L’azienda di Busto Arsizio ha iniziato ad occuparsene nel 2001 ed oggi collabora con allevatori, agricoltori e imprese sparse in tutto il mondo. Il suo fondatore e CEO Marco Poggianella, in partenza per il COP25 di Madrid, ha risposto ad alcune nostre domande sul tema.
Dott. Marco Poggianella leggo nella home page del vostro sito la dichiarazione “riteniamo sia possibile salvare il nostro pianeta rendendo sostenibile l’agricoltura intensiva”. Già in tempi “non sospetti”, ossia nel 2001, la sua azienda prometteva ad agricoltori e allevatori che adottare le soluzioni SOP li avrebbe aiutati a migliorare le produzioni e la salute della campagna e della stalla, riducendo sensibilmente al contempo l’impatto ambientale. Ci può spiegare meglio chi la spinse allora a questa scelta “visionaria”?
Ci sono alcuni dati con cui non possiamo non confrontarci: da un lato l’aumento costante della popolazione mondiale, che raggiungerà presto i 9 miliardi; dall’altro lo stato di salute della superficie terrestre, gravemente danneggiata dall’utilizzo indiscriminato di fertilizzanti e prodotti fitosanitari, che hanno reso improduttivo un terzo dei terreni coltivabili e messo a dura prova raccolti e attività economiche ovunque.
La soluzione, secondo noi, sta nel coniugare la sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale con l’intensività, necessaria per rispondere a bisogni alimentari sempre crescenti.
Quando come SOP abbiamo iniziato a parlare e ad occuparci di sostenibilità, nel 2001, venivamo guardati come alieni. Ora però il tema è nell’agenda di tutti ed è universalmente riconosciuto come una priorità.
Tra le centinaia di aziende in Italia nostre clienti, penso ad aziende come Allevamento Frisia o Ca’ dei Volti (visto che Ruminantia ne ha raccolto le testimonianze rispettivamente da Lorenzo Andena e da Alessandra Cobalchini durante la Fiera di Cremona); queste aziende hanno tratto un reale beneficio e vantaggio nel puntare insieme a noi alla sostenibilità: un vantaggio economico, ambientale e sociale.
La SOP ha fatto una scelta senza se e senza ma nel supportare il “Global Compact” dell’ONU ed è attivamente e concretamente impegnata nella realizzazione dei 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” (SDG). Secondo lei sono in generale obiettivi realistici e raggiungibili?
Sì, lo sono se chi è chiamato a perseguirli con la propria attività individua gli interlocutori giusti con cui lavorare. Perché da soli è un’impresa impossibile.
Innanzitutto, servono soluzioni testate scientificamente e sul campo.
Gli ambiti principali in un allevamento, secondo noi sono tre: la produttività degli animali, delle colture e la gestione del liquame. In migliaia di allevamenti in tutto il mondo stiamo aiutando gli allevatori a migliorare contemporaneamente questi tre ambiti.
Lavori scientifici da noi effettuati con University of California Davis, Cornell University, Università di Milano e Università Cattolica Piacenza, hanno dimostrato il miglioramento di qualità e redditività di latte e carne, riducendo le emissioni enteriche dagli animali, la fertilizzazione chimica nei campi (senza comprometterne la produzione) e le emissioni di ammoniaca, anidride carbonica, protossido di azoto e metano dai liquami.
Questo consente innanzitutto un maggiore guadagno e risparmio agli allevatori, una migliore convivenza con i vicini e un impatto sostenibile a livello ambientale.
Grazie anche alla partnership sviluppata con noi, l’azienda Frisia che ho citato prima, per esempio, rispetta già tutti e 17 gli obiettivi: ha migliorato la produzione in termini sia qualitativi che quantitativi riducendo i costi; ha ridimensionato potentemente le emissioni di ammoniaca da campi, stalla e liquami; ha avviato programmi di formazione per i propri collaboratori condividendo anche con i colleghi di altri allevamenti le proprie esperienze, con una visione globale che in molti altri settori fatica ancora a delinearsi; ha diminuito sensibilmente il quantitativo di energia necessaria per l’agitazione e la movimentazione dei liquami, rendendo più efficienti queste operazioni.
Dott. Poggianella lei “gira” molto il mondo. Secondo lei, l’era della “Green Economy” nella produzione del latte è veramente iniziata? Ci può citare qualche esempio virtuoso?
Due tra i più importanti produttori americani di latte e formaggio, in Oregon e California, hanno iniziato a collaborare con noi per far sì che i loro fornitori di latte, gli allevatori, utilizzando i prodotti SOP, permettano loro di ottenere una certificazione di latte e formaggio sostenibile. Il tutto senza appesantire gli allevatori con costi maggiori ma addirittura avvantaggiandoli in termini di risparmio e guadagno.
Quindi sì, a mio parere l’era della Green Economy nella produzione di latte è una realtà con cui tutti gli stakeholder, volenti o nolenti, dovranno fare i conti.
Settimana prossima sono stato invitato, dal presidente onorario del IPCC, David Grimes a partecipare al Sustainable Innovation Forum di Madrid, nell’ambito di COP25 per parlare di come sia possibile coniugare intensività e sostenibilità. Noi ci crediamo davvero, lo vediamo tutti i giorni. L’agricoltura, ancora una volta può tornare ad essere non il problema ma la soluzione per salvare noi e il nostro pianeta.
In foto: Marco Poaggianella, CEO di SOP, assieme a David Grimes (Ex Vice Ministro dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici in Canada e responsabile del Servizio meteorologico del Canada dal luglio 2006) durante il WORLD DAIRY EXPO 2019, nello stand SOP.