La riproduzione del Bufalo maschio

L’ingresso in pubertà del Bufalo maschio è variabile e, come per la femmina, dipende in buona misura dal peso vivo dell’animale. Normalmente le prime divisioni delle cellule spermatogenetiche sono individuabili verso i 12 mesi di età, ma la spermatogenesi attiva e completa si osserva attorno ai 15. L’eiaculato inizia a contenere spermatozoi vitali tra i 24 ed i 30 mesi: il bufalo si configura quindi come un animale più tardivo rispetto al bovino. La fragilità degli spermatozoi è maggiore in estate ed autunno, per cui la resistenza di questi ultimi al congelamento è minima in tali periodi.

Tecnologie riproduttive

Le tecnologie implementate per processare, conservare ed utilizzare il seme bufalino nella pratica della fecondazione artificiale sono sovrapponibili a quelle utilizzate in campo bovino. Alcune differenze riguardano i diluenti per il seme (Tris buffer, tuorlo d’uovo, latte scremato, latte di cocco) sia per il prodotto refrigerato sia per il congelato. L’agente crioprotettivo è rappresentato da glicerolo alla concentrazione del 6.5 – 7.0 %. Sono stati testati additivi quali bradichinina e proteine oviduttali al fine di migliorare vitalità e mobilità dopo scongelamento. Gli spermatozoi di bufalo sono più sensibili al processo di congelamento/scongelamento rispetto ai corrispettivi bovini e sembra che abbiano minore tempo di sopravvivenza nelle vie genitali femminili; l’appropriata individuazione dell’estro è quindi fondamentale per assicurare il successo riproduttivo.

Il sessaggio del seme può essere effettuato con citometria a flusso rapido seguita da inseminazione profonda a livello della giunzione utero-tubarica con una dose di 2.5 milioni di spermatozoi vivi e progressivamente mobili. Applicando questa tecnica è stato possibile ottenere un conception rate del 43% con otto feti su nove il cui sesso corrispondeva a quello atteso.  Il seme sessato è stato impiegato con successo anche per tecniche di fecondazione in vitro ed embryo transfer.

La possibilità di sincronizzare l’estro nelle bufale attraverso l’utilizzo di prostaglandina o progestageni dipende dalle concentrazioni circolanti di progesterone e dallo stato di accrescimento follicolare a livello ovarico, al momento del trattamento, per cui la risposta dell’animale non sempre corrisponde a quella attesa. L’impiego di due dosi di prostaglandina a distanza di tempo può ovviare a questa difficoltà ma rimane necessario agire anche sulla dinamica follicolare per ottenere un tasso di sincronizzazione e di fertilità migliore. Il protocollo “Ovsynch” (GnRH, PG 7 giorni dopo, GnRH 2 giorni dopo) sincronizza il 70-90% delle bufale con conception rate che vanno dal 33 al 60%. Alcuni fattori importanti possono influenzare l’esito dei trattamenti ed il tasso di sincronizzazione: il clima e/o la stagionalità, lo stress per le manipolazioni e la somministrazione farmacologica, la condizione corporea e la compresenza di malattie.

La bufala ha una risposta inferiore ai trattamenti superovulatori rispetto alla bovina, probabilmente a causa di una minore quantità di follicoli idonei ad essere reclutati in ogni ondata. Sembra inoltre che il trasporto di ovocellule dall’ovidutto all’utero sia meno efficiente. In uno studio su vasta scala condotto in India dove si procedeva con superovulazione ed trasferimento embrionale (MOET, multiple ovulation and embryo transfer) il tasso di recupero di embrioni aumentava da 1.77 a 3.83 per trattamento e si migliorava da 0.92 a 2.13 il tasso di embrioni vitali, nel corso di 5 anni; su 469 embrioni trasferiti, si otteneva un pregnancy rate del 17% ed un 9.8% di calving rate. Uno studio simile condotto in Italia ha riferito di un pregnancy rate del 30%, senza differenze significative tra l’uso di seme refrigerato e congelato. Le tecniche MOET applicate alla riproduzione bufalina sono al momento poco efficaci per il loro impiego in condizioni commerciali.

La produzione in vitro di embrioni (IVEP, in vitro embryo production) è oggetto di interesse per ottenere un rapido miglioramento genetico della popolazione di partenza. Il recupero degli ovociti può essere effettuato tanto in sede di macellazione quanto nell’animale in vivo, tramite tecniche di aspirazione eco-guidata dei follicoli, cui fanno seguito maturazione in vitro, fecondazione in vitro e coltivazione, fino al trasferimento. Anche in questo caso, la percentuale di successo è inferiore rispetto alla specie bovina. In una bufala non trattata è possibile aspirare in vivo 1 o 2 follicoli idonei alla IVEP per ovaio, mentre in un animale trattato con FSH si giunge ad una media di 2 o 3 per ovaio. Solo il 50% circa dei follicoli aspirati viene processato per la IVEP e di questi, solo il 10% svilupperà in morule o blastocisti. Il congelamento degli oociti bufalini offre maggior successo se condotto con tecnica di vitrificazione e con glicole etilenico come crioprotettore. Uno studio condotto nelle Filippine riporta pregnancy rate e calving rate del 16% e 11% dopo trasferimento di oociti vitrificati, mentre un esperimento simile effettuato in Cina con embrioni non vitrificati riferisce un 35% di calving rate che diminuiva al 15% quando erano impiegati oociti recuperati in sede di macellazione.

Le ricerche sulla clonazione di esemplari bufalini a partire dai nuclei di cellule somatiche è ancora allo stadio iniziale, ma esistono dati circa gli effetti del trasferimento di nuclei derivati da fibroblasti di animali adulti o di feti. Gli embrioni ricostruiti a partire dai nuclei di fibroblasti fetali sono stati in grado di sviluppare fino allo stadio di blastocisti, di esitare in gravidanza, ma nessuno di essi è arrivato al termine.

 

Reproduction in Domestic Buffalo

BMAO Perera

Reprod Dom Anim 43 (Suppl. 2), 200 – 206 (2008)

Doi: 10.1111/j.1439-0531.2008.01162.x