Mercato nazionale ancora in attesa di ripresa
Il mercato continentale delle commodity lattiero casearie ha cominciato a mostrare i primi segnali di ripresa a partire dal mese di maggio e nei listini di alcuni dei principali prodotti nazionali sono timidamente apparse variazioni positive (vedi BOX n. 1 – Il mercato comunitario di riferimento). Considerando i primi sei mesi del 2016, tuttavia, le quotazioni di latte e derivati evidenziano mediamente una flessione attestatasi al 5,1% (rispetto al periodo gennaio-giugno 2015), come evidenziato dall’andamento dell’indice Ismea dei prezzi all’origine (base 2010). La dinamica calante è stata prevalentemente determinata dai prezzi alla stalla del latte (indice -8% nei primi sei mesi), attualmente liquidato sotto i 32 centesimi per litro in assenza di un nuovo accordo condiviso a livello locale tra le organizzazioni professionali agricole e l’industria di trasformazione, dopo la scadenza di febbraio 2016 (che stabiliva un prezzo di 36 centesimi di euro al litro al quale si aggiungeva 1 centesimo di euro al litro garantito dall’utilizzazione da parte del MIPAAF dei fondi straordinari stanziati dall’Unione Europea per far fronte alla crisi del latte).
Il crollo del prezzo alla stalla e il contemporaneo incremento dei listini dei principali componenti della razione delle bovine (mais e farina di soia) hanno pesantemente minato la redditività degli allevamenti nazionali, spingendo verso il basso anche le consegne di latte a partire dal mese di maggio (-6% rispetto a maggio 2015). Il dato cumulato da inizio anno evidenzia ancora una variazione molto positiva delle consegne (+3,4% rispetto a gennaio-maggio 2015), ma la tendenza potrebbe modificarsi nei prossimi mesi, in parte con l’approssimarsi della stagione calda e in parte come conseguenza dell’applicazione nazionale delle misure annunciate a livello comunitario (Consiglio UE del 18 luglio 2016) finalizzate a incentivare i produttori di latte bovino aderenti a un programma volontario di riduzione dell’offerta.
Le criticità riscontrate nella fase all’origine continuano a riflettere una stentata ripresa delle quotazioni nella fase all’ingrosso, con i listini dei principali caseari italiani che continuano a calare, in particolare tra aprile e giugno 2016. Diffusi ribassi hanno interessato il burro (-28% per lo zangolato nei primi sei mesi del 2016), i freschi (in particolare la mozzarella vaccina che ha evidenziato un-7% rispetto a gennaio-giugno 2015) e la maggior parte dei formaggi tradizionali (Gorgonzola -8%, Asiago -10%, Provolone Valpadana -5%). Le uniche eccezioni sono rappresentate dai formaggi grana, soprattutto il Parmigiano Reggiano che negli ultimi sei mesi ha recuperato oltre 70 centesimi al chilogrammo (+9,5%) incrementando il differenziale con il diretto concorrente, il Padano, le cui quotazioni sono invece rimaste stabili. Questa crescente differenziazione tra i prezzi dei due grana sembrerebbe più legata all’andamento della domanda, sia domestica sia estera, e meno dipendente dal meccanismo di autoregolamentazione dell’offerta. Secondo i dati diffusi dai Consorzi di tutela, infatti, la produzione di Parmigiano Reggiano è aumentata del 5% nel periodo gennaio-giugno, a fronte di un +3,3% registrato per il Grana Padano.
Prezzi medi all’origine di latte e derivati (euro/kg – Iva esclusa)
BOX n. 1 – Il mercato comunitario di riferimento
Dopo il mese di maggio, l’orientamento del mercato comunitario dei prodotti lattiero caseari ha evidenziato un’inversione di tendenza, in corrispondenza del rallentamento delle consegne di latte, sebbene la ripresa delle quotazioni sia stata caratterizzata da una doppia velocità. Per quanto riguarda il burro i listini hanno evidenziato una crescita rapida e sostenuta nel mese di giugno, con un recupero su base congiunturale di 14 punti percentuali sul mercato tedesco di riferimento e oltre 10 punti su quello francese. I prezzi del burro hanno beneficiato di una domanda molto dinamica, soprattutto da parte dei grandi Paesi deficitari dell’emisfero Nord: la Cina ha aumentato i propri acquisti dall’estero del 46% rispetto ai primi quattro mesi del 2015, diventando il primo importatore davanti alla Russia (+70% nei primi tre mesi del 2016); anche gli Stati Uniti hanno fortemente incrementato le proprie importazioni (+61% nel periodo gennaio-aprile 2016) e circa un terzo degli approvvigionamenti sono di provenienza comunitaria. Per le polveri magre la risalita dei listini è stata più contenuta e, nel mese di giugno, la variazione congiunturale registrata dalle produzioni comunitarie si è attestata intorno al +3-4% principalmente grazie agli ingenti quantitativi destinati all’intervento. Prezzi in risalita nel mese di giugno anche per i formaggi, con l’edamer che sul mercato tedesco ha segnato una variazione positiva di circa 9 punti percentuali su base congiunturale.
…ma l’export di formaggi italiani continua a crescere
Segnali positivi continuano ad arrivare dalle performance registrate sui mercati esteri dai prodotti lattiero caseari made in Italy. Nei primi quattro mesi del 2016 le esportazioni di formaggi sono cresciute del 7,1% in volume e del 5,0% in valore, soprattutto grazie all’incremento delle vendite di freschi e latticini (+15,8% in volume e +14,4% in valore), grattugiati (+14,5% in volume e +10,4% in valore) ed erborinati (+3,3% in volume e +2,1% in valore). Fanno eccezione al trend positivo le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che nel primo quadrimestre 2016 hanno fatto registrare una flessione in termini di volume (-2,2%) a fronte di un proporzionale recupero delle quotazioni medie all’export rispetto ad un anno prima. A livello di singoli paesi, la Francia continua a rappresentare il principale acquirente di formaggi italiani, sebbene la crescita registrata in termini di volumi (+5,5% nel periodo gennaio-aprile 2016) sia risultata inferiore rispetto a quanto evidenziato per i flussi diretti verso Germania (+8,4%) e Regno Unito (+14,0%). La rivalutazione dell’euro nei confronti del dollaro sta nuovamente impattando negativamente sulle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti, con un calo significativo delle vendite di pecorino (-16,6% in volume) e Grana Padano e Parmigiano Reggiano (-2,8%).
Esportazioni italiane di formaggi e latticini per paese di destinazione
Per quanto riguarda le importazioni, nei primi quattro mesi dell’anno, sono aumentati gli acquisti dall’estero di formaggi e latticini (+2,6% in volume), sebbene si tratti di prodotti caratterizzati da un bassissimo valore medio all’import. Oltre ai freschi (+5,9% in volume), evidenziano una variazione positiva anche gli acquisti dall’estero di grattugiati (+10,5%), semilavorati tipo cagliate (+8,7%) e formaggi similgrana (+1,8% in volume). In aumento anche l’import di yogurt (+23,5%), mentre è proseguita la contrazione dell’import di latte in cisterna (-13,3% in volume nel periodo gennaio-aprile 2016), soprattutto da Germania (-15,9%) e Francia (-8,5%) che, nonostante la dinamica in atto, continuano a rappresentare i due principali fornitori dell’industria nazionale. In calo anche gli acquisti dall’estero di latte confezionato (-10,2% in volume).
Consumi domestici ancora in calo
La domanda domestica di latte e derivati non mostra alcun segnale di ripresa nella prima metà del 2016 e si conferma – insieme a carni e salumi – uno dei segmenti più penalizzati dalle scelte dei consumatori italiani, evidenziando una contrazione della spesa pari al 3,5% nel confronto con gennaio-giugno dello scorso anno.
BOX N.2 – Lo scenario internazionale
Dopo oltre un anno di aumento ininterrotto della produzione, l’offerta di latte dei principali Paesi esportatori si è complessivamente stabilizzata, considerando, da un lato, i lievi incrementi registrati in Nuova Zelanda e negli Stati Uniti e, dall’altro, il rallentamento della crescita delle consegne europee evidenziatosi in primavera a causa di condizioni climatiche sfavorevoli per il pascolo e del prezzo del latte ancora orientato al ribasso (stima di maggio è pari a 26,30 euro/100 kg). Nonostante la flessione di aprile, il dato cumulato da inizio anno evidenzia un +5,6% delle consegne dell’UE-28 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, con una crescita particolarmente accentuata in alcuni paesi del nord Europa (Paesi Bassi +16% nel periodo gennaioaprile 2016, Irlanda +14%, Belgio +12%, Polonia +8%, Danimarca +7%, Germania +6%).
UE-28: produzione di latte e derivati
La produzione industriale dell’UE è stata sostenuta soprattutto dal buon andamento delle esportazioni verso i paesi terzi di formaggi e burro, aumentate rispettivamente del +14% e del +33% nei primi quattro mesi del 2016. Per quanto riguarda le polveri magre, la maggior produzione è stata prevalentemente destinata allo stoccaggio, considerando il sensibile calo delle esportazioni (-8,3% nel periodo gennaio-aprile 2016) soprattutto verso l’Algeria.
UE-28: export di prodotti lattiero caseari verso i paesi terzi
Fonte: Ismea