In base alle stime ufficiali fornite dall’ISPRA, nel nostro paese l’agricoltura rappresenta la seconda fonte di emissione dopo i processi industriali (7% dell’intera quota nazionale). Nel dettaglio, le emissioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) provenienti dall’allevamento (dovuti a fermentazione enterica e deiezioni) costituiscono oltre il 50% del totale delle emissioni riconducibili all’agricoltura. Nell’ambito del settore zootecnico la quota preponderante di emissioni di CH4 provenienti dalla fermentazione enterica è riconducibile alla specie bovina (circa il 70%), così come quella derivante dal protossido di azoto (55,8%), mentre, per quelle provenienti dalle deiezioni, la specie suina ricopre un ruolo preponderante.
La zootecnia italiana si presenta come un sistema piuttosto complesso che può essere schematizzato in due diverse realtà di allevamento: zootecnia intensiva ad avanzata tecnologia da un lato e zootecnia estensiva a tecnologia limitata dall’altro. E’ evidente che il sistema di allevamento influenza la stima delle emissioni in atmosfera.
L’Associazione Italiana Allevatori, utilizzando le funzioni di calcolo predisposte dall’ISPRA, ha condotto uno studio preliminare volto a stimare le emissioni di gas serra negli allevamenti di bovine da latte iscritte al Sistema Allevatori partendo dai dati dei controlli funzionali. A differenza delle stime condotte dall’ISPRA, che necessariamente utilizzano dati aggregati su scala nazionale con l’evidente limite di non tenere conto delle singole tipologie di allevamento, la stima prodotta dall’AIA risulta verosimilmente più vicina alla realtà, in quanto quantifica le emissioni per singola azienda in base alla conoscenza delle produzioni di ciascuna bovina e delle consistenze delle categorie zootecniche allevate (es. n°vacche in asciutta, n°vacche in lattazione ecc.).
Il metodo è stato applicato su 9 aziende iscritte e ha portato ai risultati riportati nella Figura 1. Lo studio ha unito i dati routinari provenienti dai controlli funzionali e la rilevazione della gestione delle deiezioni per le 9 aziende coinvolte. La prova ha permesso di fornire indicazioni sia sulla stima delle emissioni da fermentazioni (metano) sia su quelle provenienti da deiezioni (metano e protossido di azoto). Per permettere il confronto tra i risultati di AIA ed ISPRA, è stato applicato anche il calcolo effettuato dall’ISPRA basato sui dati aggregati.
Per le emissioni provenienti da fermentazione enterica i risultati ottenuti dall’AIA evidenziano una stima superiore del 10% rispetto a quella ottenuta dall’ISPRA, mentre per le emissioni provenienti dalle deiezioni è risultata una stima AIA inferiore del 42%. La sovrastima del 10% è da considerarsi più rispondente alla realtà in quanto si basa sulla esatta conoscenza delle consistenze per ciascuna categoria zootecnica nonché dei livelli produttivi. Invece, la sottostima del 42% è da considerarsi meno attendibile in quanto, malgrado fossero state raccolte informazioni sulla gestione delle deiezioni delle 9 aziende, non è stato possibile rilevare le informazioni relative alla composizione della razione rendendo perciò il livello di precisione dei dati rilevati non sufficiente per l’applicazione dettagliata del calcolo.
In ogni caso, questa semplice prova sperimentale ha definito i parametri necessari da rilevare per ottenere una stima attendibile anche della parte relativa alle deiezioni e delle razioni quali:
- Tipologia di deiezione (letame e/o liquame) e modalità di gestione
- Tempi di stoccaggio
- Eventuali trattamenti
- Temperatura aziendale
- Piani alimentari (razioni)
Risulta evidente che una volta strutturata la raccolta di tali informazioni sulla gestione delle deiezioni e sulla composizione della razione sarà possibile confrontare di nuovo risultati AIA-ISPRA su un campione di aziende più rappresentativo.
Figura 1: Confronto dei risultati AIA-ISPRA sul campione di 9 aziende studiate