La risposta è senz’altro sì, ma non è possibile eliminarle. Il metano prodotto dalle fermentazioni che avvengono essenzialmente nel rumine è un potente gas serra: basti pensare che è 28 volte più “potente” della CO2. Ridurre la produzione del metano, sia quello generato direttamente dai ruminanti che quello derivante dalla gestione dei liquami, oltre ad essere un dovere morale può generare un claim remunerabile e utilizzabile dall’industria lattiero-casearia sulle confezioni e sulle etichette.
Paradossalmente, i ruminanti allevati al pascolo emettono, in senso assoluto e per chilogrammo di latte o carne prodotti, più metano rispetto agli allevamenti intensivi. Questo è ancora più vero se le essenze vegetali presenti nei pascoli sono molto lignificate e povere di proteine, e se l’integrazione con concentrati proteici ed amidacei è molto ridotta.
Nel rumine dei ruminanti vivono moltissime specie di archeobatteri, batteri, protozoi e funghi. Gli acidi grassi volatili (AGV), l’anidride carbonica e l’idrogeno presenti in questo organo vengono utilizzati dagli archeobatteri per la produzione di metano (CH4). La presenza di questi archèi nel rumine è piuttosto importante (107-109/ml) e 2/3 appartengono ai generi Methanobrevibacter e Methanosarcina. Questi due generi costituiscono 1/4 della biomassa microbica. I protozoi utilizzano amido, cellulose, emicellulose, pectine, zuccheri e producono idrogeno e AGV, che a loro volta vengono utilizzati dagli archeobatteri per produrre metano (C02 + 4 H2 → CH4 + 2H2O).
La produzione di metano dipende molto dalla composizione della razione, o meglio dal suo rapporto amido-cellulosa, dalla concentrazione proteica e lipidica e dal tempo della sua ritenzione nel rumine. La razione meno metanogena è quella più “ricca” di amido e con maggiore transito ruminale.
Esistono dei metaboliti secondari delle piante che sono potenzialmente in grado di ridurre la produzione enterica di metano. Molti di questi, come i tannini, le saponine e gli oli essenziali di origine tarpenoide e non tarpenoide, sono utilizzati dalle piante per difendersi dagli erbivori.
Segnaliamo quindi un interessante articolo, “Role of Secondary Plant Metabolites on Enteric Methane Mitigation in Ruminants“, pubblicato il 27 agosto 2020 su Frontiers in Veterinary Science, utile per chi volesse approfondire questo argomento.