Le infezioni uterine nel postparto rappresentano un disordine frequente nelle bovine da latte, con una prevalenza che può raggiungere il 57.7% (Sheldon, 2009) e forti ripercussioni sull’economia aziendale.
L’endometrite clinica nel bovino è definita come la presenza di scolo uterino purulento (>50% pus) riscontrabile in vagina da 21 giorni dopo il parto, o mucopurulento (composto per circa il 50% da pus e dal 50% di muco) oltre i 26 giorni postparto (Sheldon et al., 2006).
La letteratura scientifica è ricca di lavori concernenti l’approccio terapeutico all’endometrite bovina ma il tema è tutt’oggi oggetto di discussione e varie sono le terapie disponibili: antibiotici locali o sistemici, PGF2α ed estradiolo. Seppure in un numero limitato di studi, è riportato un tasso di guarigione spontanea del 92% nella prima settimana e del 25% nella settima dopo il parto (Falkenberg and Heuwieser, 2005; Hirsbrunner et al., 2006) per cui alcuni Autori mettono in discussione la reale necessità di trattamento.
L’utilizzo della PGF2α entro i 40 giorni dal parto ha restituito risultati contrastanti: Young et al. (1984) in uno studio condotto su 64 bovine trattate e 64 controllo hanno riportato miglioramenti del conception rate al primo servizio, mentre Macmillan et al (1987) affermano l’opposto. Secondo Dubuc et al. (2011) la somministrazione di PGF2α sia nella quinta sia nella settima settimana postparto non modifica gli effetti dell’endometrite (diagnosticata tramite citologicamente o per esame dello scolo vaginale) sulla performance riproduttiva.
L’obiettivo di questa meta-analisi è valutare l’efficacia del trattamento dell’endometrite bovina con PGF2α secondo criteri statistici.
In totale sono state recuperate dai database 4393 pubblicazioni ma di queste solo 65, contenenti 68 trials clinici, soddisfacevano i criteri di inclusione. In base alla progettazione del trial si consideravano idonei all’elaborazione tramite meta-analisi solo 6 lavori, di cui uno analizzava l’intervallo parto concepimento (Calving to Conception Interval: CCI) ed escludeva l’intervallo parto-primo servizio (Calving to First Service Interval: CFSI). In totale 2596 animali con endometrite cronica erano sottoposti a trial clinici per stimare l’efficacia della PGF2α sul CCI mentre per il CFSI erano disponibili 2510 bovine. Si stabiliva il limite di 0.05 per considerare statisticamente significative le differenze rilevate.
Gli estremi al 95% dell’intervallo di confidenza variavano significativamente tra gli studi e l’eterogeneità tra i trials era particolarmente evidente. Di conseguenza erano utilizzati modelli statistici di meta-analisi con effetto random e per investigare le fonti di eterogeneità i lavori erano suddivisi in sottogruppi in base al tipo di trial (randomizzato o no; studio in cieco o no; uso di dinoprost, cloprostenolo o tiaprost).
I risultati mostravano nuovamente eterogeneità tra tutti i sottogruppi sia per il CCI sia per il CFSI. Gli studi randomizzati rivelavano sorprendentemente un effetto minore e non significativo dell’uso della PGF2α sul CCI e sul CFSI, rispetto agli studi non randomizzati. Solamente i trials non in cieco fornivano evidenza dell’efficacia della prostaglandina nel migliorare sia il CCI sia il CSFI. Suddividendo i lavori in base al principio attivo utilizzato, il tiaprost sembrava migliorare entrambi i parametri riproduttivi considerati. Si trattava però di trials non randomizzati, generalmente considerati di qualità e precisione inferiore (Cleophas and Zwinderman, 2007). Alcuni Autori suggeriscono che gli studi di questo tipo tendono a sovrastimare l’effetto del trattamento (Lam and Kennedy, 2005; Willich, 2006). La mancanza di randomizzazione potrebbe aver influito sui risultati ottenuti, sovrastimando l’effetto del trattamento con prostaglandina.
Il funnel plot suggeriva la presenza di un bias di pubblicazione a favore di lavori con un numero minore di animali, errore standard maggiore e che dimostravano un effetto positivo della prostaglandina sul CCI.
L’utilizzo di un modello di meta-analisi con effetto random provoca la diminuzione della precisione e l’aumento degli intervalli di confidenza al crescere dell’eterogeneità degli studi, come si verificava in questo lavoro. Gli intervalli di confidenza osservati includevano lo zero in tutti i sottogruppi; ciò suggeriva che l’effetto medio del trattamento non differiva da zero. Di conseguenza si poteva concludere che il trattamento con PGF2α non aveva alcun effetto in corso di endometrite cronica.
Conclusioni
La meta-analisi non rivelava alcun beneficio dell’uso della PGF2α in corso di endometrite cronica bovina sulla performance riproduttiva. Di conseguenza, gli Autori auspicano la revisione della PGF2α come trattamento di elezione, anche in base al fatto che l’Opinione Pubblica potrebbe percepire il suo utilizzo come uso improprio di sostanze ad attività ormonale.
Si evidenzia la mancanza di studi confrontabili e di alta qualità circa l’effetto della PGF2α sulla performance riproduttiva in bovine con endometrite cronica. Sono necessari maggiori studi per identificare le fonti dell’eterogeneità riscontrata e la mancanza di accordo tra i risultati.
P. Haimeri et al Therapy of bovine endometritis with prostaglandin F2α: a meta-analysis.J. Dairy Sci.(2013) 96:2973-2987
DOI: http://dx.doi.org/10.3168/jds.2012-6154