La Livestock Environmental Assessment and Performance Partnership (LEAP) ha effettuato un’analisi dei flussi e delle perdite di azoto, per migliorare l’efficienza di utilizzo dell’azoto nel settore zootecnico globale.
La domanda crescente e mutevole dei prodotti animali ha trasformato i sistemi di produzione in tutto il mondo: dai sistemi locali e di piccole dimensioni, alle catene globali di approvvigionamento. Anche il modo di produrre e consumare gli alimenti zootecnici è cambiato a causa dell’aumento degli allevamenti che si affidano alle materie prime commercializzate a livello internazionale. Questo cambiamento strutturale ha alterato gli schemi dei cicli biogeochimici globali dell’azoto (N).
Secondo l’articolo “Nitrogen emissions along global livestock supply chains“, pubblicato di recente su Nature Food, il settore zootecnico, a livello globale, utilizza annualmente 76 Tg N y-1 di fertilizzante sintetico e fissazione di azoto biologico per produrre gli alimenti zootecnici.
L’ uso diffuso di fertilizzanti sintetici, la gestione e distribuzione del letame sui campi coltivati e nei pascoli ed il trasporto di prodotti ricchi di azoto (mangimi, alimenti e letame), contribuiscono alle emissioni di azoto nell’ambiente. Di conseguenza, queste emissioni nell’acqua, nell’aria e nel suolo incidono sui cambiamenti climatici e la qualità dell’aria e dell’acqua, contribuendo inoltre alla perdita di biodiversità.
L’articolo evidenzia l’importanza e la diversità dei sistemi di allevamento e delle conseguenti emissioni di azoto, incluse quelle dovute al commercio internazionale. Lo studio, che copre 275 paesi e territori raggruppati in 10 diverse regioni, quantifica gli indicatori di utilizzo di azoto, dell’efficienza nell’utilizzarlo ed il suo bilancio netto nel ciclo vitale. Lo studio identifica gli hotspot delle emissioni di azoto e suggerisce interventi mirati per ridurle.
L’analisi mostra che l’azoto emesso dagli animali da allevamento rappresenta solo un terzo delle emissioni indotte dall’uomo, a livello globale. L’allevamento dei ruminanti (bovini, bufale, capre e pecore) rilascia globalmente il 71% delle emissioni totali di azoto mentre i suini e gli avicoli sono responsabili del rimanente 29%. La maggior parte delle emissioni di azoto si verificano nelle regioni dell’Asia meridionale e dell’Est e del sud-est asiatico (63%). Lo studio sostiene che queste emissioni di azoto continueranno ad aumentare, visto il possibile aumento del numero di animali allevati nel prossimo decennio.
Allo stesso tempo, gli indicatori sottolineano una variabilità tra paesi e sistemi zootecnici, con differenze significative tra pratiche di gestione del bestiame, risorse alimentari, performance degli animali, dimensioni e zone agroecologiche. Le emissioni di azoto associate agli alimenti commercializzati a livello internazionale ed agli alimenti di origine animale rappresentano circa l’8% delle emissioni totali di azoto.
Questi risultati sottolineano la necessità di applicare un nuovo approccio per comprendere meglio ed affrontare il problema dell’azoto nel settore zootecnico. L’analisi in questione, aiuterà ad identificare le possibilità per migliorare la gestione sostenibile dell’azoto aumentando l’efficienza dei sistemi di allevamento e riducendo gli impatti ambientali.
Questa analisi si basava sul Global Livestock Environmental Assessment Model (GLEAM), sviluppato dalla FAO seguendo le linee guida sviluppate dalla LEAP: Guidelines for the assessment of nutrient flows and associated environmental impacts in livestock supply chains.
Per leggere l’articolo dello studio: www.nature.com/articles
Per approfondire l’argomento leggi:
“La verità sulle emissioni dell’allevamento: l’intervista ad ISPRA”
Fonte: LEAP, Livestock Environmental Assessment and Performance Partnership