Nel periodo post Covid-19, l’87,9% degli italiani crede che grazie all’agricoltura ci saranno nuovi posti di lavoro, anche per i giovani. Nel frattempo è stato riscoperto il “Made in Italy”: il 91% delle famiglie sono disposte ad acquistare più alimenti di produzione italiana, per la qualità e sicurezza dei prodotti e per sostenere i nostri agricoltori.

È quanto emerge dal Primo Rapporto dell’Osservatorio sul mondo agricolo Enpaia-Censis, dal titolo “Il valore dell’agricoltura per l’economia e la società italiana post Covid-19”. L’obiettivo della ricerca è quello di raccontare il valore economico e sociale dell’agricoltura nelle sfide complesse del post Covid-19 e capire se questo settore può rappresentare uno dei motori di crescita nel Paese e favorire il rilancio dell’economia e dell’occupazione. L’agricoltura si compone di 732 mila imprese attive, quasi 900 mila addetti, 44 miliardi di euro di export con +26,2% reale nel 2014-2019 (+15,9% del totale economia). In particolare, il 96,1% degli italiani reputa l’agricoltura importante per l’economia italiana, l’86,5% la considera fonte essenziale di posti di lavoro e il 90,9% la ritiene utile per la promozione e l’attrattività turistica dei territori.

L’elevata social reputation dell’agricoltura tra gli italiani, crea alte aspettative sul suo ruolo nel post Covid-19. Infatti, secondo l’89,2% degli italiani si tratta di un settore produttivo che, grazie all’attività di imprese e agriturismi offre ampi margini di crescita e ripresa economica.

L’agricoltura, inoltre ha avuto un ruolo attivo ed essenziale durante il lockdown, nel garantire i rifornimenti alimentari agli italiani. Sembra che ci siano anche buone prospettive sul fronte dell’occupazione: per l’87,9% degli italiani nel post Covid-19 l’agricoltura sarà motore per la creazione di nuovi posti di lavoro e di opportunità di fare impresa, anche per i giovani. La pensano così l’87,5% dei residenti nel Nord-Ovest, l’88,2% nel Nord-Est, l’85,6% nel Centro e l’89,5% nel Sud-Isole.

La pandemia ha generato una crisi sociale senza precedenti e con il lockdown gli italiani hanno dovuto far fronte ad una ridotta disponibilità economica. Ad oggi, il 45% degli italiani ha una liquidità limitata solo per tre mesi pur acquistando prodotti essenziali e pagando debiti ineludibili. Sono 7,5 milioni le persone che nell’emergenza sanitaria hanno chiesto e ottenuto aiuto economico da familiari o amici. Inoltre, 1 milione di italiani ha subito un calo del 50% dei propri redditi e pensa di ritrovarsi con zero risorse entro un anno.

L’Osservatorio sul mondo agricolo Enpaia-Censis, ha rilevato che il blocco delle attività di somministrazione alimentare durante il periodo di permanenza forzata a casa, ha causato il crollo della spesa per alberghi, ristorazione, esercizi pubblici, di -34 miliardi di spesa stimati a fine anno (-40% reale su base annua), parzialmente ammortizzati dall’incremento atteso di circa 10 miliardi di euro (-6 % reale) della spesa per consumi domestici. Il saldo negativo finale è comunque un colossale -24 miliardi a fine anno (-10% reale).

Il post Covid-19 ha così generato nuove abitudini nel rapporto con il cibo e i consumi alimentari.

Gli italiani hanno iniziato a risparmiare di più, ricorrendo ai discount (+18%) e agli ipermercati (+3%) ed è cresciuta l’attenzione sociale al cibo, con il 25% degli italiani (41,8% tra i 25-34enni) che ha dedicato più tempo a colazione, pranzo e cena, ed il 32% che vi ha dedicato più tempo del solito, con quote analoghe tra maschi e femmine.

Di particolare interesse è l’incremento dell’attenzione sociale per cibo e cucina dei millennial, inclusi i maschi. In questa situazione d’emergenza, secondo l’Osservatorio, nel post Covid emerge un nuovo importante ruolo dei prodotti “Made in Italy”: il 91% è pronto ad acquistare più alimenti di produzione italiana, dal vino ai formaggi, per la qualità, per la sicurezza e per solidarietà ai nostri agricoltori. Rivalutata, inoltre, anche la necessità di una maggiore trasparenza: l’89% degli italiani punterà su alimenti la cui etichetta rende evidente l’ origine, gli ingredienti, e la lavorazione, cioè prodotti con una tracciabilità trasparente. Lo faranno di più i millennial (86,7%), i laureati (86,3%) e bassi redditi (94,6%), e in ogni caso la tracciabilità si imporrà sempre più come criterio regolatore generale dei nuovi consumi alimentari.

“Il Covid-19 è stato un importante stress test anche per l’agricoltura – secondo Giuseppe De Rita, Presidente del Censis  che veniva da un lungo periodo positivo di rigenerazione in cui si è imposta come traino della filiera del cibo. Anche nel clima di paura e incertezza del post Covid, l’agricoltura resta strategica per creare nuove imprese e occupazione aggiuntiva. Dovrà però fare i conti con consumatori molto cauti nella spesa, che non transigono su qualità e sicurezza dei prodotti”.

“L’Osservatorio ENPAIA-Censis si pone come riferimento della filiera del cibo – afferma il presidente di ENPAIA, Giorgio Piazza e vuole rendere evidente a tutti il valore dell’agricoltura e dei suoi protagonisti. I dati emersi rafforzano una tendenza positiva del comparto agricolo che è un settore fondamentale e strategico del nostro sistema-Paese. L’agricoltura italiana, infatti, ha un valore aggiunto molto alto, il secondo in Europa con 34,6 miliardi di euro, ed esprime una classe imprenditoriale capace di fare investimenti e produrre cibo di qualità”.

Fonte: Fondazione Enpaia