Abstract

La redditività dei sistemi economici “convenzionali” è rappresentata da fattori esterni affidati in outsource, che rendono più economico sprecare risorse che non tenerne traccia ed infine recuperarle. Tuttavia, i modelli economici non circolari, ovvero senza feedback, comportano numerosi rischi. Tra questi, mancanze nell’ambinito delle risorso primarie, tra cui la volatilità del prezzo delle risorse, il calo dell’efficienza della catena di fornitura, l’aumento dei divieti sulla commercializzazione dei rifiuti, la riduzione dei costi delle fonti di energia rinnovabili, eccetera. Queste tendenze sfavorevoli possono essere anche denominate “rischi lineari“. Attraverso l’analisi di modelli di business aperti e chiusi e la presentazione dei processi di creazione del valore della matrice ReSolve, ci proponiamo di dimostrare in che modo i sistemi informatici e le soluzioni digitali moderne possano aumentare l’utilizzo efficace delle risorse e ridurre i rischi di produzione.

Parole chiave: modello di business; economia circolare; creazione di valore; applicazione della tecnologia informatica; rischio lineare; catena del valore circolare.

Introduzione

L’utilizzo di nuovi strumenti informatici ha aperto nuovi canali nell’ambito della collaborazione con i partner e dei contatti con i clienti. Secondo Amit e Zott (2012), l’importanza della trasformazione aziendale sta ricevendo sempre maggiore attenzione grazie allo sviluppo dell’informatica. Chesbrough (2010) afferma chiaramente che un modello di
business eccellente per un prodotto ordinario offre opportunità di gran lunga migliori rispetto ad un prodotto eccezionale inserito in un modello di business medio. What e Massa (2011) confermano questa affermazione secondo la quale i prodotti dovrebbero essere sempre completati da modelli di business adeguati. Sebbene quest’area della ricerca stia ricevendo particolari attenzioni negli ultimi anni, il concetto di base non è stato ancora elaborato in modo esauriente. La descrizione più precisa fino ad ora è quella di Teece (2010), che vede il concetto dei modelli di business nel dare una denominazione comune ai meccanismi di creazione di valore, trasferimento di valore e conservazione del valore. Dal suo punto di vista, l’azienda deve individuare chiaramente le esigenze dei clienti e trovare modi per soddisfarle. Gli investimenti dei clienti si trasformano in profitti se certi elementi della catena del valore vengono regolati di conseguenza, ovvero questi processi si uniscono nella catena di valore (formano una catena di valore). Il ruolo sempre maggiore della pianificazione aziendale viene spiegato da Schaltegger et al. (2012) sulla sostenibilità aziendale, identificando l’innovazione del modello di business come uno degli elementi chiave di tale sostenibilità. Negli ultimi anni, numerosi autori (Gauthier e Gilomen, 2016; Breinarth et al., 2018) hanno fornito un resoconto delle esperienze pratiche di aziende di successo, nelle quali gli imprenditori creano valori sociali ed ambientali eccezionali, generando al contempo importanti fatturati. Armas-Cruz, Gil-Soto, e Oreja-Rodríguez (2017) hanno incentrato i loro studi sulla potenzialità di una prolificazione di aziende “green”, concludendo che la bassa redditività di tali iniziative non  incita i responsabili delle decisioni aziendali ad allontanarsi dai modelli di business convenzionali. La stessa idea è sostenuta da Fogarassy et al. (2017), che sostengono che le aziende tradizionali rispondono solo alle richieste dei mercati emergenti. Pertanto, la trasformazione del pensiero economico convenzionale dovrebbe offrire un valore economico maggiore rispetto a quanto accaduto nei sistemi precedenti (Schaltegger et al., 2012). Altrimenti, le aziende della sostenibilità rimarranno solamente case study, anziché diventare tendenze. Questa posizione è in linea con Ramkumar et al. (2018), che vedono le soluzioni ambientali come aspettative del mercato piuttosto che come funzioni complementari. Gli autori ritengono che gli attuali vantaggi dei processi che si conformano allo status quo presto rappresenteranno una minaccia per le aziende, da diversi punti di vista. Tra questi, mancanze nell’ambito delle risorse primarie, tra cui la volatilità del prezzo delle risorse, il calo dell’efficienza della catena di fornitura, l’aumento dei divieti sulla commercializzazione dei rifiuti, la riduzione dei costi delle energie rinnovabili, eccetera. Queste tendenze sfavorevoli possono essere anche denominate “rischi lineari”. Studi recenti (Brooks et al., 2018; Horvath et al., 2018) supportano quanto appena affermato quando sostengono che la redditività dei sistemi economici “convenzionali” sia rappresentata da fattori esterni affidati in outsource, il che rende più economico sprecare risorse che non monitorarle e infine recuperarle. Tuttavia, sembra che questa situazione cambierà presto, dal momento che gli attori dominanti a livello globale (per es. Cina, Kenya, Bangladesh) sono usciti dai mercati dei rifiuti. Si può dunque supporre che la transizione da un approccio “prendere-fare-scartare”, la creazione di circoli di  risorse chiusi, sarà un requisito fondamentale per le aziende e gli attori economici in generale. Questo è uno dei motivi per cui la Commissione europea (2015) ha annunciato il suo piano di azione “L’anello mancante“, che già nell’introduzione incoraggia alla transizione ad un’economia circolare. Il piano d’azione per l’economia circolare, in breve “CE” (Circular Economy), rifiuta le caratteristiche tradizionali della crescita economica (per es. produzione di massa, utilizzo di risorse non rinnovabili, produzione di merci conservate, ecc.) ma offre soluzioni innovative per proteggere il capitale naturale e promuovere il benessere sociale. Ottenere il flusso circolare migliore possibile di materiali ed energia tramite i processi economici ed evitare le perdite di risorse sono priorità fondamentali (Ellen MacArthur Foundation, 2015). Al contrario dei precedenti sforzi per la sostenibilità, queste iniziative circolari stanno ricevendo sempre maggiore attenzione dal settore aziendale. Secondo un recente studio del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), l’80% delle aziende intervistate afferma che l’accelerazione della crescita e l’aumento della competitività dipendono dall’utilizzo delle strategie circolari. Il restante 20%  identifica la riduzione del rischio come motivazione principale per lo sviluppo di modelli di business (WBCSD, 2017). Questi risultati suggeriscono che l’applicazione di strategie circolari si è inserita nell’ambito della ricerca sui modelli di business. Interpretando il concetto di modelli di business circolare, Scott (2013) sostiene che le iniziative circolari dovrebbero utilizzare materiali biologici riciclabili o usare continuamente le proprie materie prime tecniche. Si prevede che entrambe le attività non siano dannose per gli ecosistemi e che possano essere praticate senza scarti. Secondo Mentink (2014), le aziende circolari devono creare valore e catturare i flussi di materiali in un ciclo dei materiali chiuso. Tuttavia, l’autore fa notare che un modello di business da solo non può essere un sistema circolare. È maggiormente possibile ottenere la chiusura del cerchio attraverso una rete di aziende. Bocken et al. (2017) classificano le aziende circolari in base alle loro strategie ambientali. È stato riscontrato che le aziende possono influenzare i circuiti delle risorse in tre modi diversi. La prima opzione consiste nel rallentare il flusso di risorse espandendo l’uso dei prodotti. Questa opzione richiede la progettazione di merci durevoli. Un altro metodo consiste nel chiudere l’anello attraverso materiali riciclati. L’ultima soluzione sta nel ridurre le dimensioni degli anelli, ovvero ridurre l’uso delle risorse, aumentare l’efficienza energetica e dei materiali. Lewandowski (2016) ritiene che le imprese siano sostenibili in modo circolare se il loro modello include proprietà “CE” di base (per es. ottimizzazione delle risorse, chiusura dell’anello, ecc.). In sintesi, le strategie e i modelli di business circolare stanno evolvendo insieme nelle pratiche aziendali attuali. Secondo Kraaijenhagen et al. (2016), la loro mutua applicazione è inevitabile per due motivi. Da un lato, una trasformazione circolare a livello di paese non può essere attuata senza iniziative dal basso, e dall’altro, i modelli di business oggi possono funzionare efficacemente solo se incorporano caratteristiche di sistema circolari e in costante evoluzione. Manninen et al. (2017) condividono questo punto di vista, ma aggiungono che la ricerca scientifica mostra un interesse sempre maggiore nello sviluppo di un modello di business circolare, il che è di enorme importanza perché se i modelli di business da introdurre sono preceduti da una ricerca scientifica approfondita, la loro introduzione e applicazione ha basi più solide. Gli studi precedenti non esaminano i cambiamenti a livello aziendale del progresso circolare, ovvero quali elementi e soluzioni circolari vengono attualmente usati dai modelli di business ed in quale fase della trasformazione da lineare a circolare si trovano. Pertanto l’obbiettivo principale dei nostri studi è stato quello di valutare i modelli di business attuali in base al fatto che si adattino o meno a soluzioni circolari. Alcuni studi (Bocken et al., 2015; Aminoff et al., 2017; Fogarassy, 2017) ipotizzano che le trasformazioni da lineare a circolare abbiano inizio principalmente nei settori innovativi e ad alto coefficiente di conoscenze e pertanto come area di ricerca possiamo osservare cambiamenti eccezionalmente attivi nelle biotecnologie. Si prevede che questo settore sarà l’area più importante nell’area economica che seguirà la crisi economica; nel 2015 i maggiori investimenti globali sono stati fatti in questo settore (Ernst & Young, 2017). Esaminando la nuova generazione di modelli di business nelle biotecnologie, desideriamo rispondere alla domanda: in quale fase si trova l’applicazione delle strategie circolari a livello aziendale? Oltre a riconoscere gli elementi circolari delle aziende di biotecnologie, i risultati della ricerca possono contribuire alla valutazione di modelli usati nella pratica per determinare in che modo il processo di transizione da lineare a circolare possa essere velocizzato per le imprese ad alto coefficiente di conoscenze che preferiscono la digitalizzazione.

Esame di alcune caratteristiche dei modelli di business

L’esplorazione dei modelli di business nella tecnologia digitale e l’esplorazione  loro background operativo è soprattutto possibile tramite l’analisi e l’esame di aziende di  biotecnologie belghe (Doranova, 2016). In Belgio esistono piccole aziende di biotecnologie con una capitalizzazione di mercato di 286 milioni di Euro (2016), il secondo valore più alto in Europa. Sette delle dieci maggiori aziende di biotecnologie europee si trovano in questo paese e le 10 aziende farmaceutiche più influenti del mondo conducono parte della ricerca in Belgio. Questo eccellente ecosistema delle biotecnologie dispone di un solido background scientifico e di una comunità di PMI efficiente e innovativa. Inoltre, le normative nazionali e gli incentivi finanziari forniscono un forte sostegno agli attori del settore. La legge belga consente alle aziende di accorciare e completare gli studi biotecnologici di Fase I, gli studi clinici entro 15 giorni, il che garantisce al paese la posizione più elevata in Europa in termini di numero di studi clinici (Essenscia, 2017). Nella sua opera pubblicata recentemente, Segers (2017) ha identificato 22 diversi modelli di business nel campo delle biotecnologie. Secondo le sue osservazioni, le aziende usano una combinazione di certi modelli. Ha riconosciuto che l’unione di reti collaborative era un incentivo per l’innovazione evolutiva delle aziende di biotecnologie. Pertanto, durante la valutazione e la classificazione, l’aspetto principale usato per la suddivisione è stato la pratica di condivisione delle innovazioni delle aziende, sulla base della quale è possibile distinguere i modelli di business chiusi e aperti. Nel caso dei modelli efficiente delle sue conoscenze, licenze e know-how, che fondamentalmente significa anche la forma consueta dei modelli di business. Tuttavia, le tendenze attuali mostrano che le aziende di grandi dimensioni stanno esternalizzando alcune attività ad aziende più piccole per concentrarsi maggiormente sulla propria attività principale. Questo fenomeno porta alla condivisione delle innovazioni e allo sviluppo di modelli di business aperti. Nel caso dei modelli di business aperti, la presenza di piccole aziende affiliate che contribuiscono alla creazione di un ecosistema aziendale reale, fattibile o sostenibile è notevole (Sagers, 2017). Il background metodologico per la valutazione dei modelli di business sostenibili è stato sviluppato nel 2013 dal personale della Ellen MacArthur Foundation (2013), che esamina le proprietà di sistema dei modelli di business in base ai criteri di valutazione circolare. Questo metodo, denominato “ReSolve”, è stato ulteriormente specificato e sviluppato nel 2016 da Lewandowski.

Tabella 1: il quadro ReSOLVE

La Tabella 1 fornisce una descrizione dettagliata dei componenti distintivi del quadro della Ellen MacArthur. Dalla atbella vediamo che l’acronimo ReSOLVE è formato dalle iniziali dei nomi inglesi delle attività supportate dall’economia circolare.

Modelli di business aperti e chiusi nella pratica

In base ai criteri circolari presentati, la Tabella 2 offre una panoramica della prima generazione di aziende farmaceutiche (modelli chiusi) e sottolinea gli schemi fondamentali che rispondono ai requisiti di un’attività circolare.

Tabella 2: modelli di business chiusi del settore delle biotecnologie farmaceutiche in Belgio.

I primi tre modelli mostrano le forme tradizionali di imprese di biotecnologie (Tabella 2). Una caratteristica comune degli altri modelli è il fatto che sono adatti per le aziende che iniziano con una carenza di capitali. Operano nella fase iniziale della catena del valore e cercano di crescere ulteriormente vendendo proprietà intellettuale o servizi speciali. La loro unica caratteristica circolare è il servizio fornito alle grandi imprese, che è uno dei principi della condivisione. Una simpatica eccezione è il modello “Senza Ricerca, solo sviluppo“, che si posiziona volutamente nella parte finale della catena del valore. Questa soluzione aziendale offre un modulo di biotecnologia per una delle massime priorità dell’economia circolare: “allungare la vita con il riutilizzo”. Se una grande azienda “getta via” un prodotto in una fase avanzata dello sviluppo, possiamo perdere tutta l’energia ed i materiali investiti in precedenza. Questo modello è in grado di salvare questi prodotti e l’energia in essi investita acquistando farmaci scaduti e realizzando l’innovazione ad essi associata. Il modello evita la generazione di  materiali e flussi di energia non necessari che sarebbero indispensabili per la ricerca e lo sviluppo di nuovi ingredienti attivi. Nel caso del modello di business in questione, possiamo vedere che il suo profilo non solo contiene elementi circolari, ma è realizzato appositamente sul modello stesso. L’emergere di modelli di business aperti mostra che la condivisione delle conoscenze è diventata un fattore chiave, persino in un settore in cui la protezione della proprietà intellettuale gioca un ruolo notevole (Tabella 3). Le aziende possono diventare partner per i servizi l’una dell’altra se i loro ruoli cambieranno.

Tabella 3: modelli di business aperti generali del settore delle biotecnologie farmaceutiche in Belgio

Le caratteristiche comuni dei modelli aperti possono essere riassunte in base a tre aspetti. Innanzitutto, la condivisione delle innovazioni (per es. tra una grande azienda ed una PMI) e la presenza di collaborazione sono essenziali nell’innovazione aperta. Secondo l’uso dell’informatica diventa fondamentale per via dello scambio di informazioni rapido ed efficace. Alla fine, il rapido flusso di informazioni ha portato a una maggiore consapevolezza dei clienti, che porta anche nell’emergere della necessità di personalizzazione. Queste nuove considerazioni indicano che anche la rivoluzione digitale sta influenzando fortemente le biotecnologie farmaceutiche. La valutazione qui sopra, pertanto, fa differenza tra i modelli di business aperti e quelli le cui operazioni dipendono fortemente dall’uso della gestione dei dati.

Discussione e conclusioni

Risultato della digitalizzazione è il cambiamento di paradigma che si è verificato nel settore delle biotecnologie con i modelli di business aperti. Questo ha consentito alle aziende di focalizzarsi ampiamente sulle proprie competenze principali esternalizzando alcune delle  loro attività di ricerca e sviluppo. L’utilizzo di risorse esterne da parte di grandi aziende ha consentito alle piccole aziende e alle start-up di entrare nel mercato delle biotecnologie puntando a colmare certe lacune nella catena del valore. Oggi, la presenza di queste PMI delle biotecnologie è estremamente importante, non solo in pratica ma anche in termini d’innovazione per l’intero settore ed anche per l’economia in generale. La digitalizzazione dei  processi di sviluppo tecnologico dei sistemi biologici ha contribuito alla creazione di ecosistemi aziendali in cui l’innovazione viene condotta tramite una rete collaborativa basata sulle piattaforme di aziende di diverse dimensioni e discipline. Questo meccanismo riduce i costi operativi e la dipendenza della catena del valore. In base all’analisi, si può concludere che i modelli di soluzioni di business circolare basate sul digitale nel settore delle biotecnologie hanno contribuito alla creazione di reali valori dell’ecosistema aziendale. Questo meccanismo riduce i costi operativi e la dipendenza dalle catene del valore. Inoltre, apre nuovi canali di profitti mettendo in contatto i suoi attori con il mercato locale. La proliferazione di modelli di business aperti mostra che la condivisione delle conoscenze sta diventando un fattore chiave, persino nei settori in cui la protezione della proprietà intellettuale gioca un ruolo notevole.

Autori

Fogarassy C.1, Ivanyos D.2, Bori T.3, Ozsvari L.4

Affiliazione: 1,3 2,4 Università di medicina veterinaria, 1078 Budapest, István utca 2., Ungheria
Indirizzo e-mail:fogarassy.csaba@szie.hu; ivanyos.dorottya@univet.hu; tamas.bori@askell-agro.com; ozsvari.laszlo@univet.hu .

Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale al programma “Mezőgazdasági Vidékfejlesztési Alap: a vidéki térségekbe beruházó Európa – Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle aree rurali”. ID del programma: 1906020653.

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