Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per l’effetto che la nutrizione delle vitelle prima dello svezzamento può esercitare sulla produzione lattea successiva, ma i risultati di molti studi sono variabili e contrastanti. In un simposio del 2013, Soberon e Van Amburgh riportavano per le vitelle un aumento di 42.9 kg di latte in prima lattazione per ogni 100 g al giorno in più di assunzione di alimento da latte o sostituto. E’ stato dimostrato che il tasso di accrescimento delle manze dopo lo svezzamento è in relazione quadratica con la produzione lattea, raggiungendo l’effetto massimo per un accrescimento di circa 799 g/giorno. Altri dati confermano che una crescita corporea intensa nei primi 3 mesi di vita influenza lo sviluppo della ghiandola mammaria in modo diverso rispetto all’effetto dell’accrescimento oltre i tre mesi di età. Sempre Soberon e Van Amburgh affermano che un maggiore incremento ponderale giornaliero prima dello svezzamento sia correlato ad una maggiore produzione di latte, ma questa interazione non è stata ben definita. Altri Autori invece hanno messo in evidenza un effetto negativo di un eccessivo accrescimento: Foote e collaboratori (2007) hanno riscontrato non solo una maggiore fluidità delle feci in vitelle sottoposte a dieta lattea con alto tasso di accrescimento, ma anche una minore concentrazione di cellule CD4+ di tipo T nonché una minore risposta in seguito a stimolazione antigenica.
Ad oggi è difficile indagare l’effetto di diete diverse prima dello svezzamento sulla produzione lattea successiva a causa dei molteplici fattori che dalla nascita al primo parto possono intervenire. La meta analisi condotta da Soberon e Van Amburgh nel 2013 ha restituito un incremento di 42.9 kg di latte nella prima lattazione per ogni 100 g/giorno in più di assunzione di alimento liquido o 155 kg di latte per ogni 100 g/giorno in più di accrescimento prima dello svezzamento. Ad ogni modo, nel loro lavoro non era possibile analizzare l’influenza del tipo di dieta (lattea, lattea + starter ecc.). Poiché nel frattempo nuovi studi sono stati pubblicati, si propone una meta analisi che includa anche le risorse bibliografiche più recenti e che includa anche l’effetto del consumo di mangimi starter prima dello svezzamento sulla produzione di latte, grasso e proteine in prima lattazione.
Sono stati inclusi 9 studi per un totale di 21 trials; l’età di svezzamento delle vitelle era compresa tra 42 e 84 giorni di vita, con una media di 60 giorni. Per standardizzare il peso allo svezzamento in relazione ai periodi di alimentazione lattea molto variabili, è stato preferito impiegare le grandezze “ingestione” ed “accrescimento” giornalieri. Tutte le analisi sono state condotte con il programma SAS.
Le percentuali in grasso e proteina dei sostituti del latte variavano tra 12-22% e il 21-31%, rispettivamente. Per i mangimi starter il contenuto in proteina grezza oscillava tra il 18 ed il 25%. Le fonti proteiche erano variabili. A causa del ristretto numero di studi disponibili non era possibile valutare l’effetto della composizione della dieta sulla produzione in prima lattazione. L’ingestione media giornaliera con dieta liquida o con starter andava da 0.41 a 1.19 Kg al giorno e da 0.17 a 0.79 Kg al giorno, rispettivamente. L’incremento ponderale medio giornaliero andava da 0.34 a 0.90 Kg al giorno.
La maggiore variabilità nella risposta produttiva era correlata al singolo trial, suggerendo che la gestione dell’azienda e della vitellaia avevano un effetto di gran lunga maggiore rispetto alla dieta somministrata e/o all’accrescimento raggiunto. Di conseguenza, sebbene l’aumento dell’ingestione e dell’accrescimento delle vitelle possa migliorare l’aspetto produttivo, l’impegno maggiore dovrebbe essere profuso nella gestione aziendale. Il modello che includeva l’effetto della dieta liquida e dei mangimi starter attribuiva azione antagonista tra queste due variabili, probabilmente a causa della limitata capacità di ingestione delle vitelle, per cui una maggiore assunzione di alimento liquido comporta disavanzo del mangime starter e viceversa, soprattutto quando le vitelle assumevano più di 0.8 Kg/giorno di alimento liquido. Altri fattori, come la digeribilità e l’appetibilità del mangime starter, possono influenzarne l’assunzione giornaliera. Per ogni 100 g/giorno in più di assunzione di alimento liquido, la meta analisi ha restituito un aumento di 66.2, 3.5 e 2.8 kg di latte, grasso e proteina, rispettivamente, in prima lattazione.
Nel modello con soli mangimi starter si osservava una riduzione di 50.4, 2.5 e 2.1 kg di latte, grasso e proteina in prima lattazione per ogni 100 g/giorno in più di assunzione del mangime, probabilmente per i rapporti alimento liquido-starter enunciati in precedenza. E’ importante ricordare che questo modello ha i propri limiti in quanto non esplora né l’effetto dell’intera nutrizione della vitella (non comprende cioè l’effetto dell’alimentazione liquida), né considera la fisiologia del vitello, il quale ha bisogno di alimento altamente digeribile e carboidrati facilmente fermentescibili per lo sviluppo del rumine. Si suppone, quindi, che la relazione negativa tra consumo di mangime starter e produzione lattea sia da attribuire alla mancanza di nutrienti da indirizzare al massimo sviluppo tissutale, insieme ad una distorsione dovuta alla correlazione negativa tra consumo di alimento liquido (qui “ignorato”) e mangime starter.
Inserendo nel modello sia la dieta liquida che il mangime starter, si prevedeva un aumento di 127.0, 8.4 e 4.0 kg di latte, grasso e proteina in prima lattazione per ogni 100 g in più di mangime starter consumato giornalmente prima dello svezzamento. L’azione sinergica tra alimento liquido e mangime starter si può spiegare in quanto il liquido rappresenta la fonte primaria di nutrienti per la crescita e lo sviluppo corporeo, mentre il mangime starter permette di stimolare lo sviluppo del sistema ruminale.
Nel modello attuale, per ogni 100 g/giorno in più di accrescimento giornaliero si otteneva una produzione maggiore in prima lattazione di 130.4, 6.1 e 4.7 kg di latte, grasso e proteina. L’inclusione dell’incremento ponderale medio giornaliero come variabile quadratica nel modello impiegato permetteva di ottenere risultati più affidabili rispetto a studi precedenti che facevano uso di un modello lineare, suggerendo che per studi successivi l’impiego di relazioni quadratiche sia più adatto per studiare l’interazione tra incremento giornaliero e risposta produttiva in prima lattazione.
Un dato interessante che emerge dall’analisi è il fatto che l’incremento ponderale medio giornaliero prima dello svezzamento ha una correlazione positiva con la produzione lattea, mentre dopo lo svezzamento la correlazione è inversa. Ciò potrebbe essere dovuto ad un diverso iter di sviluppo della ghiandola mammaria in vitelle svezzate e non. Manze alimentate con sostituti del latte ad alto tenore di proteine e basso contenuto di grasso, insieme a mangimi starter ad alto tenore proteico, hanno maggiore sviluppo del parenchima mammario, esprimono più DNA e RNA intramammario e mostrano meno accumulo di grasso intramammario, senza che la dieta prima dello svezzamento influenzi il deposito di adipe nella ghiandola. Al contrario, dalle ottava alla quattordicesima settimana di vita l’alimentazione con starter ad alto tenore proteico non influenza più lo sviluppo del parenchima mammario, né l’espressione di DNA ed RNA, ma aumenta il deposito di grasso intramammario. Di conseguenza l’incremento produttivo osservato in questo studio negli animali con maggiore ingestione ed accrescimento prima dello svezzamento potrebbe essere dovuto ad una modifica dello sviluppo della ghiandola mammaria in questo periodo di vita.
Nel presente studio le manze che crescevano ad un ritmo di 0.5 Kg/giorno prima dello svezzamento producevano la minore quantità di latte, grasso e proteina durante la prima lattazione. L’accrescimento giornaliero prima dello svezzamento non sembra quindi influenzare la produzione lattea se è inferiore a 0.5 kg/giorno, mentre sembra avere influenza positiva tra 0.5 e 0.9 kg/giorno. Una crescita maggiore potrebbe essere quindi correlata con un migliore sviluppo della ghiandola mammaria oltre che con una migliore efficienza energetica, suggerendo che animali energeticamente più efficienti da giovani tendono ad esserlo anche da adulti.
Rimane comunque il fatto che la maggior parte delle variazioni nelle risposte produttive dipendevano per il 98% dal tipo di studio, suggerendo che la gestione aziendale fosse la principale causa delle differenze produttive tra gli animali presi in esame. Il tasso di accrescimento, l’ingestione di sostituti del latte e mangimi starter prima dello svezzamento possono influenzare positivamente la produttività in prima lattazione e potenziare l’effetto di una buona gestione della vitellaia, ma in ragione del 3% circa.
A meta-analysis of the effects of preweaned calf nutrition and growth on first-lactation performance
Gelsinger SL et al.
Dairy Sci. 99:6206-6214
http://dx.doi.org/10.3168/jds.2015-10744