Le foreste assorbono e trattengono carbonio e hanno quindi un ruolo determinante nel mitigare i cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature medie annuali, l’alterazione delle precipitazioni e il verificarsi di eventi meteorologici estremi hanno tuttavia un grave impatto sulle foreste e sulla loro capacità di mitigare gli stessi cambiamenti climatici.

Si crea così un circolo vizioso: l’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni aggrava l’impatto dei lunghi periodi di siccità sulle foreste, mettendone a rischio funzionalità e salute, diminuendone la capacità di fornire servizi ecosistemici, ed esponendole ulteriormente a tempeste, siccità ed incendi sempre più frequenti.

La regione mediterranea è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici ed al verificarsi di fenomeni meteorologici estremi come ondate di calore, siccità, gelate precoci e tardive, tempeste.

Negli ultimi anni, nel bacino mediterraneo, abbiamo assistito ad incendi sempre più devastanti, con grandi superfici percorse e perdite di vite umane. Dal 2000 al 2017 le aree interessate da incendi sono state 8.500.000 Ha, circa 3,5 volte la superficie della Sardegna. La perdita di vite umane è stata di 611 persone.

In Italia, la superficie forestale è in espansione dal secondo dopoguerra, attualmente boschi e foreste coprono 10,9 milioni di Ha, equivalenti a circa il 36% della superficie nazionale totale. Un territorio fondamentale che è però sempre più minacciato dagli incendi boschivi.

Nel report “Un paese che brucia” i membri SISEF: Luca Tonarelli, Giorgio Vacchiano, Davide Ascoli, Giuseppe Mariano Delogu e Valentina Bacciu ci guidano attraverso un’analisi sistemica del problema incendi, che va dalle cause alle conseguenze del problema, fornendo allo stesso tempo raccomandazioni e proposte che possano servire a mettere in atto soluzioni efficaci ed all’altezza dei cambiamenti climatici attuali.

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Fonte: SISEF – Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale