La specie bovina è considerata monovulare. Tra gli anni ‘70 ed ‘80 si tentò di incrementare il tasso di gemellarità delle gravidanze bovine nella speranza che ciò comportasse un aumento del reddito per maggiore produzione lattea e numerosità della progenie per singola bovina. Molti Autori oggi sono concordi che la gemellarità non è desiderabile in una mandria bovina. Ciò perché una gravidanza gemellare è associata a distocia, freemartinismo, natimortalità, ritenzione di membrane fetali e mortalità neonatale, a loro volta correlate con intervallo parto-concepimento e tasso di riforma maggiori, insieme a carriera produttiva più breve. In breve, la gravidanza gemellare sembra comportare una perdita di profitto tra i 74 e i 108 dollari. In uno studio americano, ogni anno le perdite dovute a gemellarità ammontano a circa 55 milioni di dollari.
Al momento le stime sulla prevalenza delle gravidanze gemellari confermano un 12% in alcune mandrie, con un 10% di bovine che concepiscono vitelli gemelli almeno una volta nella loro carriera produttiva. Negli animali più produttivi il tasso di ovulazione doppia oscilla tra il 20% ed il 25% nella terza lattazione ed oltre.
La genetica sembra influenzare parzialmente la predisposizione alla gravidanza gemellare, ma non può essere considerata il solo fattore in gioco: sicuramente la gestione aziendale ed alimentare, assieme all’aumento della produzione lattea, devono essere tenute in considerazione. La sincronizzazione dei calori con protocolli farmacologici potrebbe essere in parte responsabile dell’aumento delle gravidanze gemellari.
La perdita del conceptus durante la fase embrionale tardiva e fetale precoce ha una prevalenza del 10-12% nella bovina da latte. Nel caso di una gravidanza gemellare, il rischio di riassorbimento/aborto nel primo trimestre è circa 3-7 volte maggiore rispetto alle bovine con gravidanza singola, nonché 5-9 volte maggiore nelle gravidanze gemellari unicornuali.
La diagnosi di gravidanza gemellare, benché di recente sia stata implementata una metodica basata sui profili delle PAG (proteine associate alla gravidanza), è eseguita soprattutto tramite ultrasonografia. Sebbene l’impiego dell’ultrasonografia tra i 25 ed i 30 giorni di gestazione permetta una chiara visualizzazione del conceptus, l’esame troppo rapido del contenuto uterino, tuttavia, potrebbe portare a falsi negativi. L’accuratezza nell’individuazione di due embrioni infatti è scarsa fino al giorno 30, soprattutto in corso di gravidanza gemellare unicornuale. Un indicatore molto utile per sospettare la presenza di due embrioni è una line iperecogena ben distinguibile che congiunge un embrione con l’altro e che rappresenta il punto di apposizione delle due membrane corioallantoidee.
Generalmente si può assistere ad una riduzione del numero di embrioni in corso di gravidanza gemellare, definita “riduzione spontanea”. Uno dei due embrioni può morire per errori o insufficienze nella trascrizione genica, per carenze nella produzione di progesterone da parte delle membrane fetali, oppure può subire un ritardo nello sviluppo per invecchiamento dell’oocita, o per apporto ematico insufficiente in corso di vari tipi di stress. La riduzione spontanea degli embrioni è stata osservata in gravidanze gemellari naturali tra l’11.2 e il 28.4% dei casi. Sebbene le bovine che sperimentano la morte di un embrione possano rimanere gravide, più del 60% di queste vanno incontro a perdita della gravidanza circa 1 o 4 settimane dopo. La maggior parte delle riduzioni spontanee di embrioni si verifica attorno al giorno 28-40 di gestazione e solo raramente dopo il giorno 60, ossia dopo il termine della placentazione. Questo aspetto potrebbe essere di particolare interesse in quanto le gravidanze gemellari diagnosticate dopo il giorno 60 sono destinate o ad arrivare al termine o all’aborto. In particolare, nel primo caso, la gestante dovrebbe essere sottoposta a maggiori cure dal punto di vista alimentare (anticipare la messa in asciutta in quanto le gravidanze gemellari esitano in parto con circa 7-8 giorni di anticipo) e gestionale, per massimizzare la sopravvivenza dei vitelli gemelli.
La supplementazione di progesterone, impiegata per ridurre le perdite di gravidanza sia singole sia gemellari, nel secondo caso dovrebbe essere sostituita con la somministrazione di GnRH. Ciò perché le concentrazioni eccessive di progesterone nella fase iniziale della gravidanza (e soprattutto nel caso di gemelli con presenza di due o più corpi lutei), sono associate a perdite embrionali. Il GnRH, invece, sembra sia in grado di incrementare l’attività luteale ma anche di inibire la produzione di PGF2α da parte dell’utero dovuta alla morte di uno dei due embrioni. Di conseguenza, la somministrazione di GnRH al momento della diagnosi di gravidanza gemellare eseguita tra i giorni 28 e 34 post-inseminazione potrebbe incrementare il tasso di mantenimento della gravidanza stessa anche se uno dei due embrioni muore per riduzione spontanea. Attraverso questo protocollo l’incidenza di ritorno in calore in corso di gravidanza gemellare con entrambi gli embrioni diagnosticati vitali (in genere 60%) è stato ridotto alla stessa percentuale osservabile nelle gravidanze singole, ossia 18-30% (dati non pubblicati dell’Autore).
Nel caso in cui si voglia procedere alla riduzione terapeutica del numero di embrioni, così come eseguito comunemente in campo equino, le anastomosi vascolari tra i due embrioni, soprattutto in caso di gravidanza gemellare unicornuale, comportano tassi di perdita della gravidanza piuttosto alti. La rottura manuale guidata ultrasonograficamente di una delle due vescicole embrionali eseguita al giorno 28-41 di gestazione potrebbe comportare interruzione della gravidanza nel 40% dei casi. Gli Autori hanno sperimentato in via preliminare un metodo meno traumatico e più sicuro, che consiste nella somministrazione intraluteale di PFG2α ecoguidata in uno dei due corpi lutei. Questa metodica ha comportato l’interruzione della gravidanza nel 100% delle gestazioni con gemelli unicornuali, ma la sopravvivenza del 50% nel caso di gemelli bicornuali. I risultati non sono ancora soddisfacenti ma sono in corso ulteriori studi per ridefinire il protocollo ed il dosaggio, al fine di ottenere riduzione del numero di embrioni senza compromettere l’andamento della gestazione.
Lo stesso gruppo di ricerca, attraverso l’aspirazione ecoguidata del liquido allanto-amniotico, ha ottenuto gli stessi risultati osservati con la rottura manuale della vescicola amniotica. La necessità di disporre di tre operatori per eseguire l’aspirazione comporta la preferenza per la rottura manuale, soprattutto nella pratica di campo: in questo caso, dopo aver acquisito esperienza, sono sufficienti 5 secondi per ottenere la rottura di una delle due vescicole. Le bovine non mostrano segni di discomfort durante o in seguito alla procedura ma si consiglia di somministrare 1250 mg di flunixin meglumine ed una dose di GnRH per inibire la produzione di PGF2α (luteolitiche) e sostenere la gestazione dell’embrione sopravvissuto.
Alcuni proprietari, invece, preferiscono non correre il rischio e chiedono di somministrare alle bovine con gravidanza gemellare, soprattutto se manze o primipare, una dose di PF2α e tentare di ingravidare l’animale al calore successivo.
Al fine di stabilire una gestione corretta delle gravidanze gemellari nella specie bovina, sarebbe opportuno quantificare perdite e guadagni non solo di una gestazione gemellare diagnosticata precocemente (perdita di gravidanza o riduzione spontanea), ma anche l’effetto della riduzione terapeutica del numero di embrioni o della somministrazione di presidi luteolitici per l’inseminazione al calore successivo.
The dilemma of twin pregnancies in dairy cattle. A review of practical prospetcs.
Lopez-Gatius F. et al.
Livestock Science 197 (2017) 12-16
DOI http://dx.doi.org/10.1016/j.livsci.2017.01.001