli adulti con ipotiroidismo possono aver bisogno di dosi aggiuntive di ormone tiroideo in concomitanza con l’utilizzo di alimenti a base di soia, a causa degli effetti sull’assorbimento. Prove con isoflavoni di soia forniti con la dieta, non hanno evidenziato  effetti avversi sulla funzionalità tiroidea nei ratti.40 Questi dati suggeriscono che vi è una mancanza di prove sufficienti in grado di suggerire la comparsa di effetti avversi, a breve o a lungo termine, sulla funzione endocrina legati al consumo di soia. In sintesi, sebbene siano state studiate da numerosi ricercatori in varie specie, non vi sono prove concludenti (provenienti dagli animali, dagli umani adulti o dalla popolazione di neonati) che gli isoflavoni di soia assunti con la dieta possano influire negativamente sullo sviluppo umano, sulla riproduzione o sulla funzione endocrina. 

Alluminio nelle formulazioni a base di proteine della soia 

Nel 1996, l’AAP emetteva una dichiarazione (poi ritirata) sulla tossicità dell’alluminio per i neonati e per i bambini e analizzava la presenza di un contenuto relativamente elevato di alluminio nel latte artificiale a base di soia.41 Sebbene il contenuto di alluminio del latte umano sia compreso tra i 4 e i 65 ng/ml, le formulazioni a base di proteine della soia ne possono contenere dai 600 ai 1300 ng/ml.42,43 I sali minerali utilizzati nella produzione di queste formulazioni sono la fonte principale di alluminio. L’alluminio, che costituisce l’8% della crosta terrestre come terzo elemento più comune, nell’uomo non ha una funzione biologica nota.43La tossicità dell’alluminio è collegata ad un aumento della deposizione nelle ossa e nel sistema nervoso centrale, in particolare in presenza di ridotta funzionalità renale nei neonati prematuri e nei bambini con insufficienza renale. Poiché per il suo assorbimento l’alluminio compete con il calcio, un aumento della quantità di alluminio alimentare dovuto al consumo di latte artificiale  a base di proteine della soia, può contribuire ad una diminuzione della mineralizzazione scheletrica (osteopenia) osservata nei neonati prematuri e in quelli con un ritardo di crescita intrauterino.44 I bambini nati entro il termine previsto e con funzionalità renale normale non sembrano essere a rischio sostanziale di sviluppare una tossicità all’alluminio contenuto nelle formulazioni a base di proteine della soia.42 

Utilizzo in bambini nati a termine e neonati prematuri

Numerosi studi hanno documentato una crescita e uno sviluppo normali in neonati a termine alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia integrato con metionina.42,45-48 Il soddisfacimento dei fabbisogni energetici medi nei bambini che ricevono formulazioni a base di proteine della soia sono equivalenti a quelli ottenuti con formulazioni a base di latte vaccino.42 Nei neonati alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia, la concentrazione di albumina sierica (utilizzata come indicatore di adeguatezza nutrizionale) era normale,44,99-51 e la mineralizzazione ossea era equivalente a quella legata all’utilizzo di formulazioni artificiali a base di latte vaccino nei neonati a termine.5-7 Revisioni della letteratura e studi clinici condotti su neonati alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia non hanno sollevato preoccupazioni cliniche circa l’adeguatezza nutrizionale, lo sviluppo sessuale, le patologie della tiroide, la funzionalità del sistema immunitaria o lo sviluppo del sistema nervoso.1 Ulteriori studi confermano che questa tipologia di formulazioni non interferisce con le normali risposte immunitarie che si hanno dopo l’immunizzazione orale con il vaccino contro il poliovirus.52,53 La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha approvato queste formulazioni  a base di soia, ritenendole sicure per l’utilizzo nei bambini. D’altra parte, questi preparati non sono raccomandati per i neonati prematuri. Nei neonati prematuri alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia le concentrazioni di fosforo sierico sono più basse e le concentrazioni di fosfatasi alcalina risultano essere più elevate di quanto non lo siano nei neonati prematuri nutriti con formulazioni a base di latte bovino.54,55 Come anticipato da queste osservazioni, il grado di osteopenia è maggiore  nei neonati con basso peso corporeo alla nascita e che vengono alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia.50,56 Anche dopo un’integrazione con calcio e vitamina D, l’evidenza radiografica di un’importante osteopenia  si presentava nel 32% di 125 neonati prematuri alimentati con formulazioni a base di proteine della soia.56 Il latte artificiale a base di proteine del latte vaccino studiato per i neonati prematuri è chiaramente più idoneo alla loro alimentazione rispetto alle formulazioni a base di proteine della soia.  

Utilizzo in presenza di disordini del metabolismo dei carboidrati

Quando è necessaria una rigorosa eliminazione del lattosio dalla dieta per gestire bambini con galattosemia o con carenza primaria della lattasi (estremamente rara), le formulazioni a base di proteine della soia risultano essere sicure ed economiche. Inoltre, queste possono essere un’alternativa alimentare in quelle famiglie che desiderano evitare la somministrare ai loro bambini di prodotti contenenti derivati di origine animale. Le formulazioni a base di proteine della soia con il saccarosio come carboidrato, sono controindicate in presenza del deficit di saccarasi-isomaltasi e nell’intolleranza ereditaria al fruttosio. 

Utilizzo in corso di diarrea acuta e di deficit secondario della lattasi

Un certo numero di studi ha affrontato il ruolo che queste formulazioni potrebbero avere nella risoluzione della diarrea infantile acuta, complicata da un deficit secondario o transitorio della lattasi. Comunque, dopo l’immediata reidratazione, la maggior parte dei bambini può essere gestita con successo mediante l’allattamento al seno o con la somministrazione di latte artificiale vaccino standard o con quello a base di soia.57,58 In una review approfondita, Brown57 ha osservato che il tasso di insuccesso come alimento delle formulazioni contenenti lattosio era del 22%, mentre quello delle formulazioni prive di lattosio era del 12%. In uno studio, che ha messo a confronto latte umano, latte artificiale a base di latte bovino e latte artificiale a base di proteine della soia, non è stata rilevata alcuna differenza (sulla base delle varie tipologie di terapia nutrizionale) nella velocità di recupero dalla diarrea causata, o meno, da rotavirus.49 Tuttavia, è stato evidenziato che la durata della diarrea era minore in quei bambini alimentati con latte artificiale a base di proteine della soia 51,59 e la durata dell’emissione di feci liquide può  essere ridotta anche aggiungendo ulteriore fibra proveniente dal polisaccaride della soia60 o riprendendo una dieta su base mista.61 Sono ora disponibili in commercio formulazioni a base di latte vaccino senza o a ridotto contenuto di lattosio, che potrebbero essere utilizzate in quelle circostanze dove è richiesta, rispettivamente, l’eliminazione o la riduzione del lattosio dalla dieta. Poiché il deficit primitivo o congenito della lattasi è raro, pochissime persone necessitano di una restrizione totale nei confronti del lattosio. È più probabile che l’intolleranza al lattosio sia dose dipendente. Pertanto, visto questa ipotesi, l’utilizzo di formulazioni a base di proteine della soia, e quindi  senza lattosio, dovrebbe essere limitato. 

Utilizzo in caso di coliche e di “intolleranza al latte artificiale”

Probabilmente il motivo più comune per cui vengono utilizzate le formulazioni a base di soia da parte delle persone che si occupano di cure per l’infanzia, è quello di cercare un rimedio all’eventualità di un’intolleranza al latte artificiale (sputi, vomito, capricci) o alle coliche. Il malessere da coliche è descritto dai genitori del 10%-20% dei bambini durante i primi 3 mesi di età.62 Sebbene siano coinvolti molteplici fattori, i genitori spesso cercano rimedio cambiando le preparazioni artificiali per i bambini. Sebbene possano essere attribuiti alcuni benefici calmanti al saccarosio63,64 e al contenuto in fibre 65, studi controllati eseguiti sul latte vaccino e sulle formulazioni a base di proteine della soia non hanno evidenziato un effettivo e significativo beneficio legato al consumo di soia.66,67 È più importanza la consulenza dei genitori riguardo la causa e la durata della sintomatologia colica piuttosto che il passaggio di alimentazione verso una formulazione a base di soia.68 Poiché la maggior parte della sintomatologia colica diminuisce spontaneamente tra i 4 ei 6 mesi di età, qualsiasi intervento in quei momenti può essere attribuito ad aneddoti.  

Gravi reazioni gastrenteriche alle formulazioni a base di soia

Come riportato per il latte artificiale a base di proteine del latte bovino, da oltre 40 anni sono state descritte gravi reazioni gastrointestinali alle formulazioni a base di proteine della soia69 che comprendono l’intera gamma di patologie: enteropatia, enterocolite e proctite. Il danno all’intestino tenue, che è reversibile e simile al danno riportato dal villo in corso di celiachia che causa un’enteropatia con malassorbimento, ipoalbuminemia e mancata crescita, è stato documentato in almeno 4 studi.70-73 In alcuni casi di enterocolite infantile da proteine alimentari causata da proteine del latte vaccino, tra il 30 e il 64% dei neonati aveva una concomitante enterocolite indotta da soia,74-77 con enterocolite caratterizzata da diarrea sanguinolenta, ulcerazioni e caratteristiche lesioni istologiche riconducibili a malattia infiammatoria intestinale acuta o cronica.69,75,78-80  I neonati colpiti hanno risposto dopo sostituzione della formulazione a base di proteine della soia con una formulazione a base di proteina idrolizzata. Si ipotizza che la mucosa intestinale danneggiata dal latte vaccino permetta un maggior assorbimento e, di conseguenza, stimoli una maggiore risposta immunitaria nei confronti del successivo antigene della soia. La proctocolite eosinofila, una variante più benigna di enterocolite, è stata riportata anche nei bambini alimentati con formulazioni a base di proteine della soia.81,82 Queste sindromi  enteropatiche ed enterocoliche indotte da proteine alimentari, sebbene all’inizio di chiara origine immunologica, non sono mediate da immunoglobuline E (IgE); riflettono invece un’ipersensibilità transitoria alla proteina della soia dipendente dall’età. A causa dell’elevata frequenza di sensibilizzazione nei neonati sia al latte vaccino che agli antigeni della soia, le formulazioni a base di questo legume non sono indicate nella gestione delle enteropatie o enterocoliti indotte da proteine del latte vaccino. Per questi bambini devono essere utilizzate formulazioni a base di proteine idrolizzate. La maggior parte dei bambini, ma non tutti, può riprendere il consumo di proteine della soia in maniera sicura dopo i 5 anni di età. 

Formulazioni a base di soia e prevenzione delle malattie atopiche

Qualsiasi proteina di elevato di peso molecolare ingerita è un potenziale antigene per il sistema immunitario intestinale, comprese le proteine della soia. Nell’isolato di proteine della soia, il 90% della proteina ottenuta dalla polpa si trova principalmente sotto forma di 2 globuline termostabili: la β-conglicina, con un peso molecolare di 180.000, e la glicinina, con un peso molecolare di 320 000.83 Dopo la digestione intestinale, il numero di potenziali antigeni prodotti che si ritrovano sulla superficie della mucosa è enorme.84 Come risultato, la dimostrazione in vitro dell’anticorpo antigene-specifico può essere difficile. L’effetto antigenico delle proteine della  soia, sospettato dal 193485, è stato documentato da Eastham et al. nel 1982 in bambini a basso rischio.86 La sensibilizzazione intrauterina è stata documentata rilevando l’anticorpo per lo specifico antigene nel liquido amniotico umano.87 Riconoscere che la proteina della soia sia antigenica non significa che sia anche altamente allergizzante. In uno studio prospettico condotto su neonati sani alimentati con latte umano, latte artificiale bovino o latte artificiale a base di proteine della soia, Halpern et al88 hanno documentato delle vere risposte allergiche nello 0.5% dei bambini alimentati con formulazioni a base di soia e nell’1.8% dei bambini alimentati con formulazioni a base di latte vaccino. Questa frequenza è coerente con il documento di sintesi di Fomon89 il quale, in 3 decenni di studio sulle formulazioni a base di proteine della soia, ha evidenziato che solo l’1% dei bambini alimentati con questo tipo di latte artificiale ha manifestato reazioni avverse. In un sondaggio nazionale su pazienti pediatrici allergici, la comparsa di un’allergia al latte vaccino è stata riportata nel 3.4% dei soggetti, mentre l’allergia alle proteine della soia è stata evidenziata nell’1.1% dei soggetti.90 Due ampi studi condotti su neonati con dermatite atopica, hanno riportato la frequenza con cui un esperimento, in doppio cieco controllato con placebo sulle proteine della soia, risultasse positivo. Sampson91 ha documentato una positività allergica alla soia nel 5% dei 204 pazienti, mentre Businco et al92 l’hanno riscontrata nel 4% dei 143 bambini esaminati. In una recente meta-analisi di 5 studi randomizzati o quasi randomizzati, gli autori hanno concluso che l’alimentazione con formulazioni a base di soia non dovrebbe essere raccomandata come prevenzione dell’atopia nei bambini ad alto rischio di sviluppare allergia.93 Inoltre, l’utilizzo di formulazioni a base di proteine della soia durante i primi 3 mesi di età non diminuisce la frequenza delle risposte anticorpali positive al latte artificiale vaccino introdotto nelle fasi successive dell’infanzia.93 Quando, nei bambini ad alto rischio, l’alimentazione con il latte materno viene integrata con il latte artificiale a base di  soia la frequenza prevista di comparsa dell’eczema, a partire dai 2 anni, non diminuisce in maniera significativa.94,95 L’interpretazione di questi dati è falsata dalle molteplici alterazioni che si possono verificare nella dieta materna e dagli stimoli ambientali. Tuttavia, la formulazione a base di proteine isolate della soia non presenta alcun vantaggio rispetto al latte artificiale a base di latte bovino quando utilizzata per integrare la dieta di un bambino allattato al seno. Per quanto concerne il rapporto tra l’allergia alle proteine della soia e ad altri alimenti, in uno studio in parte prospettico (parzialmente retrospettivo sui fattori di rischio dello sviluppo di allergia alle arachidi), l’alimentazione con latte di soia o con formulazioni a base di proteine della soia è stata associata allo sviluppo di un’allergia alle arachidi (odds ratio: 2.6 Intervallo di confidenza al 95%: 1.3-5.2) .96 Tuttavia, in uno studio randomizzato, condotto su neonati allergici al latte vaccino e alimentati con formule a base di soia, non è stata riscontrata alcuna associazione tra l’assunzione di questa tipologia di alimento e lo sviluppo di allergia alle arachidi. Pertanto, le prove che l’alimentazione a base di latte di soia aumenti il rischio di sviluppare un’allergia alle arachidi sono contraddittorie e sarebbero utili ulteriori studi. Una sensibilizzazione alla soia è stata riportata nel 10% -14% dei bambini con allergia al latte bovino.98,99 Uno studio ha documentato reazioni avverse alla soia simili a quelle dell’allergia al latte bovino associata o meno alle IgE (11% vs 9%).99 Un secondo studio ha valutato neonati e bambini con allergia al latte vaccino associata alle IgE (età 3-41 mesi) e nel 14% di essi (intervallo di confidenza al 95%: 7.7-22.7) è stata riscontrata anche un’allergia alla soia.98 Pertanto, sebbene la maggior parte dei neonati con allergia al latte vaccino mediata da IgE  sia in grado di tollerare formulazioni a base di soia, a causa del tasso di crossover del 10% – 14%, in quei bambini allergici alle formulazioni artificiali a base di latte bovino sarebbe più prudente considerare l’utilizzo di una formulazione a base di proteina idrolizzata ( e non a base di soia). Sebbene riportato in letteratura una grave risposta anafilattica dopo esposizione alla proteina della soia è rara, specialmente nei neonati.100,101 

Sommario

  1. Nei neonati partoriti a termine, sebbene si possa utilizzare latte artificiale a base di proteine isolate della soia per fornire nutrimento per una crescita e uno sviluppo corretti, ci sono poche indicazioni circa il suo utilizzo come sostituto del latte artificiale di derivazione bovina. Queste indicazioni riguardano l’utilizzo (a) nei bambini con galattosemia e con deficit ereditario della lattasi (raro) e (b) in quelle situazioni dove viene preferita una dieta vegetariana. 
  1. Per i bambini con una documentata allergia alle proteine del latte vaccino, dovrebbe essere presa in considerazione una formulazione a base di proteine in buona parte idrolizzate, poiché dal 10 al 14% di questi bambini manifesterà anche un’allergia alle proteine della soia. 
  1. La maggior parte dei bambini precedentemente in salute ma che vanno incontro ad una gastroenterite acuta possono essere trattati,  dopo un’iniziale reidratazione, continuando ad utilizzare il latte umano o diluizioni standard di latte artificiale di derivazione bovina. Le formulazioni a base di isolati proteici della soia possono essere indicate quando si ha un’intolleranza secondaria al lattosio. 
  1. Le formulazioni a base di isolati proteici della soia, come integrazione nel bambino allattato al seno, non forniscono alcun vantaggio rispetto al latte artificiale a base di proteine del latte bovino, a meno che questo bambino non abbia una delle caratteristiche elencate in precedenza. 
  1. Le formulazioni a base di proteine della soia non sono progettate o raccomandate per i neonati prematuri. 
  1. L’uso routinario di latte artificiale a base di proteine della soia non ha alcun valore comprovato nella prevenzione o nella gestione delle coliche o del nervosismo infantile. 
  1. I neonati con una documentata enteropatia o enterocolite indotta da proteine del latte vaccino frequentemente sono sensibili anche alle proteine della soia e non gli devono essere somministrate formulazioni contenenti questo tipo di proteine. A questi neonati dovrebbero essere somministrate formulazioni derivate da  proteine idrolizzate o aminoacidi sintetici. 
  1. È stato dimostrato che l’utilizzo routinario di formulazioni a base di proteine isolate della soia non ha alcuna efficacia comprovata nella prevenzione dell’atopia in neonati sani o ad alto rischio 

 

Comitato sulla nutrizione, 20072008 

Frank R. Greer, MD, Chairperson 

Jatinder J. S. Bhatia, MD 

Stephen R. Daniels, MD, PhD 

Marcie B. Schneider, MD 

Janet Silverstein, MD 

Nicolas Stettler, MD, MSCE 

Dan W. Thomas, MD 

Membri della commissione precedente

Robert D. Baker, Jr, MD, PhD 

Melvin B. Heyman, MD 

Collegamenti

Donna Blum-Kemelor, MS, RD 

US Department of Agriculture 

Laurence Grummer-Strawn, PhD 

Centers for Disease Control and Prevention 

RADM Van S. Hubbard, MD, PhD 

National Institutes of Health 

Valerie Marchand, MD 

Canadian Pediatric Society 

Benson M. Silverman, MD 

US Food and Drug Administration 

Staff

Debra Burrowes, MHA 

Riferimenti

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