Terza riunione dell’Osservatorio permanente sugli usi idrici riunito il 13 luglio nella sede dell’Autorità di Distretto dell’Appennino Centrale, durante la quale è emerso che si passa da una “severità idrica media” per il problema siccità nelle regioni Lazio,Umbria e Marche (relativamente all’Ato1 di Pesaro-Urbino) ad una condizione di “severità idrica alta”. Questa misura – si legge in un comunicato diffuso dal ministero dell’ambiente – consentirà l’eventuale attivazione delle procedure a sostegno del settore agricolo previste dalla legge 102 del 2004, nonché l’eventuale concessione dello stato di emergenza, da parte della Protezione Civile, su richiesta regionale. Inoltre l’Osservatorio, in condizioni di severità idrica alta, potrà fornire il supporto informativo e operativo necessario a contribuire alla definizione delle decisioni per la gestione dell’eventuale emergenza da parte degli organi di Protezione Civile Nazionale e delle altre Autorità competenti.

L’Osservatorio, voluto dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti per far fronte alle carenze idriche registrate in questi ultimi mesi, ha affrontato in particolare la situazione di tre regioni italiane.

Per il Lazio è stata confermata la delicata situazione del lago di Bracciano, dove l’11 luglio si registrava un livello di 23 centimetri al di sotto dello zero idrometrico. L’Osservatorio ha dichiarato che al momento le portate emunte sono di circa 1000 litri al secondo e confermato l’aumento delle portate rilasciate dall’invaso del Pertuso, a sostegno dell’idropotabile. Il gestore Acea Ato2 ha evidenziando un recupero di circa 105 litri al secondo dal controllo delle perdite sui manufatti idraulici e un recupero di circa 80 litri al secondo dalla ricerca delle perdite occulte di rete. Proprio ieri il ministro Galletti ha ricevuto rappresentanti del Comitato Difesa Lago di Bracciano, associazioni rivierasche, l’ente Parco e il deputato Emiliano Minnucci per un punto della situazione: il ministero chiederà a ISPRA, già tra i componenti dell’Osservatorio, di verificare lo stato di salute e di consegnare un report di analisi delle condizioni del lago.

Sotto esame anche la situazione della Province di Latina e Frosinone, per le quali i rispettivi sono segnalati deficit che oscillano dal -20 al -70%. Nel piano di interventi dell’ATO4 sono state messe in atto misure straordinarie che prevedono tra l’altro l’installazione dei dissalatori nel sud Pontino e l’intensificazione della ricerca delle perdite.
Per la regione Umbria, cresce il deficit pluviometrico che oscilla dal 24 al 50%. L’area maggiormente sofferente è quella del bacino del lago Trasimeno: le ultime misurazioni attestavano un valore di -50 centimetri rispetto allo zero idrometrico. Anche qui sono state attivate le misure straordinarie necessarie per affrontare la criticità in corso e presentato il piano.

Nella regione Marche il territorio particolarmente interessato dalla crisi idrica è quello dell’Ato1 Pesaro Urbino, le cui fonti di approvvigionamento sono di natura essenzialmente superficiale. Qui il deficit pluviometrico oscilla dal 15 al 25% e si è attivato il pozzo Burano, le cui acque fresche consentiranno di abbassare le temperature all’interno degli invasi di Tavernello e S. Lazzaro, consentendo la diminuzione della proliferazione algale negli invasi e l’aumento volumetrico degli stessi.

Alla riunione hanno partecipato, oltre al Ministero dell’Ambiente, quello delle Infrastrutture e Trasporti, le Autorità di Bacino, tutte le regioni del Distretto, il Dipartimento della protezione civile, gli Enti d’ambito del servizio idrico integrato delle zone interessate dalle situazioni di scarsità idrica, i gestori, Anbi e Assoelettrica. La prossima riunione dell’Osservatorio si terrà il 27 luglio.

Nel frattempo si aggrava – secondo quanto emerge da un dossier curato dalla Coldiretti – il conto che l’andamento climatico 2017 presenta all’agricoltura: quasi 2 miliardi di euro le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti, in un anno segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti a macchia di leopardo. E’ quanto emerge dal . Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – e’ sempre piu’ difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche i vigneti e gli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte con l’allarme siccità che si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale con maggiori costi e danni in tutte le regioni anche se con diversa intensita’. Violenti nubifragi con trombe d’aria e grandine a macchia di leopardo hanno fatto peraltro salire in conto dei danni all’agricoltura stremata dalla siccita’ in una pazza estate segnata dal rincorrersi di eventi estremi con il divampare i incendi che hanno colpito non solo boschi ma anche animali allevati, pascoli, vigneti e uliveti con un impatto devastante sull’ambiente, l’economia, il lavoro e il turismo.

Le perdite provocate dalla siccita’ in Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro, i due terzi dei quali legate a perdite produttive su mais e frumento mentre il resto – riferisce sempre la Coldiretti – è diviso tra il calo nella produzione di latte, a causa delle alte temperature, e l’aumento dei costi energetici per le irrigazioni e per la ventilazione e temperature piu’ fresche nelle stalle. In Piemonte a soffrire sono soprattutto le province di Cuneo, Asti e Alessandria dove il forte caldo di questi giorni, oltretutto sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%, per le coltivazioni foraggiere e’ andato a compimento solo il primo taglio con danni almeno del 50%. Forti timori per la raccolta  di frutta, uva e nocciole.
Vivono con il terrore degli incendi, considerata la conformazione del territorio, gli agricoltori della Liguria che risentono della siccità soprattutto per gli oliveti dell’Imperiese e nelle zone irrigue di Andora ed Albenga dove soffre anche la coltivazione del pregiato basilico genovese. Dal mese di aprile, la Regione Veneto ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l’acqua. Gli agricoltori sono costretti a bagnare la soia, il mais, barbabietola, tabacco oltre a tutte le orticole, comprese le frutticole già in emergenza ma anche i prati stabili con conseguente aggravio dei costi di produzione.

Preoccupa anche il cuneo salino che interessa una zona del Polesine di circa 62mila ettari pari al 10% della superficie regionale particolarmente vocata tra l’altro agli ortaggi. In Trentino Alto Adige la produzione del primo taglio di fieno è stata falcidiata del 30%, ma la siccita’ ha fatto ulteriori danni dopo quelli, gravissimi, provocati dalle gelate con perdite anche del 100% in alcune aziende frutticole della Val di Non, della Val di Sole e della Valsugana. Lo stato di”sofferenza idrica” e’ stato sancito dalla Regione in Friuli Venezia Giulia, mentre la dichiarazione dello stato di emergenza riguarda le zone di Parma e Piacenza in Emilia-Romagna dove si registrano danni, soprattutto a pomodoro da industria, cereali, frutta, ortaggi, barbabietole e soia, per oltre 100 milioni di euro secondo la Coldiretti, ai quali se ne aggiungono altri 50 per i nubifragi, le grandinate e il vento forte.  Oltre 200 milioni di euro e’ la stima dei danni da siccita’ all’agricoltura in Toscana, dove la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. Solo la perdita diprodotto per grano tenero e duro e’ valutata in circa 50 milioni di euro; altri 35 milioni sono i danni al mais, altre foraggere e girasole, ma guasti da quantificare sono destinati a riguardare anche i vigneti e gli oliveti. Nelle Marche, dove si stima un danno di circa 30 milioni di euro, a soffrire sono un po’ tutte le colture a partire dai foraggi per l’alimentazione degli animali, con crolli di produzione stimati fino al 50%. Situazione difficile pure per il mais e il girasole, con cali previsti intorno al 30%, ma e’ emergenza pure nelle stalle con le mucche che a causa dello stress da caldo stanno producendo fino al 20% di latte in meno. Danni stimati approssimativamente in oltre 60 milioni di euro in Umbria, dove il calo delle precipitazioni portera’ a una diminuzione delle rese di grano e orzo (-30/40% circa, con picchi anche del 60% in alcune zone) e per i foraggi (-50%, con secondo taglio a rischio), ma anche della produzione di girasole, olio e miele (-50%). Nel Lazio le criticita’ maggiori si registrano a Latina dove sono compromessi fino al 50% i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie. Complessivamente i danni – tra investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito – si attestano tra 90 e i 110 milioni di euro. La lunga siccita’ ha messo a dura prova tutte le province della Campania dove la Regione ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di calamita’ naturale. La Coldiretti stima che i danni possanoammontare a circa 200 milioni di euro, ma occorrerà attendere la fine dell’estate per comprenderne la  reale dimensione. In Abruzzo, nella sola Marsica che contribuisce a generare il 25% del Pil agricolo con 13mila ettari coltivati, si stimano perdite di ricavo, legate alla produzione orticola, all’olivicoltura e alla zootecnia, di circa 200 milioni di euro con conseguenti ripercussioni sull’intera economia regionale.

Dighe ai minimi storici in Molise dove numerosi comuni hanno emanato ordinanze “anti spreco” per salvaguardare le risorse idriche. La prolungata siccita’ ha gia’ causato la perdita di 140 milioni di euro di grano, pomodori da industria e ortaggi in Puglia e, se non dovesse piovere ancora per settimane, trovera’ conferma il calo di oltre il 30% di produzione di olive. Ma soffrono anche gli agrumeti, i vigneti di uva da tavola e da vino. Grossi problemi di siccità nel Metapontino, in Basilicata, con notevoli danni alle colture frutticole, agrumicole e orticole, e nella zona della val d’Agri e del Vulture alla viticoltura e alla orticoltura di fine estate. La Coldiretti chiederà lo stato di calamità. In Calabria in difficolta’ l’ulivo con perdite medie del 35/40% e la viticoltura con circa un 15% di grappoli bruciati per eccesso di caldo e siccita’ mentre in forte difficoltà sono i pascoli per bovini e i ed ovicaprini con forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti. Aumento del costo delle irrigazioni straordinarie sugli ortaggi in pieno campo, in serra e per la frutticoltura e in diversi territori anche nei vigneti. In totale la stima dei danni tra maggiori costi e minore produzione raggiunge i 310 milioni di euro in Calabria, e la Regione ha avviato le procedure per la richiesta al ministero delle Politiche agricole il riconoscimento della calamita’. In una Sicilia costi triplicati per chi e’ costretto a irrigare i campi con l’acqua che in alcune zone agricole del catanese non arriva a causa di una rete colabrodo. In Sardegna e’ stimata una riduzione del 40% delle produzioni agricole e quantificata in 120 milioni di euro le perdite per tutti i settori agricoli.

Gli allevatori sono rimasti senza pascoli, hanno raccolto il 50% del fieno, e subito un drastico calo delle produzioni di latte. La raccolta del grano e’ stata inferiore del 25%. La Giunta Regionale ha adottato una delibera per chiedere lo stato di calamita’ naturale per tutto il territorio regionale, comprese le zone irrigue.

Fonte: Conferenza delle Regioni e delle Province autonome