L’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha sottolineato che “resta l’Emilia Romagna, la regione con la più grave crisi idrica del Paese: l’invaso di Mignano, in provincia di Piacenza, è sceso a 700.000 metri cubi, riserva considerata indispensabile per l’uso idropotabile nell’area e di conseguenza sono stati sospesi i prelievi per l’irrigazione; analogamente succederà entro breve al vicino bacino del Molato, contenente ormai solo circa 250.000 metri cubi d’acqua, pari al 5% della Capienza”. E il danno per l’agricoltura è duplice: la carenza d’acqua per l’irrigazione non solo ha pregiudicato i raccolti, ma ha condizionato fortemente le semine, impedendo, ad esempio, quelle di mais dolce, pomodori e fagiolini, segnala l’associazione.
Al Nord, il lago di Garda contiene circa il 31% della capienza, mentre scendono rapidamente i livelli anche dei laghi di Como, di Iseo (abbondantemente sotto le medie stagionali) e Maggiore. Nel bresciano, prosegue Anbi, il lago d’Idro può garantire acqua alle campagne ancora per una settimana.
In Toscana, l’emergenza idrica, iniziata nel Grossetano, ha raggiunto la parte Nord della regione, coinvolgendo, in primis, il lago di Massaciuccoli, conosciuto nel mondo come ‘il lago di Giacomo Puccini’, dove continua a scendere il livello dell’acqua (-30 centimetri sotto il livello del mare), tanto da rendere necessaria l’eccezionale sospensione dell’approvvigionamento irriguo per salvaguardare la salute del lago ed evitare che l’aggravamento dello sbilancio idrico favorisca l’ingresso di acqua salata.
Al Centro Sud, gli invasi registrano mediamente un 30% di acqua in meno rispetto allo scorso anno; le regioni più ‘assetate’ risultano la Calabria e la Basilicata.
“La situazione nelle regioni centro meridionali- commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi)- è complessivamente meno grave che al Nord grazie alla presenza di invasi a riempimento pluriennale, realizzati nei decenni scorsi grazie alla Cassa del Mezzogiorno. Ciò conferma la necessità del Piano Nazionale degli Invasi, da noi proposto insieme alla Struttura di missione presso la presidenza del Consiglio #italiasicura e di cui chiediamo l’inserimento di un primo finanziamento nella prossima Legge di Stabilità.
Abbiamo già pronti 218 progetti, i cui cantieri potrebbero essere avviati entro breve, per un importo complessivo di 3 miliardi e 300 milioni da inserire nella piu’ ampia strategia per 2.000 bacini medio-piccoli con un impegno finanziario ventennale pari a 20 miliardi di euro. Di fronte ai cambiamenti climatici, non possiamo lasciare il futuro dei redditi agricoli e del made in Italy agroalimentare alle bizze di Giove Pluvio”
Secondo un’analisi Coldiretti i due terzi dell’Italia e dei campi coltivati lungo la Penisola sono a secco a causa della siccità delle ultime settimane ed ammontano ad oltre 2 miliardi, i danni provocati a coltivazioni e allevamenti. Molte Regioni stanno per presentare la richiesta di stato di calamità naturale al ministero delle Politiche agricole. Una misura prevede, per le aziende, sospensione delle rate dei mutui, blocco dei pagamenti dei contributi e accesso al Fondo per il ristoro danni. In particolare, con la dichiarazione scattano la sospensione delle rate dei mutui bancari delle imprese agricole e il blocco del versamento dei contributi assistenziali e previdenziali. Tenuto conto dell’eccezionale siccità, vengono estesi i benefici del fondo anche alle aziende agricole che potevano sottoscrivere assicurazioni, grazie ad un emendamento al decreto Mezzogiorno ora in Senato.
Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo dello stato idrico sul territorio nazionale dove circa i 2/3 dei campi coltivati lungo tutta la Penisola sono senz’acqua e per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – e’ sempre piu’ difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche i vigneti e gli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte che e’ crollata di circa il 15% anche per il grande caldo. L’allarme fieno riguarda anche gli alpeggi in montagna dove secondo un monitoraggio della Coldiretti in Lombardia sui pascoli di montagna si registra in media un calo del 20% di erba a disposizione del bestiame. Le perdite provocate dalla siccità in Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro, i due terzi dei quali legate a perdite produttive su mais e frumento mentre il resto – riferisce la Coldiretti – e’ diviso tra il calo nella produzione di latte, a causa delle alte temperature, e l’aumento dei costi energetici per le irrigazioni e per la ventilazione e il raffrescamento nelle stalle. In Piemonte a soffrire sono soprattutto le province di Cuneo, Asti e Alessandria dove il forte caldo di questi giorni, oltretutto, sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%, per le coltivazioni foraggiere e’ andato a compimento solo il primo taglio con danni almeno del 50%. Forti timori per la raccolta – continua la Coldiretti – di frutta, uva e nocciole. Vivono con il terrore degli incendi, considerata la conformazione del territorio, gli agricoltori della Liguria che risentono della siccita’ soprattutto per gli oliveti dell’Imperiese soggetti alla cascola dei frutti e nelle zone irrigue di Andora ed Albenga dove soffre anche la coltivazione del pregiato basilico genovese. Dal mese di aprile, la Regione Veneto ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l’acqua. Gli agricoltori sono costretti a bagnare la soia, il mais, barbabietola, tabacco oltre a tutte le orticole, comprese le frutticole gia’ in emergenza ma anche i prati stabili con conseguente aggravio dei costi di produzione. Preoccupa anche il cuneo salino che interessa una zona del Polesine di circa 62mila ettari pari al 10% della superficie regionale particolarmente vocata tra l’altro agli ortaggi.
In Trentino Alto Adige la produzione del primo taglio di fieno è stata falcidiata del 30%, ma la siccità – continua la Coldiretti – ha fatto ulteriori danni dopo quelli, gravissimi, provocati dalle gelate con perdite anche del 100% in alcune aziende frutticole della Val di Non, della Val di Sole e della Valsugana. Lo stato di “sofferenza idrica” e’ stato sancito dalla Regione in Friuli Venezia Giulia, mentre la dichiarazione dello stato di emergenza riguarda le zone di Parma e Piacenza in Emilia-Romagna dove si registrano danni, soprattutto a pomodoro da industria, cereali, frutta, ortaggi, barbabietole e soia, per oltre 100 milioni di euro secondo la Coldiretti ai quali se ne aggiungono altri 50 per i nubifragi, le grandinate e il vento forte. Oltre 200 milioni di euro è la stima dei danni da siccità all’agricoltura stimati dalla Coldiretti in Toscana dove la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. Solo la perdita di prodotto per grano tenero e duro è valutata in circa 50 milioni di euro; altri 35 milioni sono i danni al mais, altre foraggere e girasole, ma guasti da quantificare sono destinati a riguardare anche i vigneti e gli oliveti.
Nelle Marche, dove la Coldiretti stima un danno di circa 30 milioni di euro a soffrire sono un po’ tutte le colture a partire dai foraggi per l’alimentazione degli animali, con crolli di produzione stimati fino al 50%. Situazione difficile pure per il mais e il girasole, con cali previsti intorno al 30%, ma è emergenza pure nelle stalle con le mucche che a causa dello stress da caldo stanno producendo fino al 20% di latte in meno.
Danni stimati approssimativamente in oltre 60 milioni di euro dalla Coldiretti in Umbria dove il calo delle precipitazioni porterà a una diminuzione delle rese di grano e orzo (-30/40% circa, con picchi anche del 60% in alcune zone) e per i foraggi (-50%, con secondo taglio a rischio), ma anche della produzione di girasole, olio e miele (-50%).
Nel Lazio le criticità maggiori si registrano a Latina dove sono compromessi fino al 50% i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie. Complessivamente i danni – tra investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito – si attestano tra 90 e i 110 milioni di euro secondo la Coldiretti.
La lunga siccità ha messo a dura prova tutte le province della Campania dove la Regione ha chiesto al Governo di dichiarare lo stato di calamità naturale. La Coldiretti stima che i danni possano ammontare a circa 200 milioni di euro, ma occorrerà attendere la fine dell’estate per comprenderne la reale dimensione.
In Abruzzo, nella sola Marsica che contribuisce a generare il 25% del Pil agricolo con 13mila ettari coltivati, si stimano perdite di ricavo, legate alla produzione orticola, all’olivicoltura e alla zootecnia, di circa 200 milioni di euro con conseguenti ripercussioni sull’intera economia regionale. Dighe ai minimi storici in Molise dove numerosi comuni hanno emanato ordinanze “anti spreco” per salvaguardare le risorse idriche. La prolungata siccità ha già causato la perdita di 140 milioni di euro di grano, pomodori da industria e ortaggi in Puglia secondo la Coldiretti e, se non dovesse piovere ancora per settimane, troverà conferma il calo di oltre il 30% di produzione di olive. Ma soffrono anche gli agrumeti, i vigneti di uva da tavola e da vino.
Grossi problemi di siccità nel Metapontino in Basilicata, con notevoli danni alle colture frutticole, agrumicole e orticole, e nella zona della val d’Agri e del Vulture alla viticoltura e alla orticoltura di fine estate. La Coldiretti chiederà lo stato di calamità.
In Calabria in difficoltà l’ulivo con perdite medie del 35/40% e la viticoltura con circa un 15% di grappoli bruciati per eccesso di caldo e siccità mentre in forte difficoltà sono i pascoli per bovini e i ed ovicaprini con forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti. Aumento del costo delle irrigazioni straordinarie sugli ortaggi in pieno campo, in serra e per la frutticoltura e in diversi territori anche nei vigneti. In totale la stima dei danni tra maggiori costi e minore produzione raggiunge secondo la Coldiretti i 310 milioni di euro in Calabria con la Regione ha avviato le procedure per la richiesta al Ministero delle politiche Agricole il riconoscimento della calamità. In una Sicilia costi triplicati per chi è costretto a irrigare i campi con l’acqua che in alcune zone agricole del catanese non arriva a causa di una rete colabrodo.
In Sardegna nel Sulcis-Iglesiente 4 mila aziende agricole sono rimaste praticamente senz’acqua a causa della siccità e degli incendi e la Coldiretti ha stimato nell’Isola una riduzione del 40% delle produzioni agricole e quantificato in 120 milioni di euro le perdite per tutti i settori agricoli. Gli allevatori sono rimasti senza pascoli, hanno raccolto il 50% del fieno, e subito un drastico calo delle produzioni di latte. La raccolta del grano è stata inferiore del 25%. La Giunta Regionale ha adottato una delibera per chiedere lo stato di calamità naturale per tutto il territorio regionale, comprese le zone irrigue.
“Noi già da mesi stiamo monitorando la situazione in tutta Italia attraverso un coordinamento, che il Ministero si è assunto, di Comuni e Regioni. Per quanto riguarda Roma, nei giorni scorsi abbiamo convocato l’osservatorio di emergenza e abbiamo dichiarato la situazione di criticità alta, che permette alla Regione di poter chiedere lo stato di emergenza, sia per tutelare l’agricoltura sia per tutelare gli usi civili”. Lo dice il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in un’intervista al Gr1 parlando dell’emergenza siccità. Bisogna veramente cominciare a preparare i contenitori per conservare l’acqua? “Non creiamo allarmismi- risponde Galletti- Finora abbiamo evitato situazioni di emergenza grazie all’azione di monitoraggio. Vedremo nei prossimi giorni anche l’evolversi delle condizioni atmosferiche. “Le competenze sono delle Regioni, dei Comuni e delle società che gestiscono gli acquedotti – aggiunge Galletti – ma non mi sento di dare responsabilità”.
L’assessore regionale dell’Umbria all’Agricoltura, Fernanda Cecchini, chiarisce i dubbi sulla possibilità che la Regione richieda al ministero delle Politiche agricole lo stato di calamità naturale, assieme ad altre regioni: “Stiamo raccogliendo le segnalazioni degli agricoltori per quantificare i danni riportati a causa della siccita’ e nei prossimi giorni decideremo il da farsi. Se dovesse piovere le cose potrebbero migliorare, ma la richiesta si basa sui danni tuttora registrati e non sugli eventi atmosferici”. Il livello del Lago Trasimeno è sceso e viene costantemente monitorato. “Secondo la relazione prodotta una decina di giorni fa dal Servizio idrico e rischio idraulico della direzione Governo territorio e paesaggio – spiega Cecchini – è di circa 50 cm sotto il livello dello zero idrometrico. Ancora sotto controllo, se si considera che negli anni peggiori (2003, 2008 e 2013) era sotto dai 150 ai 185 cm.
La Regione Marche è pronta a dichiarare lo stato di calamita’ per l’agricoltura a causa della siccita’. E’ in corso la ricognizione della situazione attraverso i dati degli Ato e del Servizio Agricoltura che dovranno corredare il provvedimento. Dal punto di vista dei fabbisogni per gli usi idropotabili invece, fino ad oggi, l’unica emergenza è stata segnalata per alcune zone della provincia di Pesaro-Urbino, risolta con l’aumento della portata del pozzo di emergenza del Burano (Cagli): da 200 a 300 litri al secondo. E’quanto si legge in una nota. “Al momento non sono stati riscontrati particolari problemi per l’approvvigionamento di acqua nelle case – spiega l’assessore alla Protezione Angelo, Civile Sciapichetti. Diverso è, invece, il discorso per quanto riguarda il settore agricolo. La situazione è sotto il costante monitoraggio della Protezione Civile e del servizio Agricoltura e, se i dati raccolti confermeranno l’emergenza, l’esecutivo si riunirà appositamente per dichiarare lo stato di calamità”.
La Calabria ha già avviato l’iter per chiedere al governo la dichiarazione dello stato di calamità naturale per i danni dovuti alla siccità. Lo ha detto all’Agi il consigliere regionale delegato per l’Agricoltura, Mauro D’Acri. “Ne abbiamo gia’ discusso in Giunta ed abbiamo scritto al ministro per segnalare la situazione che investe tutte le produzioni, a partire dall’olivicoltura”. I danni ammontano a 310 mln di euro, secondo le stime della Coldiretti. Il 30% delle colture risulta compromesso e con le riserve idriche ridotte al 30%, la confederazione agricola aveva sollecitato la dichiarazione dello stato di calamita’ naturale. La situazione piu’ critica e’ quella del Crotonese.
In Toscana e’ sempre piu’ emergenza. Colture senza acqua, pozzi a secco, dighe e invasi sotto il livello minimo accettabile, carenza di pioggia e temperature in aumento. Una situazione drammatica che ha portato nelle scorse settimane il presidente della Regione, Enrico Rossi ha firmare la dichiarazione di stato d’emergenza regionale. Con questo atto, Rossi coinvolge tutti gli attori della filiera’ acqua: Autorita’ idrica Toscana, le Autorita’ di bacino distrettuali, Comuni e Aziende sanitarie per cercare, attraverso un piano straordinario gli interventi da mettere in atto per mitigare gli effetti della carenza idrica.
Per far fronte ad una situazione drammatica, la Regione e’ scesa in campo con un piano di interventi urgenti, che prevede 22 pozzi nelle zone piu’ critiche e lo stanziamento, per questo, di quattro milioni di euro. “Sono lavori da fare subito – ha spiegato Rossi – in tempi brevi nelle zone piu’ in difficolta’. Dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico a uso potabile la Toscana ha messo a punto una quantita’ di opere negli anni passati, 112 interventi per 32 milioni di euro, grazie alle quali possiamo dire che e’ in sicurezza quasi tutta la regione. Permangono pero’ una serie di criticita’, in Versilia, in Lunigiana e soprattutto all’isola d’Elba: verranno affrontate con questi interventi. Poi all’Elba in particolare, partira’ entro la fine dell’anno il dissalatore per 14,5 milioni di euro di cui 2,5 milioni di risorse regionali, che risolvera’ in via definitiva il problema delle crisi idriche”.
“I cambiamenti climatici sono una cosa seria – prosegue Rossi – con i quali la Toscana ha gia’ iniziato a confrontarsi e lavorare. Ci troviamo ad affrontare l’alternanza di periodi di siccita’ come l’attuale, che si presentano ogni 5 anni, con periodi di piogge intense che generano dissesto idrogeologico e alluvioni. La parte agricola e’ quella che al momento ne risente maggiormente, specialmente in Maremma, e infatti si calcolano danni per 150 milioni che abbiamo gia’ segnalato alla Protezione civile. Vogliamo risolvere in ogni modo il problema su versante agricoltura perche’ non vogliamo perdere le nostre coltivazioni o rischiare di veder morire tutte le viti che sono state appena reimpiantate”.
Altro fronte aperto nel Lazio e in particolare a Roma. “Se è vero che è stato prelevato solo un millimetro d’acqua al giorno dal lago di Bracciano, dire adesso che bisogna bloccare l’acqua a gran parte dei romani per otto ore al giorno è un’esagerazione. Io non faccio polemiche, mai le farò, ma chiedo ad Acea di formalizzare una proposta alternativa. E’ il tempo di trovare soluzioni dialogando e parlando”, ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ricordando che “la sospensione della captazione d’acqua da Bracciano non e’ stata una scelta ma un obbligo perché il livello è troppo basso e questo puo’ generare una catastrofe ambientale. Inoltre esiste una convenzione che prevede un limite che e’ stato superato di molto”. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha comunque sentito il presidente della Regione Nicola Zingaretti. Il 25 luglio in Campidoglio dovrebbe tenersi un incontro al quale parteciperanno l’assessore regionale competente e rappresentanti di Acea, al fine di trovare una soluzione ed evitare il razionamento dell’acqua per oltre un milione di romani.
La siccità che sta colpendo la città di Roma e le aree limitrofe della Capitale ha indotto anche la Santa Sede a intraprendere delle misure volte al risparmio dell’acqua. Per questo motivo, il Governatorato dello Stato della Citta’ del Vaticano ha deciso di spegnere tutte le fontane, sia quelle esterne ubicate in Piazza San Pietro, sia quelle interne dislocate nei Giardini Vaticani e nel territorio dello Stato.
Incendi e siccita’: una combinazione terribile per la Campania. A Napoli, la societa’ Abc ha diffuso un decalogo per evitare ogni spreco mentre sono molti i comuni dove sono state emesse ordinanze sindacali contro gli sprechi. Salerno, Castellabate, Capaccio Paestum, Mugnano di Napoli, Giugliano, Avella, Ariano Irpino solo per citarne alcuni: fino al 30 settembre multe per i trasgressori.
“Non chiederemo lo stato di calamita’ naturale per l’ emergenza idrica, perche’ non ne abbiamo bisogno. Le nostre dighe hanno livelli tali da consentirci un rifornimento regolare, senza ricorrere almeno per il momento, nemmeno alla turnazione”. Lo afferma l’assessore all’ Energia della Regione siciliana Vania Contrafatto a margine del tavolo tecnico che si e’ riunito oggi per stabilire il da farsi sull’ emergenza siccità e formalizzare eventualmente la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale, come hanno già fatto diverse regioni del Nord Italia. L’ assessore ha negato l’ipotesi che anche la Sicilia nei prossimi giorni possa richiedere l’accesso ad aiuti da parte dello Stato per via della siccita’. L’ isola, al contrario di altre regioni del centro Nord, sarebbe secondo l’assessore “meglio organizzata nella gestione delle acque. Abbiamo sempre tenuto sotto controllo i livelli delle nostre dighe, quando c’è stato un momento di difficoltà nel palermitano lo abbiamo risolto riportando i livelli normali attraverso l’ uso di altre condotte come quella di Scillato. Lo stesso e’ successo in altre zone. Se talvolta ci sono problemi di turnazione – ha proseguito Contrafatto – e’ perche’ le condotte idriche sono vetuste e i gestori non hanno fatto la giusta manutenzione, ma non manca l’acqua alla fonte”.
Fonte: Conferenza delle Regioni e delle Province autonome